Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Già 80mila palestinesi messi in salvo da Israele Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 05 settembre 2025 Pagina: 6 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Già 80mila palestinesi messi in salvo da Israele a Gaza»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/09/2025, a pag. 6, con il titolo "Già 80mila palestinesi messi in salvo da Israele a Gaza", la cronaca di Amedeo Ardenza.
L'IDF sta avvertendo la popolazione di Gaza City di lasciare le case che saranno teatro dell'ultima battaglia con Hamas. E già 80mila palestinesi se ne sono andati. La popolazione non viene "deportata": se rimanesse a casa, finirebbe vittima del tiro incrociato. Sarebbe peggio. In questo modo Israele sta mettendo in sicurezza la popolazione palestinese.
Carri di Gedeone 2, la nuova fase dell’operazione militare israeliana contro Hamas nella sua roccaforte di Gaza City, si fa ogni giorno più vicina. Le Forze di difesa d'Israele (Idf) hanno iniziato a sparare colpi di artiglieria contro aree disabitate della città nel nord della Striscia per spingere la popolazione civile a evacuare prima del previsto inizio dell’operazione militare. Lo riferisce il Times of Israel secondo cui «la decisione arriva mentre le stime delle Idf indicano che circa 200 mila dei circa un milione di residenti di Gaza City sceglieranno di rimanere nella città nonostante l’avvicinarsi della prevista invasione». E ieri il portavoce delle Idf Efi Defrin ha affermato che Israele controllerebbe già il 40% dei Gaza City.
Sarebbero intanto saliti a 80mila, da 70mila il giorno prima, i palestinesi evacuati dalla città, uno spostamento che Hamas ostacola: la strategia di difesa del gruppo terrorista si basa sull’uso dei civili come scudi umani e il loro allontanamento, volontario o coatto, da Gaza City rischia di scardinare questa dottrina.
Ecco perché ieri Hamas ha avvertito che le aree designate da Israele come sicure per l'evacuazione, tra le quali la zona meridionale di Al Mawasi e i campi profughi nel centro della Striscia, sono già sovraffollate e pericolose.
Sale intanto la tensione fra Israele e il Vecchio Continente. Ieri la vicepresidente della Commissione Ue, la spagnola Teresa Ribera, ha affermato durante un discorso a Parigi che la guerra a Gaza «è un genocidio che mette a nudo l'incapacità dell'Europa di agire e parlare con una sola voce».
In tema di narrativa antiisraeliana corroborata dalla propaganda del gruppo del terrore – una propaganda che troppo spesso i media occidentali rilanciano come fosse oro colato – va registrata ieri la felice notizia del ritrovamento di Amir: il bambino di Gaza, che secondo un ex contractor (poi licenziato) della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) era stato ucciso da un militare israeliano poco dopo essersi rifocillato presso un punto di distribuzione degli aiuti, è vivo ed è stato portato in un luogo sicuro. Secondo l'ex soldato delle forze speciali Usa, Anthony Aguilar, lo scorso 28 maggio il piccolo Amir, il cui vero nome è Abd al-Rahim 'Aboud'Mohammed Hamdan, era stato ucciso da «un muro di fuoco presso un centro Ghf». La notizia aveva fatto il giro del mondo permettendo al senatore democratico Usa e fustigatore d’Israele Bernie Sanders di affermare che il veterano Aguilar aveva «assistito ad atrocità commesse utilizzando i soldi dei contribuenti americani».
Nelle stesse ore Israele diffondeva la registrazione del video in cui Saad al-Maschal, ex preside di una scuola a Gaza, accusa Hamas di avere attaccato e ucciso i lavoratori di un centro per la distribuzione degli aiuti: fra le vittime c’era suo figlio. Nel video diffuso online l’ex preside della scuola accusa anche Hamas di abbandonare i residenti di Gaza, violare la loro dignità e rubare i loro averi.
Ma se è stata l’euro-spagnola Ribera a rilanciare il tema del presunto genocidio, ieri la diplomazia israeliana se l’è presa con un pesce più grande: il presidente francese Emmanuel Macron. Il ministro degli Esteri di Gerusalemme, Gideon Saar, ha informato il suo omologo di Parigi, Jean-Noel Barrot, che «non c’è spazio» per alcuna visita dell’inquilino dell’Eliseo in Israele «finché la Francia persiste nella sua iniziativa e nei suoi sforzi» di riconoscere uno Stato palestinese davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
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