Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Chi odia gli ebrei potrebbe vincere Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 03 settembre 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «“Nella mia famiglia ci sono reduci di Auschwitz, ma per i pro Pal non dovrei parlare nelle scuole”. La storia di Rachele Cicogna»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/09/2025, a pagina 1/4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "“Nella mia famiglia ci sono reduci di Auschwitz, ma per i pro Pal non dovrei parlare nelle scuole”. La storia di Rachele Cicogna".
Giulio Meotti
Rachele Cicogna porta nelle scuole la testimonianza familiare della Shoah e del legame con Israele. Dopo aver criticato l’esclusione degli artisti israeliani dalla Mostra di Venezia, il “Tavolo Palestina per la pace” ha invitato istituti e docenti a non ospitarla più
Roma. “Sono la nipote di Lala Lubelska e di Giancarlo Cicogna e indosso una Magen David che non riesco a togliere, non riesco ad accettare di essere nel 1939”. Rachele Cicogna racconta da anni l’orrore dell’Olocausto portando la testimonianza della nonna e della propria famiglia tra i più giovani e nelle aule scolastiche. Ma ora il “Tavolo Palestina per la pace” invita “docenti e dirigenti scolastici a rifiutare la presenza” di Rachele nelle scuole e nelle commemorazioni del 27 gennaio, contestando la sua difesa di Israele.
Sua nonna Lala era polacca di Lodz, “il primo ghetto a essere costruito e l’ultimo a essere smantellato”. Nel 1943, le SS hanno portato via sua madre, la bisnonna Rachel, per finire nel campo di sterminio di Chelmno. “In famiglia erano rimaste Lala, Sarah e Rifka (gemelle), Dora con ilmarito e la piccola Henrisha e il mio bisnonno Ariel”. Una famiglia osservante e colta scappata in Polonia da un pogrom russo. “La storia è quella di tutti i perseguitati: esclusione da scuole, confisca della casa, trasferimento nel ghetto ed esclusione dai luoghi pubblici. Nell’agosto del 1944 ciò che rimane della mia famiglia è ad Auschwitz: il bisnonno Ariel è il primo a essere ucciso. Henrisha ha otto anni e quando la portano via i genitori chiedono di seguirla perché sanno di non poter sopravvivere alla sua morte”. Restano Lala e le gemelle. “Le gemelle sono stupende, bionde, occhi azzurri, carnagione lattea e nasino alla francese; vengono portate davanti a Mengele che si infuria, perché sono troppo ariane. Sono giovani, hanno 18 anni e possono lavorare, perciò dopo un mese di inferno ad Auschwitz vengono mandate in un campo di lavoro a Flossenburg”. Arrivano dei soldati italiani.
Uno di loro, Giancarlo Cicogna, sarebbe diventato il nonno di Rachele Cicogna. “Quando mia nonna viene picchiata a sangue con l’accusa di aver rubato del cibo, le sue condizioni sono disperate, Giancarlo trova un cavallo morto, ne fa bollire le carni per due giorni e riesce a nutrirle tutte e tre, permettendo loro di tornare al lavoro”.
Lala e le gemelle vengono portate a Mauthausen. “Il 5 agosto del 1945 sono liberate dagli americani e il destino ha voluto che fossero trasportate in un campo di raccolta in Veneto. Sarah aveva enormi problemi di salute, Rifka e Lala gravi patologie. Una volta guarite sono andate a Venezia al consolato polacco per capire cosa potesse essere di loro; lì appresero che a Lodz tutto era andato distrutto”. Sarah e Rifka si sono imbarcate per Tel Aviv, dove le aspettavano due sorelle più grandi che all’inizio degli anni Trenta se n’erano andate per contribuire al sogno sionista. Lala ritrova Giancarlo. “E’ andato a prenderla in Lambretta. Si sono sposati nel 1947 e nel 1948, assieme allo stato di Israele, è nato mio padre. Allo Yad Vashem, nel 1966, vengono piantati tre alberi dedicati a mio nonno”.
Questo racconta Rachele negli istituti in cui va a parlare, dalle elementari alle università. “Lo faccio perché Lala ha iniziato solo nel 1994 a parlare di quanto accaduto e non ha più smesso, è diventata una testimone chiave negli archivi di Steven Spielberg, che nel 1999 mandò una troupe per tre giorni a casa nostra. Per lei fu meraviglioso ricevere una lettera di ringraziamento di Spielberg”.
“In Israele, terra miracolosa, vive la mia famiglia, quel lembo straordinario di zii e cugini”, continua Rachele. Lala è morta nel 2007 di un tumore che non ha voluto curare perché – ha detto – “calva ci sono già stata una volta, sono stanca”.
Qualche giorno fa, Rachele Cicogna ha scritto un post contro “gli utili idioti glamour di Hamas” sull’esclusione degli artisti israeliani al Festival del cinema di Venezia. Un gruppo filopalestinese ha chiesto alle scuole di metterla alla porta. “Credevo fosse un’associazione di scappati di casa, poi indagando ho visto che sono una allegra compagnia molto attiva, con sede a Este, che organizza iniziative con Anpi e Cgil. Anche dei consiglieri comunali dei paesi limitrofi hanno fatto appello agli istituti perché non mi invitino più. Le risparmio commenti graziosi di emeriti sconosciuti che mi chiedono se facciamo ancora il sapone buono. Non faccio la vittima, sono una Lubelska, ho solo paura che questi odiatori seriali, pieni di ideologia fino al midollo e intossicati di ogni cattiveria possibile, possano vincere”. Nonna Lala andò a litigare con Moni Ovadia. “Non si poteva sentire di un ebreo antisionista, voleva dire odiare sé stessi. Peraltro, la bisnonna Rachel si chiamava Rachel Grun ed era prima cugina di David Grun, ovvero David Ben Gurion. Potrei mai non essere orgogliosa della mia eredità?”.
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