Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’ONU gradito a Hamas e gradito ai terroristi e ai loro sostenitori Commento di Elliot Kaufman
Testata: israele.net Data: 20 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Elliot Kaufman Titolo: «Il tenue rimbrotto dell’Onu a Hamas: in ritardo di due anni, indiretto, limitato e per qualche motivo assai gradito ai terroristi e ai loro sostenitori»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione del commento di Elliot Kaufman pubblicato su Wall Street Journal: "Il tenue rimbrotto dell’Onu a Hamas: in ritardo di due anni, indiretto, limitato e per qualche motivo assai gradito ai terroristi e ai loro sostenitori".
Elliot KaufmanL’ONU ha condannato per la prima volta Hamas quasi due anni dopo il 7 ottobre, ma solo all’interno della “Dichiarazione di New York” che equipara moralmente Hamas e Israele.
La risoluzione, legata alla creazione di uno Stato palestinese con concessioni vincolanti per Israele, è un premio ad Hamas
Scrive Elliot Kaufman: “È fatta! – ha twittato venerdì (12 settembre) il Ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot – La Francia ha ottenuto l’isolamento internazionale di Hamas. Per la prima volta, oggi, le Nazioni Unite hanno adottato un testo che la condanna per i suoi crimini e ne chiede la resa e il disarmo”.
Le parole più importanti – e più incriminanti – di questa dichiarazione sono anche le meno contestabili: “per la prima volta”.
Perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non ha condannato prima il massacro di Hamas? Il 7 ottobre 2023 è stato quasi due anni fa. C’erano dubbi su ciò che era accaduto quel giorno? No, gli squadroni della morte di Hamas lo trasmisero in diretta streaming.
Le Nazioni Unite erano forse troppo impegnate con altre questioni? Al contrario, Israele è la loro fissazione, anche in tempo di pace.
Forse la condanna era fin troppo ovvia, per cui nessuno ha sentito il bisogno di esprimerla? Temo di no. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha respinto una condanna del massacro del 7 ottobre appena 20 giorni dopo il fatto.
Il Canada l’aveva proposta come emendamento a una risoluzione che chiedeva una “tregua umanitaria prolungata”. L’emendamento venne bocciato, non riuscendo a raccogliere il sostegno della maggioranza. Cinquantacinque stati votarono contro, 23 le astensioni. La risoluzione venne approvata senza l’emendamento.
Si è avuto più sostegno per fermare la controffensiva di Israele il 27 ottobre 2023, quando Hamas controllava ancora tutte le città della striscia di Gaza, che non per condannare l’attacco del 7 ottobre.
Da allora in poi, quella condanna è diventata nota come la “pillola avvelenata”: se si vuole essere sicuri che una risoluzione alle Nazioni Unite venga bocciata, basta inserire un chiaro giudizio negativo sul più grande massacro di ebrei dai tempi della Shoah.
È istruttivo anche il modo in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha finalmente condannato il massacro, la settimana scorsa.
Non lo ha fatto con parole proprie. Ha approvato una risoluzione che approva la “Dichiarazione di New York” promossa dalla Francia a luglio.
Quel documento condanna il massacro solo nel quadro di un’equiparazione morale: “Condanniamo gli attacchi commessi da Hamas contro civili il 7 ottobre. Condanniamo anche gli attacchi di Israele contro civili a Gaza e contro infrastrutture civili, l’assedio e la fame, che hanno provocato una devastante catastrofe umanitaria e una crisi di protezione”.
In altre parole, Hamas è cattiva come Israele, e forse nemmeno altrettanto.
Per questo risultato il Ministro degli Esteri francese si congratula con se stesso.
La “Dichiarazione di New York” pone l’accento sull’impegno a compiere “passi concreti, vincolati a scadenze temporali e irreversibili” per creare uno stato palestinese.
Visto che viene emanata a seguito della guerra scatenata da Hamas, sia gli israeliani che i palestinesi la considerano un premio per Hamas.
Inoltre, queste misure “vincolate a scadenze temporali e irreversibili” che la Francia sta promuovendo mirano a cementare le concessioni israeliane anche quando i terroristi prendessero il controllo di uno stato palestinese in fase di formazione in Cisgiordania.
È quello che è successo a Gaza nel 2006-2007, con le urne e con le armi. L’Autorità Palestinese, che fallì allora, è ancora più debole oggi, quando la Francia cerca di incoronarla.
La Dichiarazione appoggia inoltre la velata istanza del mondo arabo di “morte demografica di Israele come stato ebraico”, per usare le parole di Morgan Ortagus, della missione statunitense presso le Nazioni Unite.
Attraverso il “diritto al ritorno”, la soluzione a due stati riesumata dalla Francia si traduce in due stati palestinesi “dal fiume al mare”.
È solo in questo contesto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha potuto mettere insieme una condanna, di seconda mano, del massacro del 7 ottobre. Il Consiglio di Sicurezza, le cui risoluzioni possono essere giuridicamente vincolanti, non è stato in grado di fare nemmeno questo.
Il ministro francese Barrot celebra l’appello alla resa di Hamas contenuto nella Dichiarazione. Ma, regalando a Hamas una vittoria diplomatica e chiedendo a Israele di porre fine alla guerra, pregiudica l’unico modo per convincere Hamas a farlo.
Ecco perché hanno votato a favore della risoluzione persino la Turchia e il Qatar, che ospitano i capi di Hamas.
“Hamas non è un’organizzazione terroristica – ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il 25 ottobre 2023 – È un gruppo di liberazione: santi guerrieri”.
Il 7 ottobre, il Qatar rilasciava questa dichiarazione: “Il Ministero degli Affari Esteri ritiene Israele l’unico responsabile dell’escalation in corso”. Dichiarazione che proseguiva facendo eco alle giustificazioni accampate da Hamas per il massacro “Diluvio di al-Aqsa” perpetrato quel giorno.
Si sente spesso dire che Israele “aveva il mondo dalla sua parte” dopo il 7 ottobre. Il corollario è che Israele avrebbe rovinato tutto con il suo contrattacco.
La verità è molto più tetra.
(Da: Wall Street Journal, 17.9.25)
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