Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Grandi finzioni e violenze reali Editoriale di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 23 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «Grandi finzioni e violenze reali»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 23/09/2025, a pagina 1, l'editoriale di Iuri Maria Prado dal titolo "Grandi finzioni e violenze reali".
Iuri Maria Prado
Riconoscere cosa? Lo Stato di Palestina è una finzione e riconoscerlo è solo un atto di aggressione contro Israele da parte di Francia, Regno Unito, Australia, Portogallo. Non c’è nulla di posticcio nell’orgia antisemita che quotidianamente va in scena in nome della Palestina libera dal fiume al mare.
Si può riconoscere l’esistenza di una cosa che non esiste? Certo che si può, ma il guaio è che riconoscerla non la fa esistere. E questo è il caso del riconoscimento dello “Stato di Palestina”, cui a catena si sono ultimamente associati Paesi come la Francia, il Regno Unito, l’Australia, il Portogallo. Non si tratta nemmeno di discutere del fatto che l’iniziativa sia giusta o sbagliata, opportuna o incauta, giuridicamente compatibile o invece no. Il sospetto che il riconoscimento - ora e così - sia in conflitto con l’ordinamento internazionale è molto serio, ma appunto non sta lì il nocciolo della vicenda. Sta piuttosto nel fatto che si tratta di una finzione, qualcosa che può coprire la realtà e imbellettarla di vanagloriosi propositi: ma non la cambia. Tutto è finzione nel grande romanzo sul conflitto israelo-palestinese compilato da due anni a questa parte. Sono finzioni le manifestazioni e gli scioperi di questi giorni contro il genocidio, la pulizia etnica e l’apartheid, denominazioni che non cambiano la realtà di una guerra atroce in cui possono essere commessi errori e, in ipotesi, anche crimini, ma tale resta: una guerra. Che non diventa nessuna di quelle altre cose nonostante l’attivismo dei liceali in piazza o dei magistrati militanti che propongono di celebrare le udienze previa lettura di un comunicato pro-Pal. Finzione è l’esercito della “Flotilla”. Il quale, disperso tra rotte alla carlona e parentesi di crociera nei chiringuitos spagnoli e nelle calette greche, prima di incontrare la realtà immaginaria della carestia a Gaza ha incontrato quella, più effettiva, della defezione dei colleghi magrebini infastiditi dalla presenza di gay e lesbiche in quel colorato gruppone. Perché è sufficiente qui, nelle nostre riposanti piazze, bardarsi di kefiah e avvolgersi nella bandiera palestinese: ma approssimandosi a Gaza, dove gli omosessuali sono decapitati, occorre vantare qualche elemento di purezza in più. È una finzione la ridicola e ormai quotidiana pretesa di spiegare la guerra di Gaza evocando i maneggi di un primo ministro che obbliga un intero Paese riluttante a combatterla giusto per evitare i processi. Si può fare, come si può riconoscere lo Stato palestinese, ma farlo non cambia la realtà di una guerra che avrebbe condotto pressoché identicamente un primo ministro senza magagne giudiziarie. Si può far finta - ed è la madre di tutte le finzioni - che sia la mancanza di uno Stato a impedire alla società palestinese di autodeterminarsi in senso democratico e in una situazione di pacifica convivenza con il vicino. Ma resta una rappresentazione di fantasia, che non diventa realtà giusto perché si incarta nell’ennesima, vacua risoluzione delle Nazioni Unite. Non c’era invece nulla di fantasioso nella violenza cui ieri si sono abbandonate le orde di criminali che hanno trasformato tante città italiane in altrettanti campi di guerriglia. Non c’era nulla di finto negli applausi dei manifestanti al passaggio del deltaplano che evocava quelli adoperati dai macellai del 7 ottobre. Non c’è nulla di ingenuamente spettacolare negli striscioni inneggianti all’Intifada srotolati in tanti licei. Non c’è nulla di posticcio nell’orgia antisemita che quotidianamente va in scena in nome della Palestina libera dal fiume al mare.
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