venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.



Ordine cronologico - Ordine alfabetico
<< | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | 40 | >>  
Miki Bencnaan - Il grande circo delle idee - 29/08/2014 -

Il grande circo delle idee                Miki Bencnaan
Traduzione di Anna Linda Callow
Giuntina                                              euro 18

La XVIII edizione del Festival della letteratura di Mantova (3-7 settembre) è un’occasione imperdibile per incontrare Miki Bencnaan. Docente presso la Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme, scenografa, costumista oltre che esperta di nuove tecnologie, l’autrice israeliana che ha pubblicato in proprio il suo primo libro ottenendo positive recensioni, sarà nella città lombarda domenica 7 settembre alle ore 10.00 presso la Basilica Palatina di S. Barbara in occasione dell’uscita del secondo romanzo, apparso in Israele nel 2011 con il titolo “Ha-Kirkas ha-gadol shel ha-ra’ayonot” e divenuto in poco tempo un bestseller. “Il grande circo delle idee” arriva in Italia nella bella versione di Anna Linda Callow grazie all’intuito di Shulim Vogelmann della casa editrice Giuntina che ancora una volta ha scoperto una voce originale della letteratura israeliana. Miki Bencnaan ha scritto una storia intensa che interseca le strade della Memoria con quelle della vita quotidiana e ci restituisce il racconto commovente e magico delle esistenze segrete di quattro ospiti della casa di riposo Yadlitza Norbert di Gerusalemme. Il romanzo, dalla struttura simile a una rappresentazione teatrale, prende avvio con il ritrovamento del corpo di due donne anziane nella casa di riposo gerosolimitana. Se la causa della morte è chiara, asfissia per le esalazioni di gas provenienti da una vecchia stufa, gli abiti che indossano le due donne destano sgomento nei parenti e nei poliziotti intervenuti sul posto: l’una indossa un travestimento da elefante, l’altra è abbigliata come una bambola; entrambe paiono fuggite da un Circo. Quale mistero si cela dietro quelle morti sorprendenti e ad un primo sguardo inspiegabili? “…il figlio della signora Hopsa ha raccontato che sua madre era molto attenta a spegnere la stufa prima di andare a dormire. La sua morte lo ha scosso profondamente”. Con raro talento narrativo l’autrice tesse un racconto di forte impatto emotivo che, seppur pervaso talvolta da amara ironia, non cela nulla dell’orrore della Shoah e delle conseguenze fisiche ed emotive nella vita dei sopravvissuti. “Vivere” e “Morire” sono i capitoli centrali del romanzo al cui interno si declinano le storie dei protagonisti che a vario titolo si ritroveranno nella casa di riposo Yadlitza Norbert: Pesca Principali primo di quattro figli è spinto dai genitori a entrare in seminario ma le visioni di elefanti che visitano la sua mente e i sentimenti che albergano nel suo animo lo inducono a lasciare quella vita e a iscriversi come residente nella casa di riposo di Gerusalemme; Futerko (Milinka) Hopsa e Inge Vonderholtzen l’una ebrea, l’altra tedesca figlia di un comandante delle SS si incontrano nel campo di sterminio di Belzec nella primavera del 1942 e per una di quelle casualità che solo la vita sa creare le loro esistenze rimarranno intrecciate per tutta la vita: uno stormo di corvi salverà l’una dalle camere a gas mentre un costume da elefante consentirà all’altra di vivere una vita non sua. Emanuel Elbalak che ha avuto un’infanzia segnata dalla perdita dei genitori, entrambi sordi, è stato adottato da una famiglia argentina, studia a Cordoba e dopo la morte dei genitori adottivi si trasferisce a New York. L’amore per le piante e gli alberi gli indicano la strada da percorrere. Diventato agronomo Emanuel vuole creare un trono biologico da semi di ciliegio e dedica la sua vita al raggiungimento di questo obiettivo. Leon Vaydenfeld è stato un artista brillante e le sue “capacità di regista si integravano alla perfezione con le sue doti musicali e il suo nome era cresciuto costantemente ….” Dopo che i nazisti gli hanno sterminato la famiglia giunge nel campo di Belzec e diventa il numero 135713 con il compito di suonare il violino nell’ orchestra vicino alle camere a gas. L’incarico di insegnare musica alla piccola Inge, figlia del comandante SS, si rivela infruttuoso per la scarsa attitudine della bambina ma gli offre l’occasione per tentare la fuga e scampare miracolosamente a un destino di morte. Il ritorno alla vita è lento e passa attraverso un lungo ricovero in una casa di cura psichiatrica prima di arrivare alla Yadlitza Norbert con un progetto già chiaro in mente che si propone di realizzare nel tempo che gli resta da vivere. E’ lui il regista che insieme a Emanuel, Futerko e Pesca dà vita a un coro il cui prestigio si espande ben oltre la casa di riposo e, nel frattempo, prepara a insaputa dei tre compagni un “evento teatrale” mai messo in scena; solo alla sua morte, visionando alcune cassette lasciate come testamento, i tre amici capiranno veramente chi era quel geniale regista, quale terribile dramma si portava dentro e le ragioni profonde che lo avevano indotto a intrecciare la sua esistenza con la loro. Non è semplice riassumere la trama di questo libro tale è la ricchezza della narrazione che scorre come un fiume impetuoso sotto l’incalzare di avvenimenti imprevedibili, di situazioni drammatiche e talvolta bizzarre, a metà strada fra magia e realtà. Anche i personaggi secondari del libro rivestono un ruolo determinante, come il nipote di Futerko, un giovane un po’ strambo, legato da profondo affetto alla nonna di cui accetterà di raccontare la storia in un libro. Nei capitoli dedicati a Pinki l’autrice dispiega un garbato umorismo nel descrivere situazioni esilaranti ma anche un’accurata capacità introspettiva nel cogliere le contraddizioni e gli stati d’animo che agitano il cuore degli uomini. Assoluta centralità hanno le “idee” che, scaturite dall’estro dell’uomo e realizzate da una tenace volontà, hanno il potere di cambiare il mondo e di renderlo migliore: i personaggi del libro, magistralmente ritratti, sono come attori di teatro che mettono in scena un’opera capace di dare concretezza alle aspirazioni più recondite dell’essere umano che, salvando se stesso, salva il mondo. Mescolando fantasia e realtà in un romanzo di rara freschezza espressiva, l’autrice riesce a comporre uno scenario che cattura, sconvolge, fa battere il cuore, fa rallentare la lettura per fermarsi a pensare e il tutto attraverso una storia fuori dal comune raccontata con misurata, discreta spesso poetica dolcezza.

