Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
A Torino, su quel palco ho provato l’odio di questa sinistra Intervista di Pietro Senaldi a Paolo Zangrillo
Testata: Libero Data: 15 settembre 2025 Pagina: 4 Autore: Pietro Senaldi Titolo: ««Su quel palco ho provato l’odio di questa sinistra»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/09/2025, a pag. 4, con il titolo "Su quel palco ho provato l’odio di questa sinistra" l'intervista di Pietro Senaldi a Paolo Zangrillo.
Pietro Senaldi
Paolo Zangrillo alla Festa dell'Unità, vittima di una contestazione violenta.
«Ho provato sulla mia pelle che è sacrosanto quello che dice Giorgia Meloni, quando parla di un clima d’odio crescente e accusa la sinistra di minimizzare episodi gravi, come i suoi onorevoli che danno del corrotto a un ministro in Parlamento o i suoi intellettuali che sostengono che ammazzare un giornalista pro Donald Trump è meno grave che sparare a Martin Luther King».
Il segretario del Pd, Elly Schlein, ha accusato la premier di aver pronunciato parole “irresponsabili”: sbaglia?
«Secondo me è irresponsabile che la sinistra sottovaluti, o finga che il problema non la riguardi, anziché ammettere di avere delle responsabilità».
Ministro, lei è solitamente così pacato...
«Ma adesso avverto che qualcosa è cambiato. Siamo entrati in una lunghissima campagna elettorale e sarà bruttissima. Anche i miei colleghi di sinistra più moderati ormai sono scaduti in atteggiamenti forzatamente polemici e in aggressioni becere.
Usano toni aggressivi, pericolosi e squalificanti per coprire il vuoto di contenuti e proposte del campo largo».
A parlare è Paolo Zangrillo. Il ministro della Pubblica Amministrazione è reduce da una brutta avventura, sabato sera, al festival dell’Unità di Torino, la città dove vive. È tutta l’estate che l’esponente di Forza Italia gira le feste dem, per confrontarsi con l’opposizione. È uno dei pochi esponenti della maggioranza che la sinistra invita, proprio perché ritenuto tra i più dialoganti. Questo però non gli ha evitato di essere insultato e intimidito dai militanti dem, e di essere costretto a lasciare il palco, dove si stava misurando in un dibattito con la vicepresidente del Senato in quota Pd, Anna Rossomando, scortato da agenti della Digos.
«Avevo appena fatto seicento chilometri in macchina, da San Benedetto del Tronto, lasciando la riunione del mio partito, solo per incontrare il popolo dem, mettendo in secondo piano i miei interessi per amore del confronto; avrei fatto meglio a starmene la domenica al mare», commenta amareggiato.
Ministro Zangrillo, cosa ha detto per suscitare tanta ira nella platea?
«Il confronto era sullo ius scholae, tema su cui Forza Italia e il Pd non sono distanti. Finché si è parlato di questo, tutto bene. Poi la moderatrice, una giornalista della Stampa, mi ha chiesto cosa ne pensassi delle parole del ministro Luca Ceriani, che recentemente ha accostato i giudizi indulgenti nei confronti del killer del divulgatore trumpiano Charlie Kirk ai ragionamenti che si facevano ai tempi delle Brigate Rosse e dell’assassinio di Sergio Ramelli».
Lo sventurato rispose?
«Sì, certo. La collega Rossomando afferma che a Ciriani sarebbe scappata la frizione.
Io invece l’ho difeso, sostenendo che la frizione forse sta scappando a qualcun altro... Tanto è bastato perché venissi letteralmente mandato lei si immagina dove, con personaggi dubbi che si alzavano e si agitavano sotto il palco, riempendomi di improperi».
Rossomando, la moderatrice, gli organizzatori dell’evento: qualcuno l’ha difesa?
«Macché, si sono inabissati tutti. Anche oggi, non ho neppure ricevuto una telefonata di pura cortesia, giusto per sapere come stavo o per scusarsi».
Ne è sorpreso?
«Non più di tanto. Giuseppe Conte ha accusato Meloni di esagerare la narrazione dell’odio nel Paese. Io penso invece che chi critica la premier non abbia reale coscienza di quanto sta accadendo in Italia».
Si saranno offesi perché lei ha detto “vergognatevi”. Si sa che è una frase che la sinistra non sopporta, la considera provocatoria...
«Provare vergogna invece è un sentimento nobile. Lo ha chi ha coscienza e si scusa quando sbaglia».
Che genere di pubblico aveva di fronte, ministro?
«Anche questo mi ha stupito. Erano tutte persone dall’aspetto civile. Invece sono scattate in modo belluino. Mi hanno poi detto che c’erano un paio di elementi vicini al centro sociale Askatasuna, che ha avuto qualche guaio giudiziario ed è sotto stretta osservazione da parte delle forze dell’ordine per la sua attività politica e qualche collateralismo sospetto».
Lei ha attaccato anche Askatasuna?
«La senatrice Rossomando ha detto che il Comune di Torino sta facendo molto per le periferie e la questione sociale. A quel punto io le ho ricordato che alcuni quartieri della città ormai sono diventati come le banlieue parigine, dove gli italiani rimasti non possono mettere il naso fuori casa la sera, e ho ironizzato: “Molto cosa? Per esempio legalizzare Askatasuna?”. Non c’è verso: a sinistra ti tollerano e ti ritengono intelligente solo se dici le cose che a loro fa piacere ascoltare».
Ultimamente anche gli esponenti di Forza Italia sono finiti nel mirino della sinistra, non solo quelli di Fdi e Lega. Sabato lei, qualche giorno prima il vicepremier, Antonio Tajani.
Sempre colpa del clima da campagna elettorale?
«L’aggressione in Parlamento a Tajani da parte dell’onorevole di M5S, Alessandra Maiorino, è stata uno dei punti più bassi della recente vita democratica. Con gli insulti al nostro leader, paragonato a un influencer prezzolato da Israele, ha infamato senza prove né motivo l’immagine dell’Italia nel mondo. Ho l’impressione che certa gente non sia consapevole del proprio ruolo; non è degna dei voti che l’hanno mandata in Parlamento».
Tornerà al Festival dell’Unità?
«Spero di poterlo fare. Ma non so semi inviteranno ancora, tollerando di sentire opinioni diverse dalle loro.
Certo mi aspetterei che, nel caso, Elly Schlein garantisse in qualche modo la libertà d’opinione».
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante