giovedi` 25 dicembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
11.09.2025 L'11 settembre ideale per Hamas
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 11 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «È un 11 settembre che piace a islamisti e Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 11/09/2025, a pag. 1, con il titolo "È un 11 settembre che piace a islamisti e Hamas", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Oggi è l'anniversario dell'11 settembre, del più micidiale attacco jihadista al cuore dell'Occidente. E gli islamisti, pur avendo perso la guerra sul campo, hanno vinto la guerra dell'informazione. A parte poche eccezioni, i media seguono la narrazione di Hamas e dei Fratelli Musulmani, contro Israele.

È venuto il momento di porci e di porre la domanda più semplice e più terribile: quando manca ormai meno di un mese al secondo anniversario del 7 ottobre, cosa potrebbe desiderare di meglio Hamas?
Certo, sul campo ha perso quasi tutto, e la sua stessa cupola è stata praticamente annientata. Quella guerra – la guerra sul terreno – i terroristi l’hanno persa in modo clamoroso e nettissimo, grazie alla determinazione di Benjamin Netanyahu (sì, le personalità singole possono cambiare il corso della storia, proprio come accadde nel secolo scorso con Winston Churchill).
Ma l’altra guerra, cioè la guerra mediatica, la guerra dei cuori e delle menti? Quella invece Hamas l’ha stravinta. Anche per errori di Netanyahu, questo è evidente: o forse il premier israeliano non si è nemmeno posto il problema di partecipare a questo secondo conflitto.
E però ciò che conta è come dalle nostre parti – no, non dalle parti di Libero, questo è chiaro – si sia collaborato e si continui attivamente a collaborare al racconto di Hamas, alla “narrazione” dei terroristi, con un’energia e una dedizione degne di miglior causa.
Andiamo al sodo. In Italia, per contare i giornali non apertamente anti-israeliani, bastano le cinque dita di una sola mano: non si va oltre.
Per trovare dei talk-show minimamente equilibrati su questo tema, è sufficiente un numero di dita ancora inferiore.

LO CHIEDE ANCHE LA LEGA ARABA

Tutto il resto – intellettuali, artisti, cinematografari, opinionisti, influencer, morti di fama e scappati di casa assortiti – compone un immenso coro di conformismo. Quel coro non riesce a dire mezza parola sugli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi: nemmeno una frasetta, magari furba e ipocrita. Niente.
Peggio: quel coro non riesce nemmeno ad avvicinarsi a ciò che la Lega Araba (non certo una comitiva di sionisti) chiede da settimane: e cioè che Hamas deponga le armi e restituisca i sequestrati, vivi o morti che siano.
Di più: lo stesso – vero e incombente – pericolo islamista, anche qui, nelle nostre città, è rimosso, smorzato, sottovalutato. Oggi – per dire – è l’11 settembre: possibile che quella data terribile ci appaia così lontana? Come si fa a non capire che il progetto jihadista è sempre il medesimo? E cioè uccidere o sottomettere gli infedeli (non solo gli ebrei, pure i cristiani, e in generale gli occidentali), in base a una interpretazione estremista ma ormai non certo minoritaria del messaggio religioso islamico.
Dovremmo parlare di questo, e invece – resi ciechi come i protagonisti delle tragedie greche – il nostro vaniloquio si volge in altre direzioni.
Ecco l’ineffabile baronessa von der Leyen, a cui non crede più nessuno ma è ancora lì, simulacro di se stessa, a straparlare di misure sanzionatorie contro Israele. Puntuale, arriva l’onnipresente Francesca Albanese, ormai portata in processione come una madonna pellegrina, a dire che è troppo poco.
E nessuno – tranne pochissimi – chiede conto ad Albanese della sua parzialità. Non riesce a dire con nettezza che Hamas è un gruppo terrorista.

NEANCHE UNA PAROLA...

Non riesce nemmeno a parlare (eppure anche questo doveva essere al centro del suo rapporto) della violenza che Hamas ha esercitato verso gli stessi palestinesi: oppositori trucidati, donne segregate, omosessuali perseguitati, giornalisti e avvocati oggetto di repressione sistematica. Niente, non una sillaba, non un sospiro, non un “appello”, non un regista, non un attore, non un telepredicatore che osino esporsi anche solo al rischio di un minuto di impopolarità per raccontare un grammo di scomoda verità.
Dalle nostre parti, ne siamo certi, perderemo forse qualche “like” sui social. Ma qui a Libero, tra qualche anno, diversamente da altri, non avremo motivo di vergognarci per ciò che abbiamo scritto e stiamo scrivendo.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT