Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele ha smascherato il Qatar Analisi di Amotz Asa-El
Testata: israele.net Data: 13 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Amotz Asa-El Titolo: «Israele ha smascherato il Qatar per quello che è sempre stato: uno sponsor del terrorismo che dovrebbe essere trattato come tale dal mondo civile»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Amotz Asa-Eltradotto da Jerusalem Post dal titolo "Israele ha smascherato il Qatar per quello che è sempre stato: uno sponsor del terrorismo che dovrebbe essere trattato come tale dal mondo civile".
Amotz Asa-El
Il Qatar, arricchito dai petrodollari, ha usato la propria influenza per finanziare jihadismo, destabilizzare il Medio Oriente e corrompere l’Occidente tramite media, sport e accademia. L’attacco a Doha ha smascherato definitivamente l’emirato e ha posto fine al suo doppiogiochismo
Scrive Amotz Asa-El: È finita. No, non la guerra a Gaza, non la lotta contro Hamas e nemmeno le conseguenze dell’attacco di martedì scorso in Qatar.
Quello che è finito è il gioco di doppiezza, corruzione e sovversione portato avanti per anni da uno sceiccato lillipuziano che ha usato la sua immeritata enorme ricchezza per radicalizzare i musulmani, destabilizzare il Medio Oriente e corrompere il mondo.
Quel gioco ora è finito.
Al momento in cui scrivo, le conseguenze dell’attacco a Doha non sono chiare. Tuttavia, sul piano della reputazione internazionale del Qatar, non è questo che conta.
Ciò che conta a questo riguardo è che il Qatar sia stato smascherato per quello che è sempre stato: uno sponsor del terrorismo che dovrebbe essere trattato come tale dal mondo civile.
Più piccola di Porto Rico, la penisola del Qatar ospita appena 3 milioni di persone, delle quali il 90% sono lavoratori stranieri (trattati più o meno come schiavi). I cittadini del Qatar, stimati in 300.000 persone, sono meno della metà di quelli del Lussemburgo.
Ciononostante – come Grand Fenwick, il piccolo principato che dichiarò guerra agli Stati Uniti nella satira The Mouse the Roared (“Il ruggito del topo”) – il Qatar ha provocato l’Egitto, un paese di 100 milioni di abitanti, leader del mondo arabo.
Il metodo era astuto. Sborsando 137 milioni di dollari dalle sue casse, il Qatar creò un canale via cavo, Al Jazeera, e lo usò per attaccare il governo egiziano.
Gli occidentali creduloni elogiarono la novità come un’adesione alla democrazia, ignorando il fatto che Al Jazeera non coprisse affatto il Qatar stesso.
Il giornalismo, la libertà e la democrazia, per non parlare della verità, erano le ultime cose che interessavano ai finanziatori di quella impresa. Ciò che li interessava era il caos, che il loro nuovo giocattolo contribuiva a seminare.
Ma perché seminare il caos? Qual è lo scopo ultimo del Qatar, ci si chiedeva.
Alcuni pensavano che a spingere il Qatar fosse la vanagloria. Secondo questa teoria i qatarioti, seduti su una montagna di petrodollari – un quarto di trilione di prodotto interno lordo – volevano comprarsi il prestigio.
Ecco perché si sono dati un gran da fare per ospitare il più grande evento sportivo del mondo, la Coppa del Mondo di calcio, un’impresa per la quale l’emirato era palesemente non idoneo, ma che gli è comunque caduta tra le mani grazie a tangenti stimate in 150 milioni di dollari.
Per quanto impressionanti fossero quell’investimento e i suoi rendimenti, e per quanto corrosivo il suo effetto sullo sport internazionale, comprarsi prestigio non è il motore dell’ingerenza globale del Qatar.
Il vero motore è lo zelo islamista, che i leader del Qatar hanno costantemente finanziato in molteplici ambiti.
Il Qatar ha contribuito a finanziare al-Qaeda in Iraq, al-Nusra in Siria e Hamas a Gaza. Ha svolto il ruolo di collaboratore dell’Iran e – come ora sanno tutti – ha ospitato e protetto gli artefici del peggior massacro antiebraico dai tempi della Shoah.
Mentre faceva tutto questo, il Qatar fingeva di essere filo-occidentale. Intratteneva rapporti apparentemente amichevoli con Israele, sponsorizzava club calcistici europei e ospitava la più grande base militare americana in Medio Oriente, con circa 120 jet e 11.000 soldati.
