Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La grande lezione di Zelensky Editoriale del direttore Claudio Cerasa
Testata: Il Foglio Data: 05 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Claudio Cerasa Titolo: «La meraviglia di Zelensky, un eroe moderno che ricorda ogni giorno alle democrazie come difendere se stesse»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/09/2025, a pag. 1/V, con il titolo "La meraviglia di Zelensky, un eroe moderno che ricorda ogni giorno alle democrazie come difendere se stesse", l'editoriale del direttore Claudio Cerasa.
Claudio Cerasa
Zelensky ci ricorda che difendere l’Ucraina significa difendere l’Europa intera. Macron ha annunciato a Parigi l’impegno di diversi paesi europei, inclusa l’Italia, a sostenere militarmente l’Ucraina dopo la guerra
La domanda in fondo è tutta lì: ma esattamente, quando si parla di Ucraina, chi è che difende chi? La giornata di ieri, lo sapete, è stata la giornata dei volenterosi, e dalla riunione di Parigi sono arrivate notizie contrastanti, per così dire. Una ventina di paesi, ha detto Emmanuel Macron, hanno confermato la propria disponibilità a schierare truppe e a essere coinvolti in operazioni di sostegno all’Ucraina, una volta che le armi taceranno, e non si tratta solo di una generica dichiarazione di intenti, ha detto Macron, si tratta e si tratterà di un accordo che verrà formalizzato e con il quale i paesi europei più volenterosi, compresa l’Italia, daranno il proprio contributo per difendere i confini di un paese straordinario, che da tre anni lotta contro un esercito guidato da un dittatore sanguinario. La difesa della democrazia, al contrario della difesa della dittatura, ha i suoi ritmi, i suoi tempi, le sue difficoltà, le sue incertezze, e se si paragona il frugale incontro dei volenterosi a Parigi con la maestosità armata dei protagonisti del summit di Tianjin si potrebbe avere l’impressione di mettere a confronto due mondi sproporzionati: uno molto debole, quello democratico, che prova a difendersi contro i muscoli degli avversari, e l’altro molto forte, quello antidemocratico, che prova a infilare la propria lama nel ventre delle vulnerabili democrazie.
Le immagini però a volte ingannano, a volte mentono, e a ristabilire un equilibrio tra un mondo che appare forte e uno che appare debole è stato ieri mattina il campione della nostra contemporaneità, Volodymyr Zelensky, che poco prima di incontrare i volenterosi europei, e prima di collegarsi con Trump, ha ricordato ai paesi democratici, se mai fosse necessario farlo, che i paesi non democratici temono quelli democratici perché ogni successo registrato da chi difende la libertà è lì a testimoniare ai nemici della libertà che un altro mondo è possibile. Putin, ha detto ieri Zelensky in una bellissima intervista al Point, teme che l’Ucraina abbia successo ma teme anche che l’Ucraina entri davvero nell’Unione europea. E non parliamo, dice il presidente ucraino, di istituzioni, parliamo della mancanza di confini tra l’Ucraina e i paesi dell’Ue. Perché in Ucraina, “le persone sono già libere, e a Putin questo non piace, perché il suo popolo potrebbe prendere esempio dall’Ucraina”. Zelensky poi ha aggiunto dettagli ulteriori. Il Point ha ricordato che Georges Clemenceau, presidente del Consiglio francese durante la Prima guerra mondiale, aveva questa massima: “Vince colui che riesce, un quarto d’ora in più dell’avversario, a credere di non essere sconfitto”. E dunque ecco la domanda: l’Ucraina ha davvero possibilità di credere, per un quarto d’ora in più della Russia, di non aver perso? Zelensky dice che tutto si può dire tranne che l’Ucraina abbia perso questa guerra. Perché il secondo esercito più grande del mondo è venuto per annientare l’Ucraina, con la sua storia e la sua identità, e non è la prima volta che la Russia ci prova, “e tutto questo non è successo”. E per questo, dice Zelensky, la vera domandache andrebbe posta, su questo tema, non è all’Ucraina ma è all’Europa e agli Stati Uniti: resisteranno a difendere l’Ucraina per un tempo più lungo rispetto a quello che
la Russia intende spendere per evitare che ai suoi confini vi possa essere una minacciosa presenza democratica? Chi è che difende chi? La questione vera, dunque, è se il mondo libero sia pronto a resistere finché lo sarà l’Ucraina. E per provare a ragionare attorno a questa domanda Zelensky ha offerto un altro spunto utile, ricordando perché difendere l’Ucraina oggi, con tutti i mezzi a disposizione, significa difendere non solo un confine di un paese aggredito ma anche il confine della nostra democrazia. Oggi, dice ancora Zelensky, tutti dicono che l’Ucraina si trova sul versante orientale dell’Europa, ma se si guarda al continente, “l’Ucraina è al centro dell’Europa”. E date le ambizioni della Russia, è il destino dell’Ucraina a determinare dove si troverà questo confine orientale. “Se l’Ucraina non resiste, questo confine sarà quello della Polonia, o addirittura della Germania. Un tempo, l’Europa era divisa in questo modo. Il confine orientale della Germania ovest era quello del mondo occidentale”. Un’Ucraina forte è una garanzia di sicurezza non per Zelensky ma per l’Europa. E tutto quello che l’Europa farà per l’Ucraina lo farà per se stessa. La democrazia ha i suoi riti, i suoi tempi, le sue fragilità. Ma se oggi i paesi democratici continuano a sembrare più forti rispetto alle parate e alle messe in scena dei paesi antidemocratici lo si deve a un eroe chiamato Zelensky, che ogni giorno, dal centro dell’Europa, ricorda cosa vuol dire difendere le società aperte dai loro nemici e a volte anche dai loro alleati.
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