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Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 01/10/2010, a pag. IV, gli articoli di Melanie Phillips, Farid Ghadry, Giorgio Israel, Giulio Meotti titolati " Israele e l'Occidente che rantola ", " J’accuse di un dissidente arabo:Lo stato ebraico è una benedizione per il medio oriente ", " Il socialismo degli imbecilli, così è nato e funziona ancora il mito della congiura ebraica " e " Israele è una feccia. Così parlano ad Amnesty, bibbia dei diritti umani ". Melanie Phillips - " Israele e l'Occidente che rantola "
L’odio ossessivo verso Israele diffusosi oggi in gran parte del mondo occidentale deve essere contrastato con la massima urgenza e tutta la forza possibile. Questa campagna di demonizzazione e delegittimazione, senza precedenti, nei confronti di un paese democratico indispensabile per la difesa dell’occidente non è solo un insulto alla decenza, non rappresenta unicamente una minaccia alla sicurezza e all’esistenza stessa di Israele, ma va anche a minare quei valori civili attraverso i quali l’occidente definisce se stesso. La società occidentale si gloria di essere una cultura fondata sulla ragione, votata alla verità, alla giustizia e al principio della legalità. Tuttavia, la delegittimazione di Israele si basa su un grottesco rovesciamento di verità e giustizia nella regione, dove i ruoli di vittima e carnefice sono stati invertiti. Con questa campagna è stata riscritta la storia del medio oriente per spazzare via dal territorio il popolo ebraico, insieme alla sua storia nazionale. Puntando sulla falsa credenza secondo cui gli arabi palestinesi sarebbero gli abitanti originali della regione, la campagna omette di dire che gli ebrei erano i soli legittimati a considerare quel territorio come regno nazionale e li presenta invece come europei prepotenti in un luogo con cui non hanno alcun legame storico. Melanie Phillips Columnist dello Spectator e autrice del best seller “Londonistan” e di “The world turned upside down”. Farid Ghadry - " J’accuse di un dissidente arabo:Lo stato ebraico è una benedizione per il medio oriente "
In medio oriente esiste oggi uno squilibrio che sta portando la regione verso conseguenze disastrose, non solo per chi vive in quell’area geografica ma anche per gli europei. Tale squilibrio è causato da due fattori: l’ingenuità di sognare una pace realisticamente possibile tra i paesi che rispettano la legge e quelli che non la rispettano, tra le nazioni governate da dittatori e quelle – rarissime – che hanno adottato la democrazia e le cause di fondo dell’aumento degli emigrati musulmani che giungono in Europa. Farid Ghadry Dissidente siriano e presidente del Partito riformista in esilio. Giorgio Israel - " Il socialismo degli imbecilli, così è nato e funziona ancora il mito della congiura ebraica "
Sono temi che forniscono la base propagandistica per enunciare il progetto di distruzione di Israele senza pudore e in termini incredibilmente espliciti; e per ottenere che la gran parte dei governi, delle istituzioni internazionali e dell’opinione pubblica si volti dall’altra parte. Batini cita opportunamente uno scritto del 1943 del grande storico della scienza Alexandre Koyré (“Sulla menzogna politica”, recentemente pubblicato in italiano da Lindau). Koyré osservava che, fin dalla pubblicazione di “Mein Kampf” gli artefici della propaganda totalitaria avevano annunciato non solo in forma pubblica, ma addirittura “pubblicitaria”, il loro programma efferato, sapendo che non sarebbe stato preso sul serio in quanto l’attenzione era sviata dal falso della congiura ebraica mondiale. “La propaganda antisemita – osserva Batini – presuppone un fatto mai avvenuto e la falsificazione delle prove che ne dimostrerebbero l’accadimento, ma dice la verità sulle proprie intenzioni persecutorie, sicura di poter ingannare l’opinione pubblica e gli avversari, che ad essa non prestano fede”. Koyré parlava efficacemente di “una congiura alla luce del sole”, un complotto autentico che si nasconde dietro un complotto inventato: “La cospirazione alla luce del sole, se non è una società segreta, è comunque una società con segreto”. Tutto ciò si applica al progetto di distruzione di massa degli ebrei che è all’ordine del giorno. Un immenso castello di menzogne, di disinformazione e di falsi costruisce l’immagine di Israele come sentina di tutti i mali del mondo e massimo pericolo per l’umanità e, accompagnandosi alla negazione della Shoah, svia l’attenzione dal progetto di distruzione enunciato ostentamente da Ahmadinejad e i suoi accoliti. Smontando l’operare di questi meccanismi nella storia dell’antisemitismo moderno il libro di Battini conduce a riflettere sui modi con cui essi si ripropongono oggi. Trattasi di un saggio di grande interesse, di notevole profondità ed erudizione, che propone l’analisi di processi e movimenti non bene studiati dalla pur vasta letteratura sul tema. Esso esplora le origini dell’antisemitismo moderno interpretandolo come una forma di “anticapitalismo antiebraico” maturato entro la reazione all’affermarsi della società liberale basata sui diritti dell’uomo. Proprio in nome di questi diritti gli ebrei erano