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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
20.09.2025 In arrivo dagli USA 6 miliardi di dollari a Israele
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 20 settembre 2025
Pagina: 4
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Anche l’Unicef si è accorta degli aiuti rubati»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/09/2025, a pag. 4, con il titolo "Anche l’Unicef si è accorta degli aiuti rubati", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Mentre anche l'UNICEF deve ammettere che Hamas, in effetti, ruba gli aiuti umanitari, Trump si porta avanti e chiede al Congresso l'approvazione di nuovi aiuti militari per Israele, per un valore record di 6 miliardi di dollari.

Hamas contro l’Onu e l’Onu contro Israele. Il sequestro da parte del gruppo terrorista gazawi degli aiuti umanitari destinati ai palestinesi della Striscia di Gaza è una pratica accertata da mesi. Rubare cibo e medicinale rafforza Hamas due volte: la prima perché il gruppo rivende questi prodotti a prezzi maggiorati riempiendo le proprie casse, la seconda perché è in grado di affamare i gazawi e attirare le critiche di mezzo mondo sul proprio nemico: Israele.
Ieri il Coordinamento israeliano delle attività governative nei territori (Cogat) ha affermato che gli uomini armati di Hamas «hanno sfacciatamente rubato» quattro camion di aiuti dell’Unicef che portavano latte artificiale a Gaza City. «I camion sono stati attaccati appena usciti dal complesso dell’Unicef in un assalto diretto agli operatori umanitari», secondo il Cogat.
Da parte sua l’Unicef ha scritto sul suo sito che individui armati hanno sequestrato quattro camion che trasportavano cibo terapeutico pronto all'uso «e disperatamente necessario». I camionisti sono stati minacciati con armi da fuoco, il contenuto del camion rubato, e i conducenti e i camion, infine, rilasciati.
«L’incidente si è verificato fuori dal nostro complesso a Gaza City, dove si sta intensificando un’offensiva militare israeliana», così l’Unicef. Sono oltre 2.700 i bambini palestinesi che hanno urgente bisogno di questo prodotto», ha aggiunto l’agenzia dell’Onu per l’infanzia sottolineando che queste forniture sono tanto più vitali «in un momento in cui la carestia è stata dichiarata nel nord di Gaza e l’operazione militare in corso sta creando ulteriori sfollati e aumentando l'impatto devastante sui bambini».
Mentre l’Unicef invocava un cessate il fuoco come unico mezzo per portare gli aiuti a destinazione, il Cogat sottolineava che «Israele consente l’ingresso di alimenti vitali per bambini a Gaza, e Hamas lo ruba per trarne profitto».
Ieri è stata un’altra giornata di guerra fra le Israeli Defense Forces (Idf) e il gruppo terrorista islamico. La 162ema divisione delle Idf ha affermato di aver ucciso diversi terroristi di Hamas dopo averli individuati a 200 metri di distanza, mentre si muovevano in direzione delle postazioni Idf a Gaza City. Le forze armate israeliane hanno impegnato ieri carri armati, droni armati e attacchi aerei, dichiarando di aver smantellato le infrastrutture utilizzate dai terroristi e sequestrato armi di ogni tipo. Sempre ieri la Israeli Air Force ha dichiarato di aver eliminato il vicecapo dell’intelligence militare di Hamas del battaglione Bureij nel nord della Striscia. Citando le parole consegnate al New York Times da Wesam Afifa, ex direttore esecutivo del canale di Hamas, Al Aqsa TV, ieri il portale israeliano YNet scriveva che a Gaza non esistono più roccaforti di Hamas in senso stretto: «Ciò che rimane oggi sono piccole cellule di resistenza mobili che combattono in stile guerriglia». Hamas sarebbe dunque passata a una strategia “mordi e fuggi”, evitando scontri diretti con le truppe israeliane, che detengono vantaggi militari schiaccianti, optando al contrario per l’uso di ordigni lungo le strade, di esplosivi nascosti negli edifici residenziali e, in alcuni casi, del lancio di bombe nei veicoli militari. Da oltreoceano arriva intanto la notizia che l’amministrazione Trump sta cercando l'approvazione del Congresso per vendere quasi 6 miliardi di dollari in armi a Israele, riferisce il Wall Street Journal citando fonti senza anonime.
La vendita proposta include 30 elicotteri AH-64 Apache per 3,8 miliardi di dollari e 3.250 veicoli d'assalto di fanteria per un valore di 1,9 miliardi di dollari. Vendita che deve passare al vaglio del Congresso. In Israele le parole di Edan Alexander, ex ostaggio israelo-americano rilasciato a maggio da Hamas dopo 584 giorni di prigionia, hanno trovato un’eco. Parlando da New York a un evento della Friends of the Idf, Alexander ha affermato che «il mese prossimo, a Dio piacendo, tornerò in Israele. Indosserò ancora una volta l'uniforme delle Idf e servirò insieme ai miei fratelli: la mia storia non finisce con la sopravvivenza.
Continua con il servizio».
Venerdì pomeriggio le Idf sono state attive anche nel sud del Libano, dove hanno colpito alcuni depositi di armi appartenenti alla Forza Radwan, un’unità di élite della milizia sciita Hezbollah.
Sulla base dell’intesa mediata dagli Stati Uniti lo scorso novembre alla fine dell’ultimo conflitto fra Israele e il gruppo terroristico finanziato dall’Iran, l’unico legittimo detentore di armi nel paese dei Cedri dovrebbe essere l’esercito regolare libanese. Al contrario, denunciano le Idf, la Forza Radwan, i cui dirigenti sono stati eliminati da Israele in Libano a settembre 2024, insiste nel tentativo di ripristinare le infrastrutture terroristiche nel sud del Libano con l'intento di attaccare lo Stato di Israele. Al pari di Hamas, hanno aggiunto ieri le Idf, anche Hezbollah cerca di usare la popolazione civile come scudi umani come è provato dalla costituzione di depositi di armi nel centro di aree popolate da civili.

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