Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 10/03/2023, a pag.15, l'analisi di Fiamma Nirenstein, dal titolo "Netanyahu a Roma: gli ebrei siano uniti. Attentato in Israele"
A destra: Benjamin Netanyahu
Fiamma Nirenstein
Il primo ministro di Israele ha scelto di compiere la sua visita in Italia e il suo incontro con Giorgia Meloni nonostante tutto, un’autentica corsa a ostacoli: dietro di lui, in Israele, le strade bloccate dalle manifestazioni che definiscono la proposta di riforma della struttura giudiziaria un tentativo di colpo di Stato, l’occupazione anche delle strade di grande comunicazione che conducono all’aeroporto per bloccarne i movimenti con l’ambizione evidente di bloccare la partenza, gestire i movimenti, la politica, la diplomazia stessa del Primo Ministro che invece all’aeroporto ha anche incontrato il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin insieme al suo Ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Ovviamente il Primo Ministro ha preso dunque l’elicottero per arrivare al suo volo, e anche questo è diventato oggetto di critica come se fosse stato un’esibizione di lusso inutile invece che di necessità; nei giorni precedenti è stata discussa la scelta dell’aereo, e un gruppo di piloti ha pensato di poterlo lasciare a terra rifiutandosi di portarlo; intanto qui a Roma dopo che laggiù si è cercato di lasciarlo senza ali, ha provato a lasciarlo senza parole, privandolo della traduttrice designata.
Giorgia Meloni
Tappare la bocca non è mai stato, risulta nella storia, un gesto molto democratico, ma così si agisce e si parla in questi giorni del Primo Ministro. La tv pubblica l’ha criticato perché il viaggio dura fino a sabato, ben sapendo che un Primo Ministro israeliano non vola di Shabbat, e deve quindi attendere prima di rientrare. Nei giorni precedenti la first lady Sara era stata assediata per tre ore dal parrucchiere, e con slogan molto minacciosi tenuta prigioniera finché è stata liberata dalle forze dell’ordine. Ma quando qualcuno si è azzardato a mandare all’inferno i piloti che a loro volta si sono uniti alla rivolta pubblica, Netanyahu ha ribadito il loro diritto a dissentire anche se è evidente quanto questo gesto sia delicato e persino irresponsabile in un Paese sempre circondato da nemici. Di certo Bibi Netanyahu preparando il viaggio che oltre ai colloqui politici non ignorava che, chiamandolo di nuovo dittatore una folla di odiatori si preparava anche a dimostrare nelle strade di Roma. Ma l’ha affrontato, tranquillo della sua coscienza di conservatore liberale. Tutta questa corsa a ostacoli il Primo Ministro di Israele l’ha compiuta lo stesso: l’Italia deve esserne contenta. Evidentemente è molto importante il contenuto previsto nel dialogo odierno con Giorgia Meloni, che riguarda per quello che si può intuire la definizione di una forza comune per rifornire di energia l’Europa; la situazione internazionale delicata e difficile, in cui l’Iran che ha giurato di distruggere Israele ed è nemico giurato dell’Occidente intero, si è decisamente collocato a lato della Russia che ha invaso l’Ucraina; il grande spazio di pace che forniscono con nuove imprese di benessere e progresso i Patti d’Abramo, che lasciano disegnare nel futuro un accordo con i Palestinesi; la speranza del riconoscimento di Gerusalemme da parte anche dell’Italia come indispensabile capitale dello Stato d’Israele… sono tutte cose per cui Netanyahu ha scavalcato tutti gli ostacoli verso la Capitale d’Italia, inseguito dalla frattura nel suo Paese, certamente consapevole della necessità di sanarla. Meloni ha un ruolo importante in questo, nel dare un senso positivo a una volontà che non ha a che fare con disegni autoritari, ma con visioni diverse del mondo. Anche lei ne sa qualcosa, può capire a fondo se si porta contro di te un affondo alzando uno stendardo di democrazia che in realtà è anche il tuo.