Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I leader occidentali stanno proprio premiando il terrorismo Commento di Ben-Dror Yemini
Testata: israele.net Data: 24 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Ben-Dror Yemini Titolo: «Sì, i leader occidentali stanno proprio premiando il terrorismo (che se ne vanta) e lo storico rifiuto arabo. In verità la questione non è mai stata il riconoscimento dell’autogoverno palestinese (più volte offerto e rifiutato), ma il riconoscimento dell’»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Ben-Dror Yemini tradotta da YnetNews dal titolo "Sì, i leader occidentali stanno proprio premiando il terrorismo (che se ne vanta) e lo storico rifiuto arabo. In verità la questione non è mai stata il riconoscimento dell’autogoverno palestinese (più volte offerto e rifiutato), ma il riconoscimento dell’autodeterminazione ebraica".
Ben-Dror Yemini
Starmer e Macron premiano il terrorismo riconoscendo la Palestina. Israele ha offerto più volte ai palestinesi uno Stato, sempre rifiutato. L’attuale iniziativa occidentale ignora questi precedenti, premia Hamas e legittima il terrorismo, che mira a cancellare Israele. Così non si avvicina la pace, ma si rafforzano le idee dei terroristi
Scrive Ben-Dror Yemini: Il sostegno alla soluzione a due stati non è antisemita. Persino il primo ministro Benjamin Netanyahu e molti israeliani – un tempo ben più del 50%, ora meno – appoggiavano tale soluzione.
Vale la pena ricordare che furono gli arabi a rifiutare la spartizione nel 1937 e di nuovo nel 1947: parlavano di annientamento e dichiararono guerra.
Non crearono uno stato accanto a Israele. Per quasi due decenni, fino al 1967, Israele fu governato all’interno delle linee armistiziali. Eppure non acconsentirono a uno stato accanto a Israele: volevano uno stato al posto di Israele.
Dopo gli Accordi di Oslo (1993-95), sembrò aprirsi un nuovo capitolo.
Da primo ministro israeliano, Ehud Barak offrì ai palestinesi uno stato al summit di Camp David dell’estate del 2000. Arafat disse di no.
Poco dopo, quello stesso anno, Bill Clinton presentò una proposta migliorata. Di nuovo, dissero di no.
Nel 2008, il primo ministro israeliano Ehud Olmert presentò un piano simile se non ancora più avanzato, e questa volta fu Abu Mazen a rifiutare.
Nel 2014 il Segretario di stato John Kerry e l’amministrazione Obama fecero invano un altro tentativo, e nel 2020 Donald Trump presentò la sua visione di pace (che prevedeva uno stato palestinese ndr).
Netanyahu, tra l’altro, aveva accettato entrambe queste ultime proposte.
Ma i palestinesi hanno ripetutamente risposto di no.
Per capire perché la rinnovata iniziativa dei leader occidentali – Emmanuel Macron, Keir Starmer e altri – rappresenti in realtà un passo indietro, bisogna ricordare che già nel 2000 molti stati arabi avevano accettato, in linea di principio, l’idea di due stati per due popoli: uno stato arabo palestinese e uno stato ebraico.
Bandar bin Sultan, allora ambasciatore saudita a Washington, avvertì Arafat: “Se dici di no, non sarà una tragedia: sarà un crimine”. Arafat uscì da quell’incontro e disse di no.
La stessa dinamica si verificò nel 2002. L’iniziativa di pace saudita escludeva la fantasia del cosiddetto “diritto al ritorno”. Ma sotto la pressione degli stati arabi contrari, l’iniziativa fu trasformata nell’Iniziativa di Pace Araba la cui attuazione pratica avrebbe consentito il “diritto al ritorno” e quindi l’eliminazione (per via demografica ndr) dello stato ebraico d’Israele.
I leader occidentali hanno imparato qualcosa da questi precedenti?
Ciò che è accaduto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dieci giorni fa e ciò che sta accadendo in queste ore – proprio mentre gli ebrei di tutto il mondo celebrano Rosh HaShanah, il capodanno ebraico – dimostra che non è così.
Hanno scelto la strada peggiore: premiare il rifiuto.
Perché Hamas accoglie con favore questa decisione? Per almeno due motivi.
In primo luogo, perché questa rinnovata iniziativa è frutto – checché se ne dica – della carneficina del 7 ottobre: ora Hamas può affermare che la peggiore violenza assassina paga.
In secondo luogo, perché la nuova iniziativa riconosce implicitamente la fantasia del presunto “diritto al ritorno”. Così l’Occidente si unisce al fronte arabo del rifiuto.
Questo è esattamente ciò che appariva nella risoluzione Onu di dieci giorni fa, e vi sono ben poche ragioni per aspettarsi che quella pretesa venga respinta nella dichiarazione proposta in queste ore.
In breve, si tratta di una capitolazione totale alla linea radicale del fronte del rifiuto e a Hamas.
Dal 7 ottobre si è verificato un altro cambiamento: molti israeliani che un tempo erano favorevoli a uno stato palestinese a fianco di Israele sono diventati profondamente scettici.
Gran parte dei palestinesi ha sostenuto, e continua a sostenere, Hamas.
Macron accetterebbe la creazione di un’entità jihadista in Alsazia-Lorena? Starmer sosterrebbe un simile stato nel Galles?
Tuttavia, a quanto pare molti cittadini europei iniziano a capire che c’è un problema.
Un sondaggio pubblicato questa settimana in Francia ha rilevato che il 71% degli intervistati si oppone all’iniziativa di Macron.
Anche due recenti sondaggi nel Regno Unito hanno mostrato un basso sostegno: uno ha rilevato solo il 44% a favore del piano; un altro, pubblicato dal Telegraph, ha stimato l’opposizione a quasi il 90%.
La questione non è mai stata il riconoscimento dell’autodeterminazione palestinese o di uno stato palestinese: tale riconoscimento è stato ripetutamente offerto.
La questione è sempre stata il riconoscimento dell’autodeterminazione ebraica.
Alcuni stati arabi erano già disposti a offrire tale riconoscimento. Ma Macron e Starmer stanno aggirando quegli stati con un approccio radicale e pro-Hamas.
La loro iniziativa non contiene precondizioni, nessun riconoscimento esplicito di uno stato ebraico e nessun rifiuto inequivocabile della fantasia del “diritto al ritorno” che mira all’annichilimento di Israele.
Questo non fa che rafforzare e premiare il rifiuto palestinese.
Questo approccio non promuove la pace e la riconciliazione: al contrario, demolisce ogni reale possibilità di un accordo.
(Da: YnetNews, 22.9.25)
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