Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La soluzione 'due Stati' per l'ONU? Due Stati arabi Lucido commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 16 settembre 2025 Pagina: 3 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: «La soluzione 'due Stati' per l'ONU? Due Stati arabi»
Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 16/09/2025, a pagina 3, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "La soluzione 'due Stati' per l'ONU? Due Stati arabi".
Iuri Maria Prado, sempre lucido nelle analisi
L'Assemblea Generale vota una risoluzione che, in teoria, prevede la nascita di "due popoli in due Stati" e viene votata praticamente da tutti, anche dall'Italia (ma non dagli Usa). A leggere bene il testo si legge la clausola diabolica: Israele viene riconosciuto, ma deve accogliere tutti i discendenti dei profughi palestinesi, riconosciuti dall'UNRWA, quindi 5 milioni di arabi che sommergerebbero demograficamente lo Stato ebraico.
La risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite che, l’altro giorno, ha approvato in blocco la cosiddetta “Dichiarazione di New York” non pone le basi per la costituzione di uno Stato palestinese: porrebbe le basi, semmai fosse attuata, per la distruzione di Israele.
C’è da sperare che i tanti che l’hanno approvata - tra i quali l’Italia - non se ne siano resi conto. O almeno che, in un eccesso di discutibile realismo, abbiano deciso di approvarla immaginando appunto che si tratti soltanto di parole senza possibilità di attuazione.
Perché nel documento approvato dall’Onu con quel massiccio voto favorevole (pochissimi i contrari e gli astenuti) non c’è soltanto l’improvvida istigazione, rivolta agli Stati, al riconoscimento di uno Stato palestinese nelle attuali - semplicemente impossibili - condizioni.
C’è anche, ben più gravemente, l’affermazione del “diritto al ritorno” dei palestinesi. Non, attenzione, il diritto al ritorno in questa o quell’area disputata della regione (cosiddetti “Territori Occupati”), bensì il diritto al ritorno in Israele.
Cioè nel territorio dello Stato che subì, e vinse, la guerra che scatenarono i Paesi arabi per annientarlo il giorno stesso della dichiarazione di indipendenza.
Si noti che il proposito fatto proprio dai tanti che l’hanno votato (“un sostegno appropriato per risolvere la questione dei rifugiati, ribadendo il diritto di ritorno”, diceva la Dichiarazione di New York) non è un germoglio spontaneo.
È il frutto malato di un lavorìo precedente, che veniva sempre dai lombi delle Nazioni Unite.
Il 17 gennaio del 2023, infatti, un “rapporto” del solito manipolo di “esperti” dell’Onu si abbandonava a dichiarare che “i palestinesi sfollati dal 1948, sopravvissuti alla Nakba, devono essere in grado di tornare alle loro terre storiche”.
Quell’enormità - che passò colpevolmente inosservata - fi orisce e si stabilizza nella risoluzione approvata qualche giorno fa: un “diritto al ritorno” che non ha precedenti né paragoni al mondo, che vale solo per i palestinesi e solo nei confronti di Israele e che suppone, letteralmente, la cancellazione dello Stato ebraico preconizzato dalla Società delle Nazioni e aggredito senza sosta dal giorno della fondazione.
Nessuno immaginerebbe - e nessuno, si immagina, sarebbe disposto a proclamare - il diritto al ritorno delle centinaia di migliaia di ebrei cacciati, nel 1948, dai Paesi africani e arabi in cui vivevano da decenni o da secoli.
Si immagina invece - e si proclama senza perplessità - che cessi il diritto degli ebrei a un proprio Stato.
E che la soluzione “Due Stati” sia dunque questa: uno Stato arabo da una parte e uno Stato non più ebraico dall’altra.
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