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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
11.03.2022 L'Ucraina vista da Israele
Cronaca di Rossella Tercatin, intervista di Giulio Meotti a Yossi Klein Halevi

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Rossella Tercatin - Giulio Meotti
Titolo: «Israele si prepara ad accogliere gli ebrei in fuga da Russia e Ucraina - Visto da Israele»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/03/2022, a pag. 10, con il titolo "Israele si prepara ad accogliere gli ebrei in fuga da Russia e Ucraina" la cronaca di Rossella Tercatin; dal FOGLIO, a pag. 1, l'intervista di Giulio Meotti dal titolo "Visto da Israele".

Ecco gli articoli:

Rossella Tercatin: "Israele si prepara ad accogliere gli ebrei in fuga da Russia e Ucraina"

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Rossella Tercatin

Un’ondata migratoria come non si vedeva dall’inizio degli anni Novanta, quando si disintegrò l’Urss. Con la guerra in Ucraina, Israele stima che potrebbero essere fino a 100mila gli arrivi e non solo dal Paese teatro dei sanguinosi combattimenti ma anche dalla Russia. «Le conseguenze della guerra si stanno facendo sentire anche da noi. In Israele finora abbiamo accolto centinaia di rifugiati», ha dichiarato il premier Naftali Bennett, che ha sottolineato come rappresentare un porto sicuro per gli ebrei in difficoltà rappresenti «il cuore della ragion d’essere» di Israele. Nello Stato ebraico, la “Legge del Ritorno” consente a quanti hanno almeno un nonno ebreo, i loro coniugi e chi si converte all’ebraismo di ottenere la cittadinanza. Con il crollo della cortina di ferro, sono stati oltre un milione a trasferirsi, in maggioranza proprio dalla Russia e dall’Ucraina, un esodo che ha cambiato profondamente il volto del Paese. Dopo il picco nel 1990 e 1991, con rispettivamente 185mila e 150mila immigrati, gli arrivi divennero poi alcune decine di migliaia per poi calare a meno di 10mila a metà degli anni Duemila. Dal 2014 però i numeri hanno ricominciato a crescere, complici anche la guerra nel Donbass e le sanzioni contro Mosca. Infatti, fatte le debite proporzioni, anche la vita in Russia si appresta a complicarsi. L’economia del Paese versa da anni in grave difficoltà e dopo l’invasione la situazione è precipitata rapidamente, con il rublo in caduta libera. Per chi ha la possibilità di ottenere la cittadinanza, Israele rappresenta la porta dell’Occidente, un passaporto con un appeal ben diverso da quello russo, la possibilità di fare carriera e di non lasciare il proprio futuro in balìa di Putin. Nel frattempo, il governo si è messo in moto per facilitare gli arrivi dall’Ucraina, i più urgenti. L’Agenzia ebraica, l’ente pubblico che si occupa di immigrazione, ha mandato i suoi rappresentanti in Polonia, Romania, Moldova e Ungheria, affittando centinaia di stanze d’albergo per ospitare i profughi in attesa di partire per Israele. A mobilitarsi per soccorrere chi è in fuga non sono state solo le autorità, ma anche i privati. Così, in una villetta di Ashdod opera una war room di volontari per raccogliere richieste di aiuto da israeliani rimasti bloccati in Ucraina e altri profughi che hanno l’obiettivo di raggiungere Israele. In Ucraina sarebbero tra i 50 e i 200mila gli abitanti che potrebbero aver diritto a emigrare in Israele in base alla Legge del Ritorno, in Russia alcune centinaia di migliaia. Il Ministero dell’Interno concederà 25mila permessi di soggiorno a cittadini ucraini al di fuori della cornice della Legge del Ritorno.

Giulio Meotti: "Visto da Israele"

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Giulio Meotti

TRENDS Research and Advisory - Yossi Klein Halevi
Yossi Klein Halevi

Roma. "Provo un misto di rassegnazione, frustrazione e vergogna". Parlando così con il Foglio, Yossi Klein Halevi, fra i maggiori intellettuali israelo-americani, autore di Letters to My Palestinian Neighbor, senior fellow allo Shalom Hartman Institute di Gerusalemme e columnist del New York Times, sintetizza il suo sentimento sulla guerra in corso in Ucraina. "Rassegnazione, perché come israeliano capisco che non abbiamo molte possibilità. Abbiamo la Russia al nostro confine settentrionale e ci serve Putin quando attacchiamo le basi iraniane. Abbiamo cercato di prevenire il totale accerchiamento di Israele da parte delle forze iraniane e i loro proxy, Hamas a sud, Hezbollah a nord. E quindi non possiamo esprimere completamente quello che vorremmo dire. Il governo israeliano ha sostenuto la risoluzione contro la Russia all'Onu. Il ministro degli Esteri Yair Lapid ha condannato la Russia. Ma il primo ministro Naftali Bennett non lo ha fatto. Hanno giocato a poliziotto buono e poliziotto cattivo. E non vedo altre scelte". Poi c'è la frustrazione. "Perché c'è un paese in una situazione in cui potremmo trovarci noi, l'Ucraina, e c'è l'ironia tragica di un presidente ebreo che guida la lotta, Zelensky". "E tuttavia lo stato ebraico ha dovuto cercare un compromesso su una questione fra le più chiare dalla Seconda guerra mondiale". Infine, la vergogna, dice al Foglio Yossi Klein Halevi. "Vergogna per il fatto che Zelensky ci chieda assistenza militare e di scegliere una linea più chiara e vergogna perché noi non possiamo onorare la sua richiesta nel suo momento più disperato. L'ironia per noi israeliani è che la sovranità nazionale ci avrebbe liberati dalla paura del principe e del nobiluomo, come avveniva nel Medioevo. Il sionismo ci ha liberati dall'umore del nobiluomo. E quello che vediamo in Ucraina è la versione contemporanea del nobiluomo". Secondo una ricostruzione del principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, "Israele ritiene che la palla del negoziato sia nelle mani ucraine; la questione è se si debbano accettare i termini di Putin. `Israele, da parte sua, non intende fare pressione su Zelensky affinché li accetti', hanno affermato i funzionari a Gerusalemme. `Non saremo Neville Chamberlain', ha detto un funzionario israeliano, riferendosi all'ex primo ministro britannico noto per la sua firma dell'accordo di Monaco il 30 settembre 1938, in cui furono ceduti i Sudeti della Cecoslovacchia alla Germania nazista guidata da Adolf Hitler". In Europa non ci si rende conto delle implicazioni di un'eventuale rottura totale dei rapporti fra Israele e la Russia. "Se rompessimo con Vladimir Putin, la prenderebbe sul personale. Prende tutto sul personale. Proteggerebbe le basi iraniane con i missili russi. E inizierebbe a trattarci come un nemico. Questa è la paura nella comunità di intelligence israeliana oggi sull'Ucraina. Nathan Sharansky ha scritto che l'occidente ha consentito alla Russia di prendersi la Siria e ora l'occidente è arrabbiato con noi perché non mostriamo il coraggio che l'occidente non ha mostrato. Israele non è impressionato dall'occidente e ci rifiutiamo di essere giudicati da loro". E l'Europa, che sensazioni trasmette? "Stiamo vedendo Chamberlain che si atteggia a Churchill in Europa, ma riguarda anche Biden e l'America. La decisione di escludere alcune banche russe dallo Swift è metà Chamberlain e metà Churchill. La Polonia ha offerto i suoi aerei all'Ucraina, ma gli Stati Uniti hanno messo il veto. Dunque un momento molto strano per l'occidente. La buona notizia è che l'occidente ora è imbarazzato". Ora cosa succederà? "Se Putin vince la guerra, perderà. Ci sarà la distruzione dell'Ucraina. Io penso che Putin non sopravvivrà a questa storia. Ci saranno militari russi che si sentiranno come un generale tedesco nel 1944. La situazione è diversa, ma anche simile. Neanche l'Unione sovietica era così esecrata nella Guerra fredda come la Russia oggi. Putin non uscirà vincitore da questa storia". Yossi Klein Halevi dice che il tempo dei consigli è finito. "Non penso che come israeliano sia in una posizione per dare lezioni all'Europa. Devo abbassare la mia voce".

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