Ora tutto questo deve finire.
Il ruolo di Washington nell’attacco di questa settimana non è chiaro. Al momento in cui scrivo, l’America nega il suo coinvolgimento nell’attacco, o addirittura nega d’esserne stata a conoscenza in anticipo. Comprensibile, anche se poco convincente.
Con una presenza militare così massiccia in Qatar, le Forze di Difesa israeliane devono aver avvisato il comando americano lì presente che stavano arrivando 15 jet israeliani.
Il tweet con cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump affermava, 48 ore prima dell’attacco, di aver dato a Hamas un “ultimo avvertimento” perché accettasse la sua formula per porre fine alla guerra, non fa che rafforzare l’impressione che fosse a conoscenza dell’attacco e che stesse cercando di mascherarne l’approssimarsi.
Tuttavia, quand’anche l’attacco fosse stato condotto all’insaputa dell’America, Washington deve chiedersi se il Qatar valga il suo investimento.
Il Qatar è sempre stato disonesto fin dall’inizio. Ha fatto credere di essere neutrale nella lotta tra civiltà e jihadismo. Non lo era. Era dalla parte dei jihadisti.
Non lo diciamo noi israeliani, ma gli egiziani. Il Qatar ha finanziato i Fratelli Musulmani egiziani e ha fatto sì che Al Jazeera diffondesse le narrazioni del nemico islamista del governo egiziano.
Per non dire del contributo del Qatar agli eventi antisemiti degli ultimi due anni negli Stati Uniti e altrove. Oltre, naturalmente, ai lauti finanziamenti del Qatar nel corso degli anni per il potenziamento militare, la propaganda e le retribuzioni di Hamas.
In breve, il Qatar non è amico dell’America (né dell’Occidente). È suo nemico, proprio come è nemico degli arabi alleati dell’America, del popolo ebraico e dello Stato ebraico.
E non è solo un nemico politico. È un nemico di civiltà, un nemico corruttore, che ha inquinato la politica, il mondo accademico, i media e lo sport del mondo libero.
Ecco perché l’atteggiamento nei confronti del Qatar deve cambiare.
In primo luogo, le basi militari americane in Qatar dovrebbero essere trasferite, magari in Egitto. Il Qatar non merita di ospitarle, e non è affidabile.
In secondo luogo, gli investimenti del Qatar in Occidente dovrebbero essere attentamente indagati, soprattutto nelle università, dove il denaro del Qatar non è mai servito per promuovere i valori occidentali di libero pensiero e ricerca indipendente, ma per sabotarli, come hanno dimostrato chiaramente gli eventi dello scorso anno nei campus statunitensi.
In terzo luogo, le imprese del Qatar dovrebbero essere sanzionate. I leader del Qatar dovrebbero essere sanzionati, come i terroristi jihadisti che loro hanno finanziato, e le aziende del Qatar che cercano asset occidentali – dai grattacieli alle compagnie aeree, dai club sportivi agli hotel – dovrebbero essere respinte.
Infine, il Qatar dovrebbe essere escluso dalla ricostruzione di Gaza quando finalmente arriverà il momento di farla.
I 54 anni di indipendenza del Qatar sono stati una doppia tragedia.
Sul piano psicologico, il Qatar è stato vittima della nota Sindrome della Ricchezza Improvvisa: la maledizione del vincitore della lotteria che viene spinto dall’improvviso tesoro inaspettato a fare cose molto stupide.
Sul piano politico, il Qatar ha incarnato il secolo sprecato del mondo arabo: un’epoca in cui circa 400 milioni di arabi sono rimasti per lo più indigenti nonostante si ritrovassero a possedere gran parte del petrolio e del gas mondiale.
I petrodollari arabi che avrebbero potuto essere usati per istruire, emancipare e arricchire milioni di arabi, dal Marocco all’Iraq, sono stati invece spesi in mega eventi inutilmente sfarzosi come la Coppa del Mondo, costosi acquisti boriosi come il Ritz e il Savoy di Londra e costose micidiali macchine di morte come al-Qaeda e Hamas.
Il mondo divorzierà dal Qatar domani mattina? Certo che no.
Israele, dal canto suo, l’ha appena fatto.
(Da: Jerusalem Post, 12.9.25)
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