 Giorgia Greco

Gabriele Mandel Khan Alfabeto ebraico 11/08/2014 -

Gabriele Mandel Khan

Alfabeto ebraico

Mondadori

 

Conoscere l'alfabeto ci permette di scrivere, ma conoscere i valori segreti delle lettere ci permette di possedere la "Conoscenza dei Misteri". L'alfabeto ebraico ha, per la speculazione qabbalistica, un valore eminente: esso non è solamente il veicolo di transito di ogni pensiero, ma - ne fa fede la Bibbia è il pilastro portante sul quale è stato creato l'intero universo. Immutabile nei secoli, come immutabile è stata la realtà del popolo ebraico con i suoi valori mistici, esoterici, speculativi; e di tutto ciò questo libro offre una testimonianza completa. Lo Zòhar (Libro dello splendore) narra che, quando ancora tutto era caos, ogni lettera si presentò a Dio chiedendogli di essere usata per realizzare la Creazione. L'alfabeto ebraico non va quindi visto come una semplice sequenza di segni atti a trascrivere parole e frasi. Addentrandosi nella tradizione esoterica, si scopre che a ogni lettera è stato attribuito un fondamento della conoscenza religiosa stessa, e questa si basa sulle lettere quali ricettacoli della potenza divina. In questo libro Gabriele Mandel ci aiuta a conoscerne i valori, capire le inferenze, penetrare a fondo i misteri, anche magici, delle lettere dell'alfabeto ebraico. Di ognuna traccia le caratteristiche grafiche e fonetiche, i significati simbolici e l'esatta traslitterazione. Nella seconda parte del volume viene presentata una panoramica dell'uso estetico delle lettere, nei manoscritti e nei libri a stampa che, fra i più antichi, sono patrimonio dell'umanità tutta.

Lion Feuchtwanger I fratelli Oppermann 29/07/2014 -

Lion Feuchtwanger

I fratelli Oppermann
Skira

"Nel gennaio del 1941 la sorte dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...]: avevamo letto 'I fratelli Oppermann' di Feuchtwanger, importato nascostamente dalla Francia, in cui si descrivevano le 'atrocità naziste'; ne avevamo creduto una metà, ma bastava..." (Primo Levi, "Il sistema periodico"). Questo romanzo, la storia di un'agiata famiglia di ebrei tedeschi travolta dall'avvento del nazismo, rivela contenuti quasi profetici nel descrivere gli avvenimenti storici, pur essendo stato pubblicato nel 1934. Una società ora inconsapevole, ora politicamente impreparata, ora volutamente cieca di fronte alla Storia assiste all'affacciarsi del nazismo nella Germania degli anni Trenta: passato e futuro si fondono nella saga degli Oppermann, che da cittadini benestanti ed emancipati di una Berlino all'avanguardia precipitano nel vortice di una tragedia reale, fatta di svastiche, camicie brune, discriminazioni, inganni e tradimenti.

Ci scrive l'inventore della carta stampata.. 28/07/2014 -
La Shoah dei bambini -

Bruno Maida
La Shoah dei bambini
Einaudi

Questo libro racconta la storia dei bambini ebrei che furono perseguitati e deportati dall'Italia, in una vicenda che si dipanò dal 1938 al 1945. Esso non ripercorre solo le complesse realtà che vissero gli adulti bensì riattraversa quegli anni "con occhi di bambino". È un'espressione, questa, che non significa solo collocare al centro della narrazione il punto di vista dell'infanzia e i percorsi di una memoria specifica, segnata da esperienze in parte diverse rispetto a quelle dei genitori. È un'espressione che sottolinea come nella ricostruzione storica della persecuzione e della deportazione dei bambini italiani ebrei vengano analizzate le strategie e i comportamenti della vita quotidiana - dal gioco allo studio, dal rapporto con gli altri famigliari agli oggetti e ai luoghi - che restituiscono un mondo articolato di paure e speranze, il libro racconta sia come vissero concretamente quei bambini, sia l'aspetto psicologico più strettamente legato al trauma, poiché fu un'esperienza che coincise con la fase della crescita, indirizzando per sempre alcuni elementi della loro identità e del loro rapporto con il mondo, il tema della mancata reintegrazione, in termini materiali e simbolici, da parte del nostro paese, induce l'autore a spingere la sua ricostruzione fino al dopoguerra, così da portare la riflessione sulle responsabilità collettive che tuttora ci interrogano.

<< pagina precedentepagina seguente >>
www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT