Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Corriere della Sera: Padre Faltas da sbugiardato, oggi lo cita come autorevole Commento di Marco Paganoni e intervista a Ibrahim Faltas
Testata: Informazione Corretta Data: 19 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Marco Paganoni Titolo: «Qualità delle fonti: anche il Corriere della Sera non è più quello di una volta. Quando padre Faltas venne sbugiardato dallo stesso quotidiano che oggi lo cita come autorevole»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un suo articolo del 18/09/25, dal titolo "Qualità delle fonti: anche il Corriere della Sera non è più quello di una volta. Quando padre Faltas venne sbugiardato dallo stesso quotidiano che oggi lo cita come autorevole".
Marco Paganoni
Nel 2002, durante l’occupazione della Basilica della Natività a Betlemme da parte di terroristi palestinesi, padre Ibrahim Faltas e altri frati denunciarono fame e sete, accuse poi smentite da un reportage del Corriere della Sera che documentò abbondanti scorte di cibo e acqua all’interno. Oggi lo stesso Faltas viene citato dal Corriere come fonte sulla crisi umanitaria a Gaza
Per documentare ciò che accade a Gaza, il Corriere della Sera ha pubblicato mercoledì un’intervista a padre Ibrahim Faltas.
E come si potrebbe dubitare delle parole di questo francescano che, come ci ricorda lui stesso, “ero nella basilica quando a Betlemme ci fu l’assedio della Natività”?
In realtà qualche dubbio sulla qualità della fonte ce lo saremmo aspettato proprio dal Corriere.
Facciamo un passo indietro.
Primavera 2002. Imperversa la cosiddetta seconda intifada. Israele è investito da un’ondata senza precedenti di attentati esplosivi suicidi sugli autobus, nei bar, nei mercati. Abitazioni e strade prospicenti i territori governati dall’Autorità Palestinese sono bersagliati da cecchini palestinesi.
E’ la sanguinosa, spietata intifada che Yasser Arafat ha scatenato dopo che nel luglio 2000 a Camp David ha rifiutato lo stato palestinese indipendente proposto dal premier israeliano Ehud Barak e dal presidente americano Bill Clinton.
Da Betlemme, città quasi svuotata della sua popolazione araba cristiana da quando è passata sotto il controllo dell’Autorità Palestinese, cecchini jihadisti sparano regolarmente contro le case dei vicini quartieri ebraici di Gerusalemme.
Il 2 aprile 2002 alcune decine di terroristi inseguiti dalle Forze di Difesa israeliane fanno irruzione nella Chiesa della Natività a Betlemme e la occupano armi in pugno: un atto che fino ad allora nessun esercito nella storia aveva mai osato fare.
Le Forze di Difesa israeliane non entrano, ma circondano la basilica. Chiedono la resa dei terroristi, che restano asserragliati all’interno trattenendo decine di frati francescani e alcuni civili palestinesi come ostaggi o scudi umani.
Lo stallo durerà 39 giorni, fino a quando il 10 maggio viene raggiunto un accordo in base al quale i terroristi escono, per essere poi estradati verso paesi europei e Striscia di Gaza.
Per tutta la durata di quello che è impropriamente passato alla storia come “l’assedio” (in realtà, l’occupazione) della Chiesa della Natività, Israele subì una intensissima campagna mondiale che lo accusava di negare agli “assediati” i rifornimenti di cibo e acqua, insomma di far morire di fame sia i frati che i “militanti”.
Suona famigliare?
“Fin dai primi giorni dell´occupazione – ricapitolava Sandro Magister il 13 maggio 2002 – questi frati hanno detto ripetutamente di non avere più né acqua né cibo, né per gli occupanti né per loro. Il loro visibile e loquace portavoce, Ibrahim Faltas, ha martellato in ogni occasione questo lamento. Raccolto e rilanciato dai suoi superiori fuori Betlemme”.
Sì, proprio quel padre Ibrahim Faltas intervistato adesso dal Corriere.
Si dà il caso, tuttavia, che proprio il Corriere della Sera pubblicò l’11 maggio 2002 un reportage che ha fatto epoca nel giornalismo internazionale perché sbugiardava calorosamente le menzogne raccontate dai frati e dal loro “portavoce” Faltas.
L’inviato del Corriere, uno dei primi giornalisti a entrare nella basilica subito dopo la fine dell’occupazione terrorista, scrisse che “essere entrati nella Basilica della Natività tre ore dopo la fine dell’ assedio” permetteva di constatare che “non è vero che mancava cibo ai palestinesi asserragliati all’interno”.
«Tutto appare come è appena stato lasciato dai palestinesi – scriveva il Corriere – Resti di cibo ovunque, tracce di bivacchi improvvisati sin sotto l’altare, letti di fortuna ricavati sotto i mosaici ai muri, nelle navate, e poi ancora cuscini lerci, una scatola di sardine ammuffite, radio sventrate, posate sporche, piatti usati, ciabatte, scarpe vecchie, vestiti unti, forbici. Negli angoli regna un tanfo insopportabile. Nessuno deve aver corso il rischio di morire di fame. Negli armadi usati per gli arredi sacri ai lati dell’altare principale – proseguiva il reportage – si notano sacchi di riso, scatole di spaghetti, sale, zucchero, farina, conserve di carciofini, frutta e verdura che marciscono, scatolette di mais, hummus in vasi di plastica. L´acqua era presa dalle cisterne nel chiostro e nei diversi giardini del complesso, poi veniva messa in taniche di plastica gialla da 20 o 30 litri sparse dovunque. […] Nelle cucine del convento francescano si trova ancora formaggio e salame. E non sembra proprio che se il cibo fosse davvero scarseggiato i palestinesi sarebbero stati così pronti a lasciare che si potessero aprire le scatole di formaggini per poi lasciarne marcire almeno metà del contenuto in bella vista sulle balaustre dell’altare. Sporco ovunque. Il battistero sulla destra dell’entrata principale è ricoperto di piatti unti e resti di fuochi. “Vede che vergogna? Hanno usato gli altari dedicati ai nostri santi come tavoli da cucina”, si lamenta Ciprianus, del patriarcato greco».
Questo il quadro apparso agli occhi del giornalista.
Ma cosa avevano affermato fino al giorno prima i frati francescani, citati dall´agenzia vaticana Fides?
5 aprile: «Appello di padre Giacomo Bini, ministro generale dell’ordine dei frati minori, che hanno in custodia i Luoghi Santi: “I nostri frati sono rimasti senza viveri perché in questi giorni hanno condiviso tutto ciò che avevano con i 200 occupanti”».
6 aprile: «L’esercito israeliano vuole costringere alla resa per fame i miliziani asserragliati nella Basilica. Padre David Jaeger, Portavoce della Custodia di Terrasanta, ha commentato a Fides: “È disumano, perché in questo modo si coinvolgono e si affamano anche i religiosi e le religiose che non sono parte in conflitto”».
7 aprile: «Niente viveri per i frati. Raggiunto da Fides, padre David Jaeger, portavoce della Custodia di Terra Santa, commenta: “Nel complesso della Natività la scarsità di generi alimentari e provviste è acutissima”».
10 aprile: «La situazione all’interno è difficile: mancano cibo e non vi è più acqua né potabile, né non potabile».
11 aprile: «Il portavoce della Custodia di Terrasanta, padre David Jaeger commenta: “Ci troviamo con assoluto stupore davanti a questo comportamento inumano”».
11 aprile, altro dispaccio: «Il ministro generale dell’ordine dei frati minori, padre Giacomo Bini, ha lanciato oggi un appello per una soluzione urgente del dramma della basilica della Natività a Betlemme: “La situazione venutasi a creare nel complesso degli edifici della natività a Betlemme, e che dura ormai da due settimane, richiede urgentemente un intervento umanitario. Da ieri sera sono terminate le scorte di acqua e viveri”».
12 aprile: «La Custodia di Terrasanta ha deciso di lanciare un appello alle collettività ebraiche di tutto il mondo per chiedere al governo israeliano di restituire luce e acqua ai frati francescani della natività, che si trovano ormai allo stremo».
13 aprile: «”Vi preghiamo: ridateci luce e acqua. Siate generosi e siate anche lungimiranti!”. È l’appello accorato rivolto dai padri francescani di Terrasanta al governo israeliano nell’undicesimo giorno di assedio di Tsahal [IDF] alla basilica della Natività a Betlemme. La Custodia di Terrasanta è angosciata per le suppliche finora andate a vuoto».
16 aprile: «Lo ha riferito a Fides il portavoce della Custodia di Terrasanta padre David Jaeger, in costante contatto coi suoi fratelli all’interno del complesso assediato da 15 giorni dall’esercito israeliano: la salute dei frati è peggiorata a causa delle gravi condizioni del convento, dove manca cibo, acqua ed elettricità».
19 aprile: «Padre Giacomo Bini, ministro generale dell’ordine dei frati minori, è stato ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II questa mattina. “I nostri fratelli nella Chiesa della Natività – ha detto – da giorni sono privi di acqua, generi alimentari, energia elettrica, ed anche i 250 palestinesi sono allo stremo”».
23 aprile: «Riceviamo una comunicazione ufficiale da parte del padre David Jaeger: “La Custodia di Terrasanta è ricorsa in cassazione all’Alta Corte di Giustizia di Israele, con la richiesta di ordinare alle autorità civili e militari competenti di venire incontro alle urgenti esigenze umanitarie nel complesso della Natività. In specie: di ripristinare l’erogazione dell’acqua, dell’elettricità, e di non impedire più il rifornimento di generi alimentari”».
25 aprile: «Padre David Jaeger, portavoce della Custodia di Terrasanta, ha confermato a Fides che il ricorso all´Alta Corte di Giustizia di Israele è stato respinto. Da 23 giorni l’esercito israeliano ha isolato il complesso tagliando acqua e luce. La Custodia aveva chiesto il ripristino dell’erogazione dell’acqua, dell’elettricità e l’eliminazione di ogni ostacolo per il rifornimento dei viveri».
Non era vero niente.
Nessuno – né i terroristi né i frati (ostaggi o complici?) – aveva patito fame e sete all’interno della Natività di Betlemme.
Lo attestò il Corriere della Sera entrando nel complesso tre ore dopo la fine della crisi.
Lo stesso Corriere che oggi cita lo stesso padre Faltas sulla situazione umanitaria a Gaza. Che sicuramente è drammatica. Ma per documentarlo sarebbe il caso di controllare meglio le proprie fonti.
Magari rileggendo le proprie stesse pagine di 23 anni fa.
(Marco Paganoni per israele.net, 18.9.25)
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