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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
23.09.2025 Guerriglia in Italia, 60 agenti in ospedale
Cronaca di Massimo Sanvito

Testata: Libero
Data: 23 settembre 2025
Pagina: 2
Autore: Massimo Sanvito
Titolo: «Sassate contro la polizia, autostrade paralizzate e foto di Giorgia bruciate: città rosse a ferro e fuoco»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/09/2025, a pag. 2, con il titolo "Sassate contro la polizia, autostrade paralizzate e foto di Giorgia bruciate: città rosse a ferro e fuoco", la cronaca di Massimo Sanvito

Assalto alla Stazione Centrale di Milano, uno dei momenti clou delle manifestazioni pro-Pal iniziate assieme allo sciopero generale per Gaza. Una massa di violenti che ha provocato 60 feriti fra le forze dell'ordine. Nessuno stupore: i manifestanti più violenti stanno dalla parte dei terroristi di Hamas e si comportano di conseguenza.

La marmaglia rossa scende in guerra dal mattino nel giorno dello sciopero generale. Si spande da Milano a Napoli, da Torino a Trieste, da Venezia a Firenze, da Bologna a Roma. E' un’onda carica d’odio e violenza che si abbatte contro tutto ciò che incontra. C’è una regia dietro le sassate, dietro i blocchi stradali e portuali, dietro le università occupate. La Palestina è solo la scusa per devastare le città e assaltare le forze dell’ordine. Lo Stato è il nemico da colpire e spaventare.
A Bologna, dopo aver transennato gli accessi all’università, i manifestanti invadono tangenziale e autostrada. Volano pietre, bottiglie e petardi contro la polizia, che risponde con idranti e lacrimogeni.
Si respira a fatica. Tanti mollano il campo e se ne vanno ma i duri e puri dell’area antagonista restano in pista e si scatenano lungo via Stalingrado.
Una trentina di pro-Pal, a volto coperto, recupera mazze e sassi da un cantiere: il bersaglio son sempre gli agenti. Da trenta diventano trecento e all’altezza del Tecnopolo bloccano la circolazione usando tronchi d’alberi e transenne.
Ancora bottigliate. Ancora lacrimogeni. Qualche carica d’alleggerimento. Volano pure biciclette. Un poliziotto ferma un ragazzino e gli grida: «Quanti anni hai? Cosa fai adesso? Dimmelo. Cazzone!». Una signora che passa di lì e in dialetto quasi rimbrotta l’agente: «Ma è un cinno (un ragazzino in bolognese, ndr)». Risposta: «Sì, un bambino che ha preso i bidoni e li tirava». E' minorenne e sarà arrestato (è ai domiciliari), insieme ad altri tre (sono in carcere), per resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale. Altri due saranno invece denunciati per blocco stradale e altri tre per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. In serata, al grido di «Liberi tutti, liberi subito», un centinaio di persone marcia sulla Questura di per chiedere il rilascio degli arrestati.
Qui Firenze. I facinorosi in kefiah bloccano l’A1. A Campi Bisenzio, due passi dal capoluogo, la manifestazione punta invece la Leonardo: piovono petardi, bottiglie e sassi contro la polizia. Anche a Pisa i compagni bloccano l’autostrada, mentre a Livorno paralizzano il porto (idem a Genova e Catania). A Torino, l’odio rosso investe Giorgia Meloni: una foto col volto del premier viene data alle fiamme. E poi stazioni assediate e vandalizzate, binari occupati, barricate al Campus Einaudi per impedire agli studenti non allineati alla retorica pro-Pal di entrare a studiare. Anche a Napoli i centri sociali travestiti da universitari si appropriano dell’Ateneo. Vietato accedervi. Scorribande anche sui binari della stazione e al porto. A Bari, qualche tensione davanti al consolato israeliano presidiato dai reparti mobili in assetto anti-sommossa: «Assassini», «vergogna», «Israele fascista, Stato terrorista». A Venezia, invece, il porto di Marghera diventa un campo di battaglia. I manifestanti vogliono il blocco commerciale, la polizia risponde con gli idranti. Nel nord-est, Gli scontri infuriano anche a Trieste. A mezzogiorno un manipolo di duecento antagonisti si stacca dal corteo per far partire una sassaiola contro le forze dell’ordine. In mezzo alla strada spuntano diversi cassonetti. C’è aria di battaglia. I reparti mobili sono costretti a rispondere coi lacrimogeni per disperdere i violenti E nella Capitale? Il serpentone partito da piazza dei Cinquecento devia sulla tangenziale Est, col beneplacito della Questura. Si vogliono evitare tensioni. Arrivati all’Ufficio scolastico regionale parte un lancio d’uova: l’obiettivo dei collettivi studenteschi è il ministro Valditara che «non parla del genocidio di Gaza nelle scuole». Tra bandiere e cori contro Israele, la massa fa irruzione alla Sapienza e occupa la facoltà di Lettere e Filosofia al grido di «Palestina libera». Infine, in serata, a Brescia, volano bottigliate e persino cestini contro gli uomini in divisa dopo un tentativo, respinto con cariche e lacrimogeni, di sfondare il cordone.
Il caos rimbalza da nord a sud e travolge tutte le città amministrate da Pd e compagni (di Milano ne diamo conto alle pagine 4 e 5), laddove i sindaci sin dal primo giorno di recrudescenza del conflitto si sono inchinati alla retorica pro-Pal, tra vessilli sui palazzi istituzionali e mozioni anti-Israele, lisciando il pelo ai centri sociali. Ecco presentato il conto: più di cinquanta feriti tra le forze dell’ordine. «Scene inaccettabili, che nulla hanno a che fare con i temi della pace: i professionisti del disordine anche oggi hanno svilito quelle cause, strumentalizzandole, al solo scopo di esercitare violenza contro le forze dell’ordine», commenta il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

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