Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Testata: Libero Data: 09 settembre 2025 Pagina: 1/14 Autore: Mario Sechi Titolo: «Francia in crisi. 'Le président' non ha capito che il problema è lui stesso»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/09/2025, a pag. 1/14 con il titolo "Francia in crisi. 'Le président' non ha capito che il problema è lui stesso" l'editoriale di Mario Sechi.
Mario Sechi
Bayrou lascia, Macron resta. Il presidente francese ha nominato ben sette primi ministri e nessuno ha retto alla prova della maggioranza. Ma non molla: nominerà un altro premier e continuerà a governare in minoranza, senza capire che il problema è lui stesso.
Una buona e una cattiva notizia per la Francia: François Bayrou se ne va, Emmanuel Macron resta. È la prima volta nella storia della Quinta Repubblica che un primo ministro viene sfiduciato dall’Assemblea nazionale, un altro record di Macron che sembra non aver compreso il fatto fondamentale della crisi: il problema è lui. “Le President” finora ha nominato 7 premier, la situazione economica è peggiorata, i conti pubblici si stanno avvitando, la fiducia sull’Eliseo è al minimo storico, la classe dirigente non sa come affrontare la crisi e lui, Macron, continua con l’accanimento terapeutico. Paolo Gentiloni ieri su Repubblica ha detto che non bisogna godere dei guai altrui e che ora è il momento di «rilanciare i nostri rapporti di amicizia». Con tutto il rispetto per la sua felpata diplomazia, ricordo a Gentiloni due fatti che consigliano prudenza: Bayrou qualche giorno fa ha incautamente accusato Palazzo Chigi di concorrenza sleale sulla Flat Tax per i lavoratori che si trasferiscono da Londra in Italia, ma si tratta di una misura presente anche in Francia e i numeri di Parigi sono addirittura superiori (leggere il commento scritto ieri da Lionel Laurent su Bloomberg); quanto a Macron, non ha perso il vizio di fare fughe in avanti sui dossier internazionali, la sua gestione della coalizione dei volenterosi è a dir poco caotica (vedere le scarse adesioni alla sua idea di inviare truppe in Ucraina) e si muove con il pensiero fisso di spiazzare Meloni, cosa che non gli riesce perchéa differenza dei suoi predecessori - la premier ha una sua agenda di politica estera non subalterna e disancorata da vecchi schemi che o sono saltati per divergenza di interessi (l’asse tra Francia e Germania) o non ci sono più (la presenza del Regno Unito nell’Ue come agente di riequilibrio tra Parigi e Berlino). L’élite della sinistra è in difficoltà, non ha registrato il cambiamento di scenario politico innescato dai propri errori.
La crisi profonda della Francia non è un evento improvviso, viene da lontano, è una parabola di cui non c’è mai traccia nelle dotte analisi della stampa progressista. Il terzo volume della Storia intima della Quinta Repubblica, scritta da Franz-Olivier Giesbert e pubblicata da Gallimard, ha questo titolo: Tragedia francese. È un drammatico racconto che, tra i tanti, mette sotto accusa Mitterrand, Chirac, Balladur, Jospin, Sarkozy, Hollande e Macron, definiti «dei demolitori». I presidenti passano male politiche restano, sono i picchi sismografici di scelte sbagliate che si accumulano e sfociano prima nel disordine dei casseurs e dei Gilets jaunes, e poi nella paralisi dei governi senza futuro.
Non c’è solo il problema della stabilità finanziaria (il 12 settembre ci sarà la valutazione del rating sovrano da parte di Fitch), la Francia è una nazione sotto shock che deve fare i conti, tutti i giorni, con il nemico interno della minaccia islamista. Bayrou ieri in Parlamento ha detto: «Avete il potere di rovesciare il governo, ma non di cancellare la realtà». Ha ragione, ma quel che è mancato è l’ammissione degli errori colossali consumati durante il macronismo. Bayrou ha parlato in aula dell’indebitamento, ma ha mancato anche lui l’appuntamento con la realtà che ha evocato, perché il vero male della Francia è il sottosopra dello scenario politico, quello della «nevrosi» che Michel Houllebecq individuò come una premonizione, un presagio e un’anticipazione del domani, il dono che hanno solo i grandi scrittori. Macron ha continuato a dissipare il tempo, arrovellarsi, cercare una soluzione impossibile da laboratorio alchemico, aumentando la spaccatura tra istituzioni e società. È il punto che anche Gentiloni dimentica, l’ex premier scrive su Repubblica che «la spesa pubblica, che al 57% del Pil è la più alta tra le economie avanzate del mondo, ha ovviamente contribuito all’ascesa del debito», ma nel dimostrare la sua competenza sembra mancare di conoscenza dello scenario politico o, forse, preferisce sorvolare su una storia che non corrisponde alla imprese delle “macroniadi” che la sinistra ha sempre cantato senza alcuna prudenza e senso della realtà, ricorrendo ogni volta che sentiva l’odore della sconfitta al soccorso della sinistra francese contro la destra italiana, un gioco di sponda che è finito sotto le macerie della storia. Il fatto stupefacente (che rende ancora più grave il giudizio su Macron) è che la Francia rispetto all’Italia ha degli intellettuali che hanno saputo cantare fuori dal coro, scrittori e filosofi che ammonivano sui pericoli già presenti e su quelli che sarebbero arrivati, non c’è solo Houllebecq, tra coloro che hanno colto la crisi ricordo Alain Finkielkraut e Michel Onfray, l’orwelliano Jean-Claude Michéa che con un colpo di genio definì la sinistra ecologista francese, il bersaglio dei gilet gialli, come la gauche kérosène, l’élite che viaggia in aereo mentre mette al bando il diesel dei lavoratori che non possono permettersi l’auto elettrica. Sembrava uno scherzo, uno sberleffo, un temporale che sarebbe passato. Era tutto previsto, anticipato, messo nero su bianco. Poi è arrivato Bayrou con una legge di bilancio che prevede 44 miliardi di euro di tagli e nel casinò di Macron rien ne va plus. Avanti un altro.
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