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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
30.08.2025 Zelensky ringrazia Trump per i missili
Cronaca di Daniele Dell'Orco

Testata: Libero
Data: 30 agosto 2025
Pagina: 13
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: «Zelensky dà due giorni a Putin e ringrazia Donald per i missili»

Riprendiamo da LIBERO del 30/08/2025, a pag. 13, con il titolo "Zelensky dà due giorni a Putin e ringrazia Donald per i missili" la cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco
Daniele Dell'Orco

Dopo sei mesi di blocco di ogni fornitura militare americana, l'amministrazione Trump annuncia l'invio di nuove armi all'Ucraina, fra cui anche missili a lunga gittata. Ma pagano gli europei, non i contribuenti americani. Zelensky ringrazia, non gli par vero che per una volta Trump non appaia come il sodale di Putin. Intanto sia i governi dell'Ue che lo stesso Zelensky premono per un incontro bilaterale con Putin. Se entro lunedì non si paleserà la volontà di sedersi al tavolo, si dovrà procedere con altre sanzioni.

La guerra in Ucraina sta vivendo ore cruciali, sospesa tra la corsa agli armamenti e tentativi ancora incerti di trovare una quadra diplomatica. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto ai partner della Nato di accelerare la consegna di armi statunitensi: «Vogliamo che questo corridoio funzioni, e che funzioni più velocemente», ha dichiarato, facendo pressione sull’accordo che prevede l’acquisto congiunto di sistemi militari Usa.
E in effetti da Washington, l’amministrazione Trump ha approvato la possibile vendita a Kiev di 3.350 missili a lungo raggio Eram, con gittata fino a 450 chilometri. L’operazione, del valore complessivo di 825 milioni, potrebbe concludersi già entro il 2025 e sarà finanziata da vari Paesi europei come Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia.
Dal Cremlino continuano ad arrivare segnali ambivalenti. Piogge di missili come quella che tra mercoledì e giovedì ha provocato la morte di 23 civili, ma pure parole distensive come quelle di Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin, che ha ammesso che un incontro diretto con Zelensky non è escluso, purché «ben preparato» dagli sherpa e preceduto da un lavoro tecnico di esperti.

LA SFIDUCIA EUROPEA

Zelensky però, da par suo, ha lanciato un ultimatum: entro lunedì Mosca dovrà dimostrare la volontà di sedersi a un tavolo bilaterale per la pace. I leader europei, a loro volta, cercando di esercitare pressione su Putin, col presidente francese Emmanuel Macron che dice: «Se si rifiuta di incontrare Zelensky avrà tradito le promesse fatte a Donald Trump».
All’atto pratico, continua il confronto sulle condizioni da offrire a Mosca per un cessate il fuoco e sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Secondo Politico, si sta valutando la creazione di una «zona cuscinetto di 40 chilometri» tra Russia e Ucraina, protetta da un contingente che potrebbe variare da 4mila a 60mila uomini, con Gran Bretagna e Francia pronte a guidare lo schieramento. Ma la proposta è fragile: accetterebbe Kiev di rinunciare a parte del suo territorio? E soprattutto, sarebbe sufficiente a dissuadere Mosca?
Nel frattempo, Macron e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz hanno annunciato nuove forniture di sistemi di difesa aerea per Kiev. «La Russia non mostra alcuna intenzione di fermare la sua aggressione», hanno sottolineato i due leader al termine del consiglio franco-tedesco di Tolone, confermando anche ulteriori pressioni sanzionatorie coordinate con gli Stati Uniti. Nell’occasione, Macron ha risposto a distanza all’accusa di Mosca di aver pronunciato «insulti volgari» nei confronti di Putin: «Quando dico che c’è un “orco alle porte dell’Europa” - ha sottolineato credo che si tratti di quello che i georgiani, gli ucraini e molte altre nazioni sentono profondamente». Non si è fatta troppi scrupoli dialettici nemmeno Ursula von der Leyen, che ha definito il leader del Cremlino un «predatore»: «I rischi da cui la Finlandia ha messo in guardia per anni si sono ora materializzati - ha detto in conferenza stampa con il premier finlandese Petteri Orpo - La brutale guerra della Russia contro l’Ucraina è giunta al suo quarto anno. È ovvio che Putin non si fermerà qui». Dall’Europa arriva poi un altro segnale concreto da sviluppare già nell’immediato futuro: Kaja Kallas, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha ipotizzato l’invio di istruttori militari europei sul suolo ucraino: «Abbiamo già addestrato oltre 80mila soldati e dobbiamo essere pronti a fare di più». Sul fronte diplomatico, lunedì, quando scadrà l’ultimatum di Zelensky, in Cina è previsto un incontro tra Putin e Recep Tayyip Erdogan (vedrà anche il leader cinese Xi Jinping, il presidente iraniano Massud Pezeshkian e il premier indiano Narendra Modi), a margine del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Mosca, che riconosce da sempre alla Turchia (membro Nato) un ruolo chiave nei negoziati, grazie ai canali aperti con entrambe le parti, potrebbe scegliere nuovamente la Istanbul come sede per il faccia a faccia tra Putin e Zelensky.

LA SPERANZA AMERICANA

A New York invece, il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, ha incontrato l’inviato Usa Steve Witkoff: «La priorità principale è promuovere una vera diplomazia - ha scritto su X il braccio destro del leader ucraino - e garantire l’attuazione di tutti gli accordi raggiunti al vertice di Washington.
Stiamo coordinando i nostri sforzi. Siamo aperti a negoziati diretti a livello di leader e siamo pronti a discutere la più ampia gamma di questioni». Kiev, ha chiarito, «accoglie con favore tutte le iniziative di pace Usa ma purtroppo ciascuna di esse viene bloccata dalla Russia».
Il quadro internazionale racconta dunque una guerra sospesa tra la ricerca di un equilibrio militare – con nuove forniture, missili e sistemi di difesa – e il tentativo di rendere più concreti i canali di dialogo aperti grazie soprattutto agli sforzi di Donald Trump. Al momento, oltreoceano sono molto più convinti di poter tirare fuori il mondo da quest’incubo in tempi ragionevoli di quanto non lo siamo invece i vertici politici europei.

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