Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Le università che troncano i rapporti con Israele Redazionale di Libero
Testata: Libero Data: 24 settembre 2025 Pagina: 8 Autore: Redazione di Libero Titolo: «Quelle università che troncano i rapporti con Israele»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/09/2025, a pag. 8, il redazionale "Quelle università che troncano i rapporti con Israele".
L'università Alma Mater di Bologna è l'epicentro dell'agitazione anti-Israele e il suo Senato Accademico ha dato luce verde per tagliare i rapporti con le aziende e università israeliane. Lo stesso accade all'Università Roma Tre. Aspettiamoci l'effetto imitazione. Il problema parte dai docenti e dalle istituzioni universitarie che si stanno dimostrando più irresponsabili e antisioniste degli studenti stessi.
Da Bologna a Roma, le università troncano a raffica i rapporti con Israele per tenere buone le frange più estremiste dei collettivi rossi di cui, ormai, sono ostaggio.
L’ateneo di Roma Tre ha votato a favore di una mozione per lo stop agli accordi con aziende o enti che sostengono Israele. Il Senato accademico, nella seduta del 17 settembre, ha approvato lo stop agli accordi di collaborazione, e la sospensione di quelli vigenti, con istituzioni ed enti pubblici o privati «che sostengono il genocidio portato avanti da Israele».
CAMBIARE ROTTA ESULTA
«Grande vittoria della mobilitazione studentesca», esultano i giovani comunisti di Cambiare Rotta. E ancora: «Finalmente il nostro ateneo prende posizione e decide di ascoltare la voce degli studenti che da due anni si mobilitano fuori e dentro le università per chiedere l’interruzione di tutti gli accordi con le istituzioni complici. Una vittoria che sarebbe stata impossibile senza le continue mobilitazioni, che a Roma Tre ci hanno visti più volte in presidio sotto al rettorato e in tenda a Studi Umanistici, e che anche a livello nazionale hanno messo pressione sulle nostre istituzioni, come è stato perla giornata di sciopero generale prodotta ieri (lunedì, ndr) dall’Unione sindacale di base, che ha visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza solo a Roma e decine di piazze in tutta Italia. Adesso, è ora che i Dipartimenti della nostra Università si attivino per seguire queste indicazioni e applicare concretamente il boicottaggio accademico». I militanti promettono: «Noi continueremo a mobilitarci quotidianamente in ogni singola sede dell’ateneo, per fare in modo che vengano interrotti tutti gli accordi con tutte le istituzioni e le aziende che collaborano, direttamente o indirettamente, con le politiche genocidiarie di Israele». Sempre a Roma, ma alla Sapienza, Cambiare rotta e Zaum (Zone autonome università e metropoli), dopo un’assemblea dentro la facoltà di Lettere, hanno dato vita ad un corteo, interrompendo le lezioni a Scienze Politiche, e poi, buttando giù la recinzione del cantiere dei lavori alla Minerva, sono entrati nel cortile davanti all’ingresso principale del rettorato. «Sarà presidio permanente in ogni facoltà», hanno detto, facendo sventolare le bandiere della Palestina sulle scale e urlando il nome della rettrice, Antonella Polimeni. Da lei un secco “no” all’interruzione degli accordi con le università israeliane. «Noi abbiamo scelto di non aggiungere al dolore per le migliaia di morti civili anche lo spregio della libertà della ricerca e delle responsabilità individuali dei singoli ricercatori».
AGITAZIONE A BOLOGNA
Anche all’Alma Mater di Bologna il Senato accademico ha dato semaforo verde a una mozione per interrompere «ogni formale relazione e collaborazione con università, istituzioni e aziende israeliane, fatti salvi progetti di ricerca esistenti non ascrivibili al dual use (i beni a duplice uso sono beni, software e tecnologie che possono essere utilizzati sia per applicazioni civili che militari, ndr)» e non avviarne di nuove. La mozione stabilisce anche che l’aeneo dia «ulteriore impulso e realizzazione concreta alle enunciazioni approvate nella delibera del 17 giugno scorso in ordine alla creazione di una autentica cultura della pace, anche collaborando attivamente, oltre che con altre università italiane e internazionali, con le realtà della società civile (ong, agenzie, associazioni nazionali e internazionali) che promuovono e realizzano iniziative di impegno non violento per la giustizia, la pace, la riconciliazione, i diritti umani, il pieno riconoscimento culturale dei popoli». Il terzo punto prevede inoltre che l’università «contribuisca in modo fattivo alla ricostruzione del sistema educativo, scolastico e accademico dello Stato palestinese, nell’ottica del reciproco arricchimento interculturale e coerentemente con i valori costituzionali fondativi della nostra comunità».
Mozioni simili sono state approvate ieri anche nelle università di Macerata (qui sono state condannate anche le «azioni terroristiche di Hamas»), Chieti e Pescara e del Sannio.
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