Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
I consolati generali a Gerusalemme: soluzione ad una situazione senza precedenti Commento di Michelle Mazel
Testata: Informazione Corretta Data: 07 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Michelle Mazel Titolo: «I consolati generali a Gerusalemme: soluzione ad una situazione senza precedenti»
A parte gli Usa che riconoscono Gerusalemme capitale di Israele e vi hanno trasferito l'ambasciata, gli altri paesi, fra cui l'Italia e tutti gli europei, continuano a mantenere l'ambasciata a Tel Aviv e il consolato generale a Gerusalemme. Anche se gli ambasciatori devono accreditarsi presso il presidente israeliano: che è a Gerusalemme. Fino a quando continuerà questa finzione diplomatica?
Innanzitutto, un po' di storia: prima della Seconda Guerra Mondiale a Gerusalemme c'erano già circa venti consolati. Alcuni, come il consolato francese, furono istituiti secoli fa grazie alla grande importanza della città per il mondo cristiano e all'afflusso di viaggiatori e pellegrini. La loro funzione era quella di fornire servizi ai loro connazionali e di garantire la loro protezione ai conventi, ai monasteri e agli ospizi delle diverse comunità religiose, aiutando gli uni e le altre in caso di diatribe con le autorità ottomane. C'era persino una missione russa, chiusa quando la Russia entrò in guerra a fianco degli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale, e un consolato d’Etiopia. Il Piano di Partizione della Palestina, adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947, che prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo, mirava a riconoscere la città di Gerusalemme come entità separata – “corpus separatum” – sotto controllo internazionale. Una situazione che avrebbe consentito il mantenimento o l'istituzione a Gerusalemme di rappresentanze diplomatiche autonome, indipendenti dall'autorità delle ambasciate a Tel Aviv. Sappiamo come andò a finire. Israele accettò il piano, gli arabi lo respinsero e all’indomani della dichiarazione di indipendenza, gli eserciti del Libano, della Siria, dell'Emirato di Transgiordania, dell'Egitto e perfino dell'Iraq lanciarono un attacco concertato contro il giovane Stato ebraico con l'intenzione di annientarlo. Alla fine, l'emiro della Transgiordania occupò la Giudea e la Samaria, dove doveva nascere lo Stato arabo, e incorporò questi due territori nel suo “Regno di Giordania.” L'Egitto prese il controllo della Striscia di Gaza (evitando accuratamente di annetterla) e l'esercito israeliano cacciò le truppe arabe da Gerusalemme. Ciononostantela comunità internazionale si rifiutasse di riconoscere la sovranità di Israele sulla città o il provvedimento che ne avrebbe fatto la capitale dello Stato ebraico nel 1949. I consolati esistenti avevano quindi continuato a funzionare, svolgendo ora le tradizionali funzioni consolari di registrazione civile e rilascio dei visti. Durante la Guerra dei Sei Giorni, i giordani tentarono di impadronirsi di tutta Gerusalemme e la bombardarono, ma Tsahal riuscì a cacciarli e a respingerli oltre il fiume Giordano.
In attesa di trovare una soluzione per quel che concerne da un lato quelli che Israele chiama “territori contesi” e dall’altro la “questione palestinese”, ad eccezione degli Stati Uniti, che hanno riconosciuto la sovranità di Israele nella sua capitale e vi hanno trasferito la propria ambasciata, tutti i Paesi con un consolato generale a Gerusalemme, tra cui Belgio, Grecia, Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna e Turchia, fanno rientrare i contatti con l'Autorità Nazionale Palestinese nelle loro competenze, anche se questi Paesi hanno ambasciate a Tel Aviv.
Da notare che in Medio Oriente, come altrove, gli ambasciatori vengono a presentare le proprie credenziali al Presidente dello Stato di Israele presso la sua residenza a Gerusalemme.