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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
05.09.2025 Femminista condannata a due anni in Marocco per offesa ad Allah
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 05 settembre 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Non una di meno»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 05/09/2025, a pagina 1/IV, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Non una di meno".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Who is Ibtissame Lachgar, the Moroccan activist accused of insulting Islam?
La femminista marocchina Ibtissam Lachgar è stata condannata a 30 mesi di carcere per “offesa all’islam” dopo aver indossato a Londra una maglietta con scritto “Allah è lesbica”. Le femministe occidentali dovrebbero indignarsi, invece l’hanno abbandonata

Roma. La “giustizia” marocchina non è meno solerte di quella algerina, che ha condannato a cinque anni Boualem Sansal. Una maglietta con la scritta “Allah è lesbica” ha portato all’arresto e alla condanna a trenta mesi di carcere la femminista marocchina Ibtissam Lachgar. Mercoledì, un tribunale marocchino ha condannato la femminista per “offesa all’islam”. Lachgar, psicologa clinica cinquantenne, era stata arrestata il mese scorso dopo aver pubblicato online una sua foto con la maglietta. Lachgar posa orgogliosa, le mani sui fianchi e una frase stampata sul petto, la parola “Allah” scritta in arabo utilizzando la calligrafia coranica: “Allah è lesbica”.

La foto è stata scattata al festival “Women Create!” di Londra, un evento che sostiene “artiste e femministe censurate e vulnerabili”. Un oltraggio in un paese, il Marocco, in cui in caso di divorzio la tutela torna sempre al padre, dove una figlia eredita sempre la metà del fratello e dove la poligamia, seppur regolamentata, resta praticata. Affermare che Allah è in realtà una donna e che – come se non bastasse – ama le donne, era un po’ troppo. Soprattutto perché non era tutto: per chiarire il significato di questo suo dito medio, Lachgar si è presa cura di aggiungere un breve testo alla foto: “Ci stancate con le vostre assurdità religiose, le vostre accuse. Sì, l’islam è fascista, fallocratico e misogino”.

Non c’è da contare su Lachgar per tavole rotonde con stuzzichini o incontri ecumenici. Lachgar da anni è una delle voci più radicali e coraggiose del femminismo e dei diritti civili in Marocco. Psichiatra e psicoterapeuta, Lachgar è cofondatrice del Movimento alternativo per le libertà individuali, nato per rompere i tabù della società araba e denunciare l’ingerenza della religione islamica nella vita delle persone. Nel 2013 organizzò un “kiss-in” pubblico per protestare contro l’arresto di due adolescenti 

accusati di essersi baciati in strada: un gesto che fece il giro del mondo e le attirò una valanga di minacce e processi mediatici. Lachgar ha studiato Psicologia a Parigi e si muove con sicurezza negli ambienti internazionali. Ma con le sue azioni, questa femminista ha oltrepassato una linea rossa: doveva sapere di non poter sperare nella solidarietà occidentale dei nostri politically correct. Ibtissam è riuscita ad alienarsi tutti i potenziali sostenitori occidentali e ha perso le nostre femministe a causa delle sue posizioni critiche nei confronti del gender alla Rowling e per la manifesta “islamofobia”.

Se Lachgar avesse scritto “Dio è lesbica” e fosse stata arrestata a Budapest o Mosca, oggi sarebbe sulla prima pagina di tutti i giornali. Ma Lachgar non è una Murgia qualsiasi. Nessuna ciocca di capelli, happening in laguna o comunicato di Non una di meno. E’ una di troppo.

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lettere@ilfoglio.it

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