Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
05.08.2022 Missili cinesi vicino a Taiwan. Verso una nuova guerra?
Cronache di Anna Lombardi, Lorenzo Lamperti

Testata:La Repubblica - La Stampa
Autore: Anna Lombardi - Lorenzo Lamperti
Titolo: «Jet in volo e 11 missili. La morsa di Pechino attorno a Taiwan - Giochi di guerra»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 05/08/2022, a pag.14 con il titolo "Jet in volo e 11 missili. La morsa di Pechino attorno a Taiwan", la cronaca di Anna Lombardi; dalla STAMPA, a pag. 14, con il titolo "Giochi di guerra", la cronaca di Lorenzo Lamperti.

Ecco gli articoli:

Anna Lombardi: "Jet in volo e 11 missili. La morsa di Pechino attorno a Taiwan"

Immagine correlata

Anna Lombardi

L’ira di Pechino — che all’indomani della visita della Speaker della Camera Nancy Pelosi a Taipei ha avviato grandi manovre militari isolando di fatto Taiwan dal resto del mondo — si è concretizzata ieri nello sconfinamento di 22 jet cinesi ma soprattutto nel lancio di 11 missili balistici Dongfeng nei mari che circondano l’isola. «Abbiamo colpito con precisione gli obiettivi», ha esultato l’Esercito Popolare di Liberazione. Ma in realtà, dopo aver sorvolato Taiwan, cinque di quei razzi sono finiti nella zona economica esclusiva giapponese: suscitando preoccupazione e scatenando la protesta ufficiale di Tokyo: «È molto grave, messa in pericolo la sicurezza dei nostri concittadini» ha tuonato il capo della Difesa Nobuo Kishi. Le esercitazioni proseguiranno anche oggi e domani. La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen chiede di fermare le «azioni irrazionali», invita la popolazione a scaricare l’app che segnala i 5771 rifugi anti-aerei e allerta su possibili attacchi informatici. E infatti una dura condanna è arrivata da parte dei ministri degli Esteri del G7 che già la sera prima avevano chiesto a Pechino di evitare «aggressive attività militari» e non rischiare «inutili escalation». A questi si è aggiunta pure la voce dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell che ha invitato a «calma e trasparenza. Il Ministero degli Esteri dell’irritatissimo Dragone ha convocato tutti gli ambasciatori dei paesi G7, Italia compresa, per esprimere «disappunto» definendo «spudorato » il comunicato. Forse anche per questo gi Stat Uniti hanno deciso di rinviare un previsto test di un mssilie balistico intercontinentale per non aggravere le tensioni. Intanto ieri Pelosi è approdata a Tokyo, ultima tappa del suo tour asiatico. Non prima di aver stuzzicato pure il dittatore nordcoreano Kim Jong-un (che per ora tace), visitando con la sua delegazione la zona demilitarizzata Dmz al confine fra le due Coree e firmando col presidente del Parlamento di Seul Kim Jin-pyo una dichiarazione dove si esprime «preoccupazione per l’aumento del livello di minaccia da parte della Corea del Nord» e si chiede la denuclearizzazione di Pyongyang. A stringerle la mano a Seul mancavail neo presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. Il leader conservatore eletto a maggio era ufficialmente in vacanza e i due si sono dunque sentiti al telefono. Ma la sera prima è stato visto in teatro in città: l’aver schivato laphoto opportunity con la Speaker americana è stato dunque subito letto (e duramente criticato) dagli analisti locali come un tentantivo di placare Pechino e tenere il Paese il più possibile fuori dalle tensioni crescenti fra le due superpotenze, chegli sono entrambe essenziali. Il Dragone in quanto principale partner commerciale, gli Stati Uniti come maggior alleato per la sicurezza. A soli tre mesi dalle elezioni, Yoon è già in netto calo dei consensi: aveva promesso di fare della Corea del Sud il cardine della regione, in realtà l’ha clamorosamente messa ai margini della scena mondiale. E chissà che il passaggio del “ciclone- Nancy” non finisca per travolgere pure lui.

Lorenzo Lamperti: "Giochi di guerra"

US defends arms sale to Taiwan after China demands cancellation

«So che è tanto che non ci sentiamo. Ma come state tu e i tuoi bambini? Restate lì? Siete preoccupati?». Sono stati appena lanciati 11 Dongfeng, i missili balistici cinesi, nello Stretto di Taiwan. Naomi, casalinga 42enne, mostra il messaggio ricevuto da un'amica cinese di Xiamen: è la città da dove si è mobilitato l'esercito di Pechino per condurre i test militari che stanno circondando l'isola. «Ero tranquilla, ma questo messaggio un po' mi ha allertata perché significa che i cinesi si aspettano che il loro esercito faccia qualcosa di serio», confessa Naomi. Qualche ora più tardi il ministero della Difesa del Giappone comunica che 4 missili hanno sorvolato l'isola, uno direttamente Taipei: una escalation. «Non posso dire che non faccia un po' paura, ma per me è soprattutto uno show di forza. Non penso che nell'immediato Xi Jinping abbia voglia di rischiare tutto su Taiwan. Ha già tanti altri problemi», dice Chih-wei, impiegato statale. A Taipei ieri regnava una calma apparente, i ristoranti a cena erano pieni di coppiette per il Qixi, il San Valentino locale. Sono soprattutto i più anziani a non credere all'ipotesi di un'invasione. «Ne abbiamo viste tante, a partire dalla terza crisi sullo stretto nel 1995-1996. Siamo abituati alle minacce. La Cina spera ancora di prendere Taiwan senza combattere», sostiene il gestore di un negozio di noodle. «Oggi ho parlato tanto coi miei amici e siamo convinti che non vogliano attaccare adesso, però dopo quanto visto in Ucraina nulla si può dare per certo e secondo me dobbiamo essere pronti a tutto», dice la 24enne Nicole, studentessa. A livello pratico, la mossa che può portare a maggiori conseguenze è quella del superamento costante della linea mediana sullo Stretto da parte di mezzi aerei e mezzi navali dell'Esercito popolare di liberazione. Ciò viene fatto in linea con la recente rivendicazione cinese di sovranità su tutte le acque dello Stretto. Pechino presenta i test come «una prova generale» di invasione e sostiene di aver dimostrato «l'inesistenza» della linea mediana: si teme dunque che gli spazi marittimi «conquistati» potrebbero essere occupati su base regolare anche nei prossimi settimane e mesi. Già oggi c'è stato un forte impatto sul traffico aereo, con decine di voli civili che sono stati cancellati. «Ma nei prossimi giorni i problemi potrebbero moltiplicarsi e coinvolgere anche i porti con difficoltà rilevanti per la consegna di merci e per gli spedizionieri», sottolinea il manager di un'azienda di logistica. «Se con queste azioni i cinesi vogliono intimorire i taiwanesi per riavvicinarli si sbagliano. Ma se sul lungo periodo le loro mosse avranno un impatto economico e non riceveremo aiuto dagli Usa allora sarà dura per noi», aggiunge. In caso di blocco navale prolungato, il problema principale potrebbe diventare l'energia. «Taiwan ha depositi per soli 15 giorni», dice un operatore di settore. A preoccupare il possibile ingresso nelle acque territoriali interne taiwanesi. Il ministero della Difesa di Taipei, che ha comunicato l'ingresso di 22 jet cinesi nello spazio di difesa aerea, ha affermato che verrà rafforzata la vigilanza senza intensificare le tensioni: «Ci prepariamo alla guerra senza cercarla». In grande allarme anche il Giappone, visto che 5 missili cinesi sono caduti nella sua zona economica esclusiva. Il ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi ha chiesto di «fermare immediatamente» le esercitazioni. L'omologo cinese Wang Yi ha annullato l'incontro già previsto con lui a margine del forum Asean in Cambogia e ha respinto la dichiarazione del G7: «Ignora le provocazioni degli Usa». Pechino ha convocato gli ambasciatori del gruppo, incluso l'italiano Luca Ferrari, per «esprimere il più completo disappunto» sul comunicato. Anche la Nato ha chiesto alla Cina di «non esagerare» nella sua reazione, con Antony Blinken che ha provato a calmare le acque: «Ci opponiamo a qualsiasi sforzo unilaterale (dunque anche a un'ipotetica dichiarazione d'indipendenza, ndr) per cambiare lo status quo di Taiwan, soprattutto con la forza». Gli Usa hanno deciso di annullare il test di un missile balistico intercontinentale per «abbassare la tensione con la Cina» su Taiwan. La portaerei Usa Reagan intanto, però, continua a monitorare la zona. Se le azioni cinesi si facessero ancora più audaci nelle prossime 72 ore, Taipei si troverebbe di fronte a un rebus: rispondere fornirebbe il pretesto per una vera escalation, non fare nulla significa lasciare uno spazio di manovra che Pechino si riprenderà. Tanto che una professionista over 30 commenta con cinismo: «Per Nancy Pelosi e Xi Jinping è una situazione win-win. Lei ha ottenuto una vetrina, lui si prende nuovi spazi. E a perdere siamo noi». Lev Nachman, politologo americano della National Chengchi University di Taipei, smorza i timori nell'immediato: «Pechino ha dato in anticipo le date di inizio e fine delle esercitazioni. Non voglio sminuire l'accaduto, resta una escalation ma è una crisi misurata». Rita Jhang della National Taiwan University dice invece di aver apprezzato «la visita di Pelosi ma sono molto preoccupata. Le minacce cinesi non avrebbero avuto questo impatto in passato, vista la frequenza con cui venivano fatte, ma l'invasione dell'Ucraina le rende più reali».

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/065681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it
lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui