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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Giornale Rassegna Stampa
09.09.2025 Israele e la nuova Intifada della Cisgiordania. La guerra arriva a Gerusalemme
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 09 settembre 2025
Pagina: 5
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele e la nuova Intifada della Cisgiordania. La guerra arriva a Gerusalemme»

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 09/09/2025 a pag. 5 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Israele e la nuova Intifada della Cisgiordania. La guerra arriva a Gerusalemme".


Fiamma Nirenstein

Attacco terroristico a Gerusalemme, sei morti. Hamas festeggia ma non rivendica. Il terrore parte dalla Cisgiordania, gli attentati sventati sono stati un migliaio, in questo caso i due terroristi sono riusciti a passare attraverso le barriere di sicurezza. In Israele c'è pace solo laddove prevale l'esercito israeliano.

Ci sono stati tre anni, dal 2000 al 2003, quando ogni giorno saltava per aria un autobus o si compieva un strage in una pizzeria o in un ristorante. Era la Seconda Intifada. Si superarono i mille morti, finchè un giorno Israele, dopo la strage del Park Hotel a Natanya, 30 morti seduti a tavola al ristorante, mosse le truppe nelle cittadine madri del terrore, e lo sconfisse. Più avanti Ariel Sharon, che aveva deciso l’operazione decise lo sgombero di Gaza. Poi, ancora, la storia punteggiata di tentativi di pace ha portato al 7 di ottobre e a rendersi conto di quanto  Israele sia un Paese assediato che può cercare di fermare la guerra solo capendo che l’attacco jihadista è concatenato, e mortale: ieri i passeggeri innocenti di un autobus che dal nord di Gerusalemme li avrebbe dovuti portare a lavorare in centro, il giorno prima i viaggiatori nell’aereoporto di Eilat, prima ancora tutti gli abitanti del bordo sud confine della Striscia, e più a nord, lungo il bordo del Libano, mentre in lontananza balena l’Iran con le sue armi mortali.

Il fuoco si ferma, e si è fermato, solo laddove Israele riesce a bloccarlo con le armi: altrimenti Israele è così piccola che i botti dei missili e dei droni si sentono ovunque e seguitano a mandare tutti i cittadini nei rifugi, e a rendere gli autobus strumenti di morte. Dal 7 ottobre lo si sa un po' meglio, e stavolta il volto davvero molto corrucciato di Netanyahu alla fermata della strage dice più delle parole. Israele sa questa volta che la Giudea e la Samaria, il West bank, possono essere il prossimo scenario di un attacco furioso di Hamas. La Jihad non può perdere, c’è scritto nel Corano, la vittoria verrà con la lotta contro gli infedeli, dal fiume al mare, e se questo ancora non è chiaro all’Occidente, è solo un vantaggio sia per la parte sciita che per quella sunnita che sta ormai conducendo una guerra senza quartiere. Nell’ultimo anno in Israele sono stati sventati 1000 attacchi terroristici. Questo invece è sgattaiolato dentro la rete di separazione da Katana, vicino a Ramallah, dove uno dei tanti passaggi notturni degli Shabachim, i lavoratori fuorilegge, sfugge ai controlli, e i due terroristi sono entrati.

Hamas si è congratulata, ma non ha rivendicato, perché evidentemente in Giudea e Samaria si è in una fase di sperimentazione e organizzazione in cui palesarsi potrebbe avere degli inconvenienti. Ma il grande piano balena all’orizzonte, e ha al centro Gerusalemme, quale boccone potrebbe essere più gustoso per la jihad, e anche più a portata di mano: tutto intorno c’è una corona di città e villaggi, come quelli da cui provenivano i due giovani assassini.

L’eccidio di ieri sembra differire nella ferocia dai tanti lungo le autostrade, in cui si spara sulle macchine che passano: qui i due terroristi armati di una pistola e di un fucile Carlo, circa 500 dollari di prezzo, facile da trovare, sono saliti sul bus affollato e hanno sparato in faccia alla gente, in stile 7 ottobre. In generale nel 2025 ci sono stati 54 attacchi, meno del solito perché dalla carneficina di Hamas anche la sorveglianza lungo il recinto di separazione è maggiore, e l’ingresso ai palestinesi è largamente vietato. Ma i tanti pertugi da cui ogni notte si entra illegalmente dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) sono svariati e il numero degli shabachim, presenze fuori legge, è circa di 40mila, una forza, che fra gli arabi israeliani può al bisogno trovare alleati, armi, rifugi, se la loro intenzione è portare l’inferno dentro Israele, preparare un attacco poderoso dentro Gerusalemme.

L’ Anp, un tempo interessata alla calma, per quanto cerchi di salvare le apparenze non ha più ruolo di moderazione, la sua opinione pubblica è molto minoritaria rispetto a Hamas e legata all’impostazione jihadista per cui Abu Mazen paga mensilmente ogni terrorista in carcere o la sua famiglia se è uno “shahid”. Israele oggi capisce meglio i pericoli, e sa che  si tratta della sua vita stessa. Macron che col prossimo voto dell’ONU vuole creare uno stato palestinese, dal quale non si hanno segni di distacco dallo jihadismo ha una funzione sola: spingere Israele a istituzionalizzare il più possibile la propria autodifesa.

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