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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
09.09.2025 Tutte le nostre offerte di pace al terrorismo islamico non ci salveranno la pelle
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 09 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Tutte le nostre offerte di pace al terrorismo islamico non ci salveranno la pelle»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Tutte le nostre offerte di pace al terrorismo islamico non ci salveranno la pelle". 


Giulio Meotti

Le sei vittime dell'attentato a Gerusalemme. Clicca sulla foto per vedere i due video

In apertura di articolo pubblico due video. 

Il primo filmato proviene dall’attentato di questa mattina a Gerusalemme, quartiere di Ramot.

Due terroristi palestinesi di Ramallah, che è la capitale di quella che il mondo chiama “Autorità Nazionale Palestinese”, entrano in un autobus e sparano, uccidendo sei israeliani (tre sono rabbini).

Il secondo filmato proviene da un villaggio cristiano in Nigeria, dove 7.000 cristiani sono stati uccisi in questi primi otto mesi del 2025.

Israele e Nigeria, due paesi separati da 6.000 chilometri: ebrei e cristiani, scene identiche di folle che scappano nel panico cercando di salvarsi la vita sotto i colpi di fucile di sottofondo, la stessa ideologia di morte e sottomissione.

Una delle sentenze più celebri attribuite a Winston Churchill è, senza dubbio, la definizione di appeaser: “Colui che alimenta il coccodrillo sperando che questi lo mangi per ultimo”.

O per dirla con l’israeliana Fleur Hassan-Nahoum: 

Il palestinismo è l’ideologia politica che un pezzo d’Occidente ha abbracciato cercando di essere mangiato per ultima.

Il premier socialista spagnolo Pedro Sánchez oggi ha annunciato un pacchetto di misure contro Israele. Tragica ironia che sia il premier di un paese da cui proveniva proprio una delle vittime dell’attentato a Gerusalemme, Yaakov Pinto.

Evidentemente Atocha non è bastata agli spagnoli. Sinistre e fanatici islamici distruggeranno la nostra civiltà, complici i nostri concittadini in mala fede e tante, troppe brave persone che si battono per la pace, “a tutti i costi”?

Lo pensa Rafael Bardaji, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del premier spagnolo José Maria Aznar: “La famigerata strada araba e musulmana si è spostata dal Medio Oriente all'Occidente con l'acquiescenza di conservatori timidi e la compiacenza di una sinistra infantile e nichilista”.

Durante una recente visita in nord Europa (di cui scriverò nella newsletter), mi è tornato in mente il libro del filosofo tedesco Oswald Spengler, Il tramonto dell'Occidente. Descrive l'ascesa e il crollo di antiche civiltà, avvertendo che lo stesso destino attendeva l'Occidente. Spengler predisse che alla fine di ogni civiltà in declino c’è “il fellah”.

Ma il palestinismo è anche una religione sostitutiva nata dalla stanchezza spirituale dell'Occidente e dalla sete di vendetta del mondo islamico. Una religione senza trascendenza ma satura di sacro, radicata in due immaginari che convergono nell’odio più potente del nostro tempo: Khaybar, l’omicidio rituale degli ebrei da parte di Maometto, e il Golgota.

I volontari religiosi di Zaka puliscono la scena dell’attentato dai resti e dal sangue delle vittime

Per le strade di Parigi e Milano e Londra, si grida “Khaybar, Khaybar, ya Yahoud!” – un ricordo del VII secolo, quando Maometto annientò le tribù ebraiche d'Arabia. È una ferita diventata una promessa: l'ebreo finisce sempre per cedere. Khaybar non è una pagina di storia; è una cicatrice teologica. Ecco che Israele, sovrano, armato e resistente, è un insulto a questa cicatrice.

La secolarizzazione occidentale non ha cancellato il Golgota, l’ha trasposta dall’ebreo singolo all’ebreo collettivo. E l’Occidente scristianizzato ha scelto una nuova Passione: il musulmano palestinese crocifisso dagli ebrei israeliani. Nelle immagini mediatiche, il palestinese è sempre l'innocente martirizzato e Israele il carnefice, anche quando il primo decapita e il secondo si difende.

E così l'Occidente non combatte più i suoi nemici, ma se stesso.

Persino un filosofo libertario e ribelle come Michel Onfray ce lo ha ricordato: “Ciò che accade in Israele agisce come un marcatore dell’evoluzione della malattia che metastatizza la civiltà giudeo-cristiana. Questo grande piccolo paese svolge il ruolo del canarino che i minatori un tempo portavano con sé in fondo alla miniera: il gas che soffocava gli uccelli annunciava che stava per uccidere i minatori. Solo che, qui, l’uscita di sicurezza è già sepolta sotto le macerie”.

L'Occidente non capisce Hamas. Ma Hamas capisce l'Occidente.

Nel libro Pietre miliari, l’ispiratore dei Fratelli Musulmani Sayyid Qutb formula una frase che contiene i semi di una delle dinamiche ideologiche più potenti del nostro tempo:

“Dobbiamo colpire l'Occidente nel suo senso di colpa affinché si dissolva dall'interno, mentre ricordiamo al nostro popolo la gloria delle prime lotte dell'Islam”.

Personaggi come Jeremy Corbyn nel Regno Unito o Jean-Luc Mélenchon in Francia o Giuseppe Conte e corifei in Italia, ponendo la causa palestinese come perno morale del loro discorso politico, fanno parte di questa dinamica. Ogni dichiarazione a favore dei palestinesi serve tanto a denunciare Israele quanto a purificare l'Occidente dalla sua stessa colpa e a cercare voti per le elezioni.

Dal 1967, la causa palestinese ha cessato di essere un mero conflitto territoriale ed è diventata uno specchio morale rivolto all'Occidente. È una guerra morale. Una guerra di “narrazioni”. Una strategia di dissoluzione della civiltà.

La menzogna elevata a morale universale.

E il palestinismo attecchisce in Occidente in una categoria particolare: quella evocata da Jacques Ellul, i “semi-istruiti”: le masse istruite ma prive di cultura, fragili e credulone, sature di immagini e di slogan. Credono di pensare, ma si limitano a ripetere.

Ellul ha osservato che la propaganda non raggiunge le masse, ma gli imbecilli, coloro che vivono nell'universo morale dei media. Il palestinismo ha trovato lì il suo bersaglio: studenti, intellettuali, élite politiche plasmate dall'idea che l'Occidente debba espiare.

Sono quelli che George Orwell ha definito “il cane addestrato, che è quello che fa il suo salto mortale anche senza frusta”.

E qui la propaganda palestinese gioca su due registri: in arabo, esalta la vendetta e la conquista col sangue, promettendo il ritorno dell'esercito di Maometto e la vittoria sugli ebrei. In inglese e in italiano e in francese, presenta una Passione laicizzata: il palestinese martirizzato dall'oppressore bianco.

È la grande messa nera del nostro tempo, celebrata a Khaybar e sul Golgota, dove Israele occupa il posto del nemico metafisico. Ma non abbiamo ancora capito che stavolta, dopo l’ebreo, sarà l’Occidentale a doversi offrire alla lama del Khaybar.

Lo sceicco Yusuf al-Qaradawi, leader spirituale dei Fratelli Musulmani, scomparso tre anni fa, emanò un'ordinanza religiosa per incoraggiare i suoi seguaci in quella che lui chiamava la “terra dei miscredenti”, l’Europa. Qaradawi disse:

“Costantinopoli fu conquistata nel 1453 dal sultano ottomano Mehmed II, figlio di Murad. Ora rimane solo Roma, a questo aneliamo. Il significato è chiaro: l'Islam tornerà in Europa ancora una volta come conquistatore e vincitore, dopo essere stato espulso due volte. Credo che questa conquista non avverrà con la spada, ma attraverso la predicazione e la diffusione dell'ideologia islamica... finché l'Islam non abbraccerà sia l'Oriente che l'Occidente (in altre parole, il mondo intero)”.

I musulmani hanno una lunga memoria. Non hanno mai rinunciato ad al-Andalus, la Spagna islamica, anche se oggi il governo spagnolo immagina di poter comprare la “pace sacrificando gli ebrei, come fece nel XV secolo. Madrid ora progetta di riconoscere uno stato terrorista palestinese che esiste solo nella fantasia spagnola, sperando che i musulmani ne siano soddisfatti. Non lo saranno. Dovrebbero leggere Qaradawi.

La Francia ha dimenticato l'eredità di Carlo Martello. Come i suoi predecessori negli anni '30, Emmanuel Macron è cieco ai pericoli alle sue porte, non riuscendo a vedere la brutale realtà: uno stato palestinese esiste già a Parigi e in altre città francesi, da tempo conquistate da immigrati musulmani.

Cosa farebbe l’Inghilterra se i terroristi islamici uccidessero 15.000 dei loro in un solo giorno?”, ha chiesto Benjamin Netanyahu al premier britannico Keir Starmer.

Ho la risposta: non farebbe niente.

Ecco perché Starmer ha appena nominato Shabana Mahmood nuovo ministro degli Interni del Regno Unito. Ha prestato giuramento sul Corano, preso parte a manifestazioni per la “globalizzazione dell’Intifada” e difeso la ong Islamic Relief.

Shabana Mahmood

Ecco, questo è quello che più mi spaventa, che ci faremmo massacrare offrendo fiori, candele, scuse e un Corano su cui giurare fedeltà.

L’origine del nome Ramot, dove si è verificato oggi l’attentato a Gerusalemme, deriva dal profeta biblico Samuele: “E Samuele morì e tutto Israele si radunò e lo pianse, e lo seppellirono nella sua casa a Rama”.

Noi occidentali quando ce lo ricorderemo, da dove veniamo?

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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