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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
10.09.2025 La vendetta di Israele
Cronaca di Costanza Cavalli

Testata: Libero
Data: 10 settembre 2025
Pagina: 6
Autore: Costanza Cavalli
Titolo: «La vendetta di Israele scende dal cielo del Qatar. Cinque uomini di Hamas uccisi in un raid aereo»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/09/2025, a pag. 6, il commento di Costanza Cavalli dal titolo "La vendetta di Israele scende dal cielo del Qatar. Cinque uomini di Hamas uccisi in un raid aereo".

I terroristi non sono più al sicuro, da nessuna parte nel mondo, nemmeno quando si rifugiano negli hotel di lusso di Doha nel Qatar. L'emirato arabo che ha sempre fatto il doppio gioco, da una parte foraggia il jihad, dall'altra si rivende come mediatore, non è più un "santuario" intoccabile, dal momento in cui i capi di Hamas sono stati colpiti a Doha, da aerei israeliani e con il beneplacito di Trump.

Neanche 1.600 chilometri di distanza da Israele sono abbastanza: dopo 23 mesi di guerra, i vertici di Hamas non sono più al sicuro. Né quelli che stanno nella rete di tunnel nella parte occidentale di Gaza City (la cui assicurazione sulla vita sono gli otto, dieci ostaggi israeliani rimasti vivi sui cinquanta totali) né la leadership politica, che soggiorna negli hotel a cinque stelle, ospiti dell’emiro, lo sceicco Al Thani, o nelle villette della capitale del Qatar.
A Doha, che con una mano finanzia l’organizzazione islamica e con l’altra media per il cessate il fuoco, nel pomeriggio di ieri, a poche ore di distanza dall’attentato che lunedì ha ucciso sei persone alla fermata dell’autobus di Gerusalemme, più di dieci caccia dell’aeronautica militare israeliana hanno sganciato dieci ordigni sull’edificio-quartier generale dei terroristi, dove era in corso una riunione per discutere il piano per il cessate il fuoco proposto da Washington. Sei, al momento, le vittime: Himam al-Hayya, figlio del leader di Hamas Khalil al-Hayya; Jihad Labad Abu Bilal, direttore dell’ufficio del capo negoziatore dei palestinesi; tre collaboratori, forse guardie del corpo o consiglieri. È stato ucciso anche un membro delle forze di sicurezza interna del Qatar.
L’operazione, ribattezzata “Vertice di Fuoco”, è stata immediatamente rivendicata dalle forze armate israeliane. Nel mirino, la leadership di Hamas «direttamente responsabile del brutale massacro del 7 ottobre e che ha orchestrato e gestito la guerra contro Israele». La decisione di attaccare risale a lunedì, immediata conseguenza della sparatoria contro i civili israeliani e dell’uccisione di quattro soldati delle Forze di difesa israeliane (Idf) appena fuori Gaza City. Netanyahu, in una dichiarazione congiunta con il ministro della Difesa Israel Katz, ha dichiarato di aver dato il via libera alle «istruzioni impartite ieri sera alle Idf e allo Shin Bet (l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello stato di Israele, ndr)», si legge nel comunicato. Gli attacchi sono stati eseguiti «alla luce di un’opportunità operativa».
La nota aggiunge che il raid è «completamente giustificato alla luce del fatto che la leadership di Hamas è stata quella che ha avviato e organizzato il massacro del 7 ottobre e da allora non ha smesso di lanciare azioni omicide contro lo Stato di Israele, inclusa l’assunzione di responsabilità per l’omicidio dei nostri cittadini nell’attacco di ieri a Gerusalemme», rivendicato dai jihadisti nella mattinata di ieri.
La Casa Bianca ha reso noto che «bombardare unilateralmente il Qatar, una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti che sta lavorando duramente e correndo rischi per mediare la pace, non favorisce gli obiettivi di Israele o dell’America». La portavoce Karoline Leavitt ha anche informato che l’amministrazione Trump è stata informata dell’attacco a Doha «mentre Israele stava attaccando Hamas». Ricevuta la notizia del piano, l’ex tycoon ha «immediatamente informato il governo del Qatar dell’imminente attacco israeliano» sulla capitale. In serata lo stesso Trump ha confermato: «La decisione di attaccare il Qatar è stata di Netanyahu e non mia». Poi ha aggiunto: «Hamas liberi tutti gli ostaggi, voglio che la guerra finisca ora».
E d’altronde era impossibile pensare che nella capitale del Paese dove ha sede la maggiore base militare americana del Medio Oriente, Al Udeid, non sia stata attivata né la difesa aerea qatariota né quella americana. Dopodiché, ha continuato Leavitt, Trump ha parlato con Netanyahu: «Il presidente vuole fare la pace e crede che questo sfortunato episodio possa servire come un’opportunità di pace». In questo senso, «eliminare Hamas, che ha tratto profitto dalla miseria di coloro che vivono a Gaza, è un obiettivo che vale la pena perseguire». Infine, il presidente ha telefonato e rassicurato l’emiro «che una cosa simile non accadrà più sul loro territorio». Poche ore dopo il bombardamento, a dimostrazione della volontà chirurgica dell’attacco israeliano, l’ambasciata statunitense in Qatar ha revocato l’ordine di restare a casa al suo personale diplomatico nel Paese.
Unanime, da parte dei capi di stato e di governo del Medio Oriente, la condanna del bombardamento. Il ministro degli esteri qatarino ha parlato di «vile attacco israeliano, una palese violazione di tutte le leggi e le norme internazionali». Gli hanno fatto eco Egitto (mediatore negli accordi di pace insieme con Doha e Stati Uniti), Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Turchia, Iran, Libano e Autorità nazionale palestinese. Oltre ai proclami, però, di reazioni armate non ce ne sono. A dimostrazione che il Medio Oriente intero vede ormai Hamas come ostacolo alla pace.

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