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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
05.09.2025 Con D’Alema finiremo tutti al gigante asiatico succubi dei comunisti
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 05 settembre 2025
Pagina: 1/8
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Con gli amici di Xi Prodi e D’Alema finiremmo dritti in bocca al Dragone»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/09/2025, a pag. 1/8, con il titolo "Con gli amici di Xi Prodi e D’Alema finiremmo dritti in bocca al Dragone", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

D'Alema alla parata militare di Pechino, Prodi che parla da amico della Cina comunista. Con loro al potere, l'Italia sarebbe già inserita nel blocco orientale, assieme a Putin e Xi Jinping. La sinistra, che li considera padri nobili, farebbe la stessa cosa. 

Ma dove vorrebbero portarci Massimo D’Alema e Romano Prodi, impegnati - come vedremo - in una surreale rincorsa, in una sfida alla pechinese per stabilire, tra i due, chi sia il miglior amico italiano del regime cinese?
E, sulle orme di questi padri nobili, dove collocherebbe l’Italia, in termini di posizionamento geopolitico, un eventuale futuro governo di sinistra?
Si dice, e ovviamente c’è del vero, che per tradizione la politica estera non sposti molti voti. Sarà. Ma non viviamo tempi ordinari: che il mondo bruci e che la prospettiva sia cupa lo comprende chiunque, anche chi- per mille ragioni- si sente lontano dai grandi temi della politica mondiale.
E questo, obiettivamente, cambia le cose, anche in termini di scelte elettorali dei cittadini comuni. Infatti, ognuno comprende che, al di là delle faccende domestiche, conta e conterà moltissimo in che mani si metterà l’Italia nei prossimi anni rispetto al tema dei rapporti e delle alleanze internazionali.
Oggi c’è Giorgia Meloni, a cui anche gli avversari intelligenti - se ce ne fossero - dovrebbero riconoscere il merito di un posizionamento saggio e direi anche coraggioso, visto il clima mediatico ostile che circonda il governo: piedi ben saldi nel quadrante occidentale, relazione buona con Washington, e sforzo costante (esercizio di difficoltà estrema) per contribuire a ridurre la distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Né fughe in avanti euroliriche né contrapposizioni suicide rispetto a Washington: due errori esiziali. Esattamente l’inverso- per capirci- del tentativo di Macron di trasformare ogni dossier in un punto di divisione tra l’America e noi.
E invece che farebbero dall’altra parte, se vincessero nel 2027? Evito un mix di sarcasmo e masochismo, e quindi non starò a immaginare un Consiglio dei Ministri in versione horror presieduto da Elly Schlein, con Conte agli Esteri, Bonelli alla Difesa, Fratoianni alle Politiche Europee, la Boldrini delegata ai Servizi, e la Albanese mandata in Europa come Commissaria Ue, e così via. Non è davvero il caso di scherzare.
Ma - seriamente - quale sarebbe la scelta geopolitica di fondo di quella comitiva? I due grandi ispiratori li abbiamo visti all’opera nelle ultime quarantott’ore. Massimo D’Alema era in estasi in mezzo ai missili cinesi, perfino emozionato in occasione della cerimonia di nascita di uno schieramento di autocrazie unite e contrapposte all’Occidente. E Romano Prodi?
Per non essere da meno, ha firmato ieri un editoriale per sollecitare l’Europa a guardare da quella parte, a Est, per «trattare con forza, apertura, intelligenza e unità». Condizione spiega il Prof - per diventare «grandi», e cioè - immaginiamo neanche troppo maliziosamente - terzi tra Occidente e potenze asiatiche, e inevitabilmente meno collegati alla filiera atlantica.
Non c’è che dire: Pechino esercita su entrambi un fascino speciale. Ed è lo stesso fascino che ha già portato l’Ue alla capitolazione del Green Deal, che spalanca le porte a una nostra dipendenza energetica, e presto anche industriale, dai cinesi. E la comitiva degli attuali protagonisti della sinistra?
Schlein è Schlein, un mix di socialismo e linea pro-Pal. Conte è totalmente interno- culturalmente parlando - alla triangolazione tra Pechino, Teheran e Mosca. Fratoianni non ha bisogno di presentazioni. E Bonelli ha appena aderito alla rete islamo-marxista patrocinata da tipetti come Jeremy Corbyn.
Ecco, è in questa atmosfera che ci porterebbe la carovana della sinistra. Lontano dalla bussola della libertà e dell’Occidente, e dentro una confusa area in cui si sovrappongono regimi autoritari (Cina, Russia, Iran), islamismo radicale (ambienti di estremismo pro Pal), e una tenace ostilità contro la nostra parte di mondo.
È saggio far finta di nulla? È prudente pensare che le elezioni del 2027 siano solo un affare di politica interna? No: in qualche modo, si tratterà di un piccolo e nuovo 1948, anno in cui (grazie al gigante De Gasperi e ai suoi alleati laici) gli italiani decisero di schierare il nostro Paese dalla parte giusta della storia. Abbiamo davanti una sfida simile.

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