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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Bet Magazine Rassegna Stampa
03.09.2025 Rabbini, cimiteri e complotti: è dura a morire la cospirazione antisemita
Analisi di Ugo Volli

Testata: Bet Magazine
Data: 03 settembre 2025
Pagina: 35
Autore: Ugo Volli
Titolo: «Rabbini, cimiteri e complotti: è dura a morire la cospirazione antisemita»

Riprendiamo da BET Magazine di agosto 2025, l'analisi di Ugo Volli intitolata "Rabbini, cimiteri e complotti: è dura a morire la cospirazione antisemita".

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Ugo Volli

Rabbini, cimiteri e complotti: è dura a morire la cospirazione antisemita -  Mosaico
L’antisemitismo, presente fin dall’antichità con motivazioni via via religiose, politiche, economiche e razziali, si è trasformato adattandosi ai contesti storici. Nell’Ottocento emerge con forza il tema del complotto ebraico per il dominio del mondo, anticipato dal Discorso del rabbino (1881). Lo studio di Ignazio Veca mostra come falsificazioni e plagi abbiano alimentato una propaganda che preparò il terreno alla Shoah

[Scintille. Letture e riletture] L’odio per il popolo ebraico e la volontà di distruggerlo, che possiamo chiamare per comodità antisemitismo anche se il termine è improprio e anacronistico, è purtroppo uno degli atteggiamenti sociali più antichi, più continui e diffusi. Ne abbiamo già traccia (dalla parte delle vittime) all’inizio del Libro dell’Esodo con le argomentazioni di un faraone collocabile quattro millenni e mezzo fa e poi nel libro di Ester e nel primo dei Maccabei (non compreso nelle Scritture ebraiche, ma antico e autentico). Poi vi sono brani antisemiti nelle letterature ellenistiche, romane, in quelle cristiane, musulmane, illuministe, socialiste e naturalmente nazifasciste. Per non parlare dell’islamismo attuale e dei suoi sostenitori occidentali. Ma la propaganda antisemita, nella sua fondamentale continuità data dalla volontà di eliminare un piccolo popolo che resiste coi suoi valori all’assimilazione e agli inviti pressanti alla propria conversione di massa o addirittura “eutanasia” (la proposta agghiacciante ha un autore illustre, Emmanuel Kant), si presenta con varie motivazioni. All’inizio nei grandi imperi egiziano, persiano, romano, il pretesto è securitario, la motivazione vera imperialistica. Poi con la cristianità e quindi con l’Islam, si passa a un registro religioso, giacché gli ebrei si rifiutano di riconoscere la verità della nuova religione e sono accusati di compiere riti sanguinosi e abominevoli per vendicarsi di essa. Segue la fase in cui il popolo ebraico appare a politici e intellettuali “superato”, “disseccato”, “degenerato”. Nell’Ottocento si affacciano il tema economico (gli ebrei come sfruttatori e “adoratori del dio denaro”, così Marx), quello politico (gli ebrei aspirano al dominio del mondo) e quello razziale, che saranno tutti utilizzati per la Shoah e in parte proseguono ancora oggi.

Per seguire questa trasformazione dei temi antisemiti, che avviene soprattutto nell’Ottocento prima della Shoah, è molto utile un recente studio analitico della formazione, molto complessa e ricca di plagi e falsificazioni, del primo documento pubblico largamente diffuso che li espone aprendo la strada ai Protocolli dei Savi di Sion e al Mein Kampf. Si tratta del Discorso del rabbino, un pamphlet pubblicato nel luglio 1881 dalla rivista cattolica francese Le contemporain, in cui si mette in scena un’allocuzione svolta di notte nel cimitero di Praga, da parte di un leader ebraico che darebbe istruzioni su come conquistare il mondo. Questo testo ha una storia abbastanza lunga e complessa, come mostra lo studio di Ignazio Veca, professore di Storia Contemporanea all’università di Pavia, che porta lo stesso titolo del suo oggetto (Il discorso del rabbino, Il Mulino): nasce come capitolo di un romanzo politico in Germania, poi si autonomizza in Russia, mantenendo il carattere narrativo, ma diventa una vera e propria “rivelazione” nella stampa cattolica soprattutto francese.

Quel che soprattutto ha di nuovo è il fatto che per la prima volta vi emerge fra gli altri il tema di un complotto ebraico per il dominio del mondo, che sarà poi al centro dei Protocolli. Lo studio filologico minuzioso di Veca non può naturalmente spiegare l’esplosione dell’antisemitismo che prepara la Shoah; ma ci aiuta a capire come l’intreccio e la trasformazione dei temi contribuiscano alla forza della propaganda antisemita.

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bollettino@tin.it

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