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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.09.2025 La bandiera dell’inganno
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «»

La bandiera dell'inganno
Commento di Michelle Mazel 
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/le-drapeau-de-limposture-230250.html

 
Michelle Mazel

La bandiera della Palestina, adottata dall'OLP nel 1964 a Gerusalemme Est, a seguito di un congresso presieduto dal re di Giordania. Allora, infatti, Gerusalemme Est era sotto occupazione militare giordana. L'OLP non mirava alla liberazione di quelli che oggi chiama "territori occupati", che erano spartiti fra Giordania ed Egitto. Mirava solo all'occupazione di Israele. La bandiera palestinese non è un simbolo identitario, ma è il vessillo di chi vuole distruggere Israele, "dal fiume al mare".

Nel numero del 16 settembre, Le Figaro ha offerto ai suoi lettori una spiegazione del significato della bandiera palestinese. Specificando in particolare che “questa bandiera” è stata adottata nel 1964 dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), aggiunge: “Questa bandiera diventa uno strumento politico e identitario: il riferimento a un'antica tradizione islamica, ma anche a un progetto moderno e laico di liberazione nazionale, il panarabismo... Questa scelta riflette la volontà di collegare la causa palestinese a un più ampio movimento di unità araba, affermando che la lotta nazionale si inserisce in una continuità regionale e riflette l'ascesa del nazionalismo arabo nel XX secolo.” Lunghe considerazioni che oscurano una realtà inquietante perché completamente diversa. Quando il 28 maggio 1964 re Hussein di Giordania inaugurò il congresso costitutivo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina a Gerusalemme Est, ancora sotto la sovranità araba, la “Cisgiordania” faceva parte del Regno di Giordania. Ricordiamo infatti che, dopo la Dichiarazione di indipendenza di Israele, in conformità con la risoluzione delle Nazioni Unite sulla fine del Mandato britannico sulla Palestina, che prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo con uno status speciale per Gerusalemme, gli eserciti di cinque Paesi arabi attaccarono il giovane Stato con l'obiettivo dichiarato di distruggerlo.

Alla fine di questa guerra, la Transgiordania occupò la “Cisgiordania”, che sarebbe dovuta far parte dello Stato arabo, e la annesse, prendendo il nome di Giordania.

L'Egitto occupò la Striscia di Gaza. Anch’essa doveva essere integrata nello Stato arabo.

Questa situazione rimase invariata fino alla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Durante tutto questo periodo, non si è udita alcuna voce che chiedesse a questi due Paesi di evacuare le terre conquistate per consentire la creazione di uno Stato palestinese in conformità con il piano di spartizione. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina non fu creata per liberare questi territori, come dimostra il fatto che il suo congresso costitutivo si tenne a Gerusalemme Est alla presenza del sovrano della Giordania. Le sue mire erano anzi puntate sullo Stato ebraico. A seguito della Guerra dei Sei Giorni, Israele respinse nuovamente gli eserciti arabi fuori dalla Cisgiordania e Gaza, ma si offrì immediatamente di restituirli in cambio di un accordo di pace. Incontratisi a Khartoum, i leader di nove Paesi, tra cui Egitto, Siria, Giordania e Libano, risposero con la risoluzione definitiva del 1° settembre 1967: nessuna pace con Israele, nessun riconoscimento di Israele, nessun negoziato con Israele.

Mentre si avvicina il riconoscimento da parte della Francia dello Stato di Palestina, che cadrà con rara eleganza proprio nel giorno del Capodanno ebraico, è importante ricordare che uno Stato arabo nei territori interessati da questo riconoscimento, avrebbe potuto vedere la  luce contemporaneamente allo Stato Ebraico, se solo Re Hussein e il suo omologo egiziano, Re Farouk, non se ne fossero appropriati.


takinut3@gmail.com

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