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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.09.2025 Tra guerra civile e Accordi di Abramo: Il caso del Sudan
Analisi di Mattia Preto

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Mattia Preto
Titolo: «Tra guerra civile e Accordi di Abramo: Il caso del Sudan»

Tra guerra civile e Accordi di Abramo: Il caso del Sudan
Analisi di Mattia Preto

Intesa tra Israele e Sudan per normalizzare i rapporti - L'Osservatore  Romano
Eli Cohen in visita ufficale in Sudan nel febbraio 2023 mentre stringe la mano a Abdel Fattah Al-Burhan. Il Sudan, devastato da una guerra civile dal 2023, vive la peggiore crisi della sua storia, con violenze diffuse e rischio di frammentazione. Dopo anni di ostilità verso Israele, con al-Burhan aveva avviato la normalizzazione dei rapporti firmando gli Accordi di Abramo, ma il conflitto ha rallentato il processo di normalizzazione.

Dilaniato da una guerra civile che perdura da oltre due anni, il Sudan si trova ad affrontare la peggior crisi della sua storia: uno dei conflitti più brutali degli ultimi anni, caratterizzato da crimini di guerra dilaganti, tra cui l’uso sistematico degli stupri come arma, e da una drammatica carenza di viveri e beni di prima necessità. In questo scontro le forze governative sono guidate da Abdel Fattah al-Burhan, alleato di Israele, che prima dell’inizio del conflitto auspicava addirittura di poter visitare lo Stato ebraico.

In passato, il Sudan è stato un acerrimo nemico di Israele, fungendo da base logistica per i rifornimenti ad Hamas e ad altri gruppi terroristici della regione. La sua capitale, Khartoum, è ricordata come la città dei “tre no” sanciti dalla Lega Araba nel 1967: nessuna pace, nessun riconoscimento e nessuna negoziazione con Israele. Il cambio di rotta avvenne nel 2019, quando un colpo di Stato portò le forze armate a rovesciare il regime di Omar al-Bashir, instaurando un governo di transizione guidato da al-Burhan, che promise una transizione democratica.

I primi contatti tra Gerusalemme e Khartoum avvennero a sorpresa durante una visita in Uganda del primo ministro Benjamin Netanyahu, che incontrò al-Burhan. Quel colloquio si rivelò decisivo, da allora il leader sudanese iniziò a mostrare segnali di apertura, come l’autorizzazione al sorvolo dello spazio aereo da parte di tutti i voli israeliani.

Successivamente, il Sudan abrogò la legge che vietava ogni relazione con Israele e, nel gennaio 2021, firmò gli Accordi di Abramo. La firma lo svincolò dall’asse del terrore, consentendo agli Stati Uniti di rimuovere Khartoum dalla lista dei Paesi sponsor del terrorismo, come previsto dall’intesa se avesse normalizzato i rapporti con Israele. Per Gerusalemme, il Sudan era un tassello chiave nella lotta al terrorismo di Hamas, poiché la maggior parte dei rifornimenti iraniani transitava dal Sudan prima di essere contrabbandata attraverso l’Egitto. In cambio, Israele promise sostegno tecnologico, soprattutto in campo agricolo, in cui Khartoum dispone di terre fertili ma scarsamente produttive a causa del basso livello tecnologico.

Il 2023 rappresentò un anno cruciale nelle relazioni bilaterali. A febbraio, l’allora ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen si recò a Khartoum per incontrare al-Burhan: la promessa era quella di firmare ufficialmente la normalizzazione in una cerimonia pubblica a Washington. Tuttavia, nell’aprile 2023 la situazione precipitò e il governo di transizione fu costretto a fronteggiare la ribellione delle Forze di Supporto Rapido (RSF).

La guerra civile ha fatto vacillare gli accordi. Secondo fonti di intelligence, al-Burhan avrebbe acquistato armi e droni dall’Iran: un fatto che, se confermato, avrebbe conseguenze gravissime, legando il Paese agli ayatollah. Il riavvicinamento è stato reso evidente dalla riapertura dell’ambasciata iraniana a Khartoum nel luglio 2024, dopo la chiusura del 2016. In una recente intervista concessa a Bernard-Henri Lévy (pubblicata su Informazione Corretta), al-Burhan si è difeso sostenendo: “L'Iran ha aperto un’ambasciata, nient’altro. Non ci sono esperti militari né forniture di armi, come sostiene la disinformazione degli aggressori”. Nonostante ciò, la preoccupazione di Israele rimane: il bisogno urgente di aiuti militari potrebbe spingere il Sudan ad accordarsi con chiunque.

Secondo i media israeliani, un emissario di al-Burhan si sarebbe recentemente recato in Israele per rafforzare i rapporti bilaterali, messi a rischio dal riavvicinamento a Teheran.

Il Sudan sta attraversando una crisi esistenziale, in cui è messa in discussione la stessa unità del Paese. Israele ha interesse a perseguire i propri obiettivi strategici in Sudan, ma l’attuale situazione suggerisce un atteggiamento più cauto. A concludere, riportiamo le parole di al-Burhan sugli Accordi di Abramo, pronunciate nel 2025: “È stata soltanto la guerra civile a rallentare il processo di ratifica, e sono pronto a qualsiasi forma di cooperazione con lo Stato ebraico finalizzata alla sicurezza, contro il terrorismo, il nemico comune”.

Mattia Preto


takinut3@gmail.com

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