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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
23.09.2025 Violenti e codardi, i giornalisti italiani processano Kirk, un morto che non può difendersi
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 23 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Violenti e codardi, i giornalisti italiani processano Kirk, un morto che non può difendersi»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Violenti e codardi, i giornalisti italiani processano Kirk, un morto che non può difendersi". 


Giulio Meotti

Charlie Kirk. Clicca sulla foto per il video commento di Giulio Meotti

Uccidere un fascista non è un reato, giusto?”, scrivevo esattamente un anno fa. È che ce ne vuole di cecità per non vedere quello che sta succedendo e per non capire quello che succederà.

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Il sangue di Charlie Kirk, “primo martire del wokismo d’Occidente”, è colato come un calamaio rovesciato sul tavolo della democrazia occidentale: un tentativo di annegare la parola nel terrore.

La pallottola che ha ucciso Kirk ce lo ricorda: la parola stessa è un bersaglio. Siamo a “quello schizzo di sangue sulla nostra cultura, ridotta a pagina bianca”.

“Dimostratemi che mi sbaglio” era lo slogan di Kirk. “Lo perdono”, ha detto ieri la vedova di Kirk del suo assassino.

Ma il sistema ha dichiarato la vittima indifendibile.

La sinistra robespierrista, a Parigi come sui nostri schermi, ha così tirato fuori la ghigliottina: ora Kirk lo processano da morto.

Il palco della ghigliottina è il solito: la tv di Cairo, la7, questo salottino che passa dalle veline del cinese Beppe Grillo e delle procure ai comunicati di Hamas. La trasmissione è quella del furbetto moralista Corrado Formigli. Al centro della scena il suo pseudo scrittore fiorentino, Stefano Massini, che indossando la solita maschera fastidiosa e piena di sé si mette a processare Charlie Kirk.

Un morto non può difendersi, anche perché qualcuno lo ha ucciso. Così allargano il campo fino a rendere invisibile l’uccisione e la vittima. Ci sono loro, sempre loro, sulla scena.

Massini non ha interpretato Kirk, ma se stesso.

I giornalisti italiani vanno pazzi per i processi ai morti ammazzati dalla loro parte politica.

Anche La Repubblica continua il suo processo del morto.

Paolo Berizzi, il cacciatore di fascisti immaginari: “Kirk è il simbolo dei fascisti di tutto il mondo”.

Vecchia tradizione: ricordo un vergognoso titolo de La Repubblica a firma di Antonio Polito su Pim Fortuyn: “Il gay xenofobo che odiava l’Islam”. Polito non se lo ricorderà nessuno, mentre Fortuyn è un gigante che ci aveva avvertito che “mancano cinque minuti a mezzanotte”.

 

L’etichetta “fascista”, attraverso la carica purificatrice di violenza che introduce nella sfera pubblica e nel dibattito democratico, è solo il ​​sostituto simbolico della disumanizzazione e dell'annientamento sociale e politico di individui e opere.

Alan Friedman, giornalista e opinionista: “Charlie Kirk, il propagandista ucciso, era un amico di Trump”.

Frankie hi-nrg, il cosiddetto rapper: “Chi semina vento raccoglie tempesta”.

Gianrico Carofiglio, l’ex magistrato passato alla repubblica delle lettere: “Morte di Kirk? Strumentalizzata”.

Ecco, “una morte strumentalizzata”. Mai vista una a sinistra.

Massimo Giannini se la prende con “l’onda nera populista”.

Il Fatto Quotidiano, il giornale dei magistrati e dei terrapiattisti: “Chi era l’estremista di destra assassinato”.

Sempre dallo stupido Fatto: “Kirk ricordava tanto Rockwell” (il nazista americano).

Tomaso Montanari, il vanaglorioso rettore degli stranieri: “Unica violenza a destra”.

Poi Internazionale, il fastidioso bignami della stampa estera: “Negli Stati Uniti la violenza politica è in aumento, alimentata dai social media e dall’estremismo degli influencer di destra”.

Dunque la colpa è della vittima.

 

Roberto Saviano, il fraticello del progressismo: “Quest’uomo che diffondeva violenza non poteva che aspettarsi violenza”.

Rivista Studio, la rivista per i colti: “Dopo l’omicidio Kirk è fondamentale capire cos’è diventata l’estrema destra oggi”.

Ecco, il problema del caso Kirk è “capire cos’è diventata l’estrema destra”.

Gianni Cerqueti, volto pallido e pensionato della Rai, ex telecronista di calcio: “Hanno aggiustato la mira”.

In Italia c'è ancora una ripugnante compiacenza verso il terrorismo.

Kirk aveva tutto per farsi disprezzare da questa setta di ignobili queruli e sciacalli.

Per dirla con il premier israeliano Netanyahu, “Charlie Kirk era un gigante, con un talento unico, che difendeva la libertà, difendeva l'America, difendeva la nostra comune civiltà giudaico-cristiana”.

