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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Giornale Rassegna Stampa
03.09.2025 Dietro le navi ‘solidali’ un assedio via mare con la regia di Hamas
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 03 settembre 2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Dietro le navi ‘solidali’ un assedio via mare con la regia di Hamas»

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 03/09/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Dietro le navi ‘solidali’ un assedio via mare con la regia di Hamas".


Fiamma Nirenstein

La nuova flottiglia per Gaza, un'arma propagandistica collaudata che serve a delegittimare Israele e i suoi confini. E stavolta serve anche a spingere il riconoscimento dello Stato di Palestina. La flottiglia da chi è finanziata? Anche dall'FPLP, movimento terrorista comunista palestinese.

Ieri una parte della Flottiglia internazionale diretta a Gaza si è mossa da Genova. Dovrebbe arrivare alle 70 imbarcazioni. Il 30 maggio del 2010 una flottiglia di 6 navi lasciò le coste di Cipro con 718 persone di 37 Paesi. Israele non consentì l’approdo, peraltro illegale. Lo scontro fu durissimo e portò a sei morti, oltre che alla rottura con la Turchia. I pretesi aiuti erano il mero travestimento di una campagna politica, i naviganti in gran parte membri dell’Humanitarian Relief Foundation. Nel 2011 un altro tentativo ha portato centinaia di attivisti a tentare di entrare su voli commerciali.

Poi è stata la volta di Greta Thunberg. Le Flottiglie sono uno sperimentato mezzo di propaganda, ma adesso siamo alla guerra aperta, a un assedio fisico e politico condotto con 70 imbarcazioni grandi , medie e piccole, super attrezzate o elementari, cariche di casse-regalo per Hamas che si avventurano da Genova, dalla Spagna dalla Tunisia, dalla Grecia, dalla Turchia per l’ appuntamento davanti alla coste di Gaza con la scusa della consegna di aiuti alimentari. Se fosse vero, i naviganti e chi li organizza con molti mezzi saprebbero che il porto di Ashdod, fornirebbe una strada semplice e garantita per consegnare il cibo, le bevande, le medicine: “Fino all’ultimo yogurt” come ha detto il capo del movimento genovese, che ha tenuto un discorso alla partenza davanti a una grande folla di portuali mobilitati nell’inconsueta evenienza. E’ la folla che deve essere mossa, è l’odio di massa che si cerca ormai: un’ondata popolare (che cosa lo è di più dei lavoratori genovesi, con la CGIL alle spalle) che minaccia la violenza: “Se verrà torto un capello ai nostri ragazzi bloccheremo il commercio in tutti i porti che controlliamo, tutto il Mediterraneo”. Acque territoriali, divieti internazionali... che importa quando si tratta di colpire Israele.

Non è un atteggiamento lontano dal pogrom, e certo riflette un cieco sostegno alla jihad e una ricerca di scontro sociale e politico in tutta Europa basato sulla parola d’ordine facile per tutti, attaccare Israele. C’è un risvolto strategico importante: alla fine del mese, quando si voterà all’ONU per lo stato palestinese,  la flottiglia di fronte a Gaza, necessariamente bloccata da Israele in qualche modo, dovrà dimostrare a tutti che il consenso europeo antisraeliano è totale, dovrà ribadire sul campo lo slogan che l’IDF affama e compie genocidio. Questo, anche se è ben noto che centinaia di camion di aiuti entrano ogni giorno, distribuiti alla gente quando Hamas non li sequestra con le armi. Ma in questi giorni con la Flottiglia si torna allo slogan della fame e lo si rende uno slogan popolare europeo, di cui non a caso i sostenitori italiani sono Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e, come no, Elly Schlein.

Questo è lo scopo: mentre la spuma marina sui fianchi dei battelli umanitari accompagna l’Europa a Gaza, si avvicinano i cattivi militari impedirlo. Sarà così chiaro come sia indispensabile stare con Macron e gli altri che voteranno alle Nazioni Unite per lo Stato palestinese, un premio a Hamas. Da dove esca tanto denaro da finanziare una flottiglia come questa è difficile dire: ma dato che Hamas e i proxy dell’Iran hanno potuto sempre contare sui miliardi sia sciiti che sunniti, anche stavolta si può pensare che siamo sulla stessa strada, quella del terrorismo finanziato. A Barcellona, si è imbarcato, dice il Jerusalem Post, Jaidia Abubakra, fondatore di “Sentiero Rivoluzionario Masar Badil”, coordinatore della struttura madrileña del network di solidarietà con i prigionieri di Samidoun. Samidoun, fondata nel 2011 con uno sciopero della fame guidato dai prigionieri di sicurezza del Fronte Popolare per la la Liberazione della Palestina, è un ramo dell’organizzazione marxista leninista designata come terrorista nel 2021. La Germania ha bandito Samidoun nel 2023, e nel 2024 il loro esempio è stato seguito da USA e Canado. Khaled Barak uno dei suoi leader, descritto come uno dei leader del PFLP è nella lista ameriana americana per le sue connessioni terroristiche, ed è il fondatore con Abubakra nel 2021 di Masa Badil. Un altro personaggio molto noto è l’onnipresente attivista palestinese Saif Abu Kish, certo non un promotore di pace.

Questo significa che tutta la Flottiglia è composta di jihadisti? Che gli aiuti alimentari sono forniti in mala fede? No, sulle navi certo troviamo persone generose e in buona fede. Forse non sanno quanto ormai il nesso fra Hamas, il terrorismo, la jihad sia indistricabile e pericoloso per loro stessi. In realtà, qualsiasi contenuto queste navi portino, quanto siano costate, l’intenzione di fondo non è quella di aiutare, di nutrire i palestinesi, ma di salvare Hamas, e di aggredire l’unico Paese democratico del Medioriente dove le donne, i bambini, le opinioni, le etnie, le religioni, le tendenze sessuali sono rispettate. Questo costa una guerra di sopravvivenza. Non mi aspetto che Greta Thunberg, in cerca di notorietà ora che il clima non va più di moda, lo sappia, ma ci sono dei ragazzi, su quelle navi, che possono ancora capire qualcosa.   

 

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