I suoi odiatori invece sono nani senza talento che vogliono la sottomissione.

Ieri un altro morto in America al grido di “Free Palestine”, tenuto ben nascosto dalla stampa italiana in cerca di “odio”. Un uomo è andato a cena in un country club a Nashua ed è stato ucciso davanti alla madre, alla moglie e alla figlia da un assassino che mentre commetteva il crimine gridava “Liberate la Palestina!”. Non era Kirk; era solo un tizio che installava l’aria condizionata e viveva in uno stato con un tasso di omicidi molto basso.

Appello intanto a dare la caccia ai “sionisti nelle strade” e presa in giro dell’assassinio di Charlie Kirk dal rapper britannico Bob Vylan.

Il matematico Odifreddi non molla la presa sul collo bucato di Kirk: “Se uno dicesse che la morte di Gesù e quella di Hitler sono la stessa cosa, direbbe un’assurdità: uno è morto in croce dedicando l’amore e la bontà, l’altro è stato una tragedia per l’intera umanità, sono due cose completamente diverse”.

Se Kirk era Hitler, a Hitler si spara alla gola.

Michele Serra su Repubblica ha spiegato che “non sono uguali tra loro le vittime” (i soliti maiali più uguali di altri di George Orwell).

Ma non riguarda solo Kirk.

In una intervista ad ABC questa settimana, Michel Houellebecq dice:

“L’idea che quelli di Charlie Hebdo fossero andati troppo oltre è molto diffusa in Francia, sempre di più. È quasi maggioritaria. Gli assassini di Charlie Hebdo hanno vinto. Lo spirito del nostro tempo è: non bisogna spingersi troppo oltre con la libertà di espressione”.

Samuel Paty, il professore decapitato da un terrorista ceceno il 16 ottobre 2020 fuori dalla sua scuola media in Francia, secondo un ricercatore della Sorbona, Pierre Jacquel, era un islamofobo. “Senza l’islamofobia, questa tragedia non sarebbe mai accaduta” ha scritto Jacquel.

Ecco, i decapitati se la sono cercata, come Kirk.

“Perché uno scrittore come Umberto Eco non ha mai speso una sola parola in difesa di Rushdie?”, chiese Vincenzo Consolo. “In Italia nessuno ha difeso Rushdie. Nel nostro paese si fanno pettegolezzi squallidi e meschini”. Franco Cardini definì “porco” Rushdie.

Fra i letterati italiani, il più penoso su Rushdie fu Leonardo Sciascia, che scrisse sulla Stampa del 19 febbraio 1989, definendo I versetti satanici “un libro probabilmente insulso e per la gran parte del mondo certamente inutile”.

 

Torna in mente Arthur Koestler, l'autore di Buio a mezzogiorno, di cui è appena uscita in Francia una splendida biografia, la fine delle illusioni. Koestler osò denunciare lo stalinismo, i suoi massacri di massa, le sue grandi purghe, in un'epoca in cui la maggior parte degli intellettuali europei e italiani venerava Stalin. Divenne immediatamente un rinnegato. Dovette essere ostracizzato, gli fu impedito di testimoniare, di respirare, di vivere, di scrivere. Al Café de Flore, quartier generale degli scansafatiche intellettuali, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre si presero la responsabilità di regolare i conti con Koestler, screditandolo disonestamente. Non era uno scrittore, a malapena un giornalista, al massimo un libellista. Ecco, era solo un fascista.

Una scultura di Jean-Louis Faure si intitola “La stupidità dell'intelligenza” e mostra Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre che si rifiutano di stringere la mano a Koestler.

 

Non vogliono ucciderli perché sono fascisti. Li chiamano fascisti per darsi il diritto di ucciderli e di processarli da morti.

Ha ragione Giovanni Orsina quando sul Giornale questa settimana spiega che la violenza politica, orfana delle ideologie del Novecento, è ora diventata “emotiva ed etica”, ma per questo non meno pericolosa.

Il totalitarismo non è più un regime politico (quello esiste in Cina, in Corea del Nord e a Cuba), è una dinamica planetaria che mira ad abolire lo spazio comune, anche in Occidente. L’Islam radicale ne è la forma più temibile: promette la purezza e la verità rivelata, designa le sue vittime espiatorie, l’ebreo, l’occidentale, il cristiano, l’apostata. E come il nazismo e il comunismo un tempo, il wokismo non accetta contraddizione: non ha altro orizzonte che l’eliminazione. Trova intollerabile che un pensiero che non le appartenga possa essere espresso.

“Dimostratemi che mi sbaglio”, prove me wrong, diceva Kirk.

Così gli hanno sparato e dimostrato che era morto. Ora processano la vittima, mentre ci stiamo muovendo, molto rapidamente, verso una fase che va oltre il dibattito, oltre la libertà di parola, oltre i principi astratti, perché in Occidente una parte è passata alla fase successiva.

Hanno aggiustato la mira.


giuliomeotti@hotmail.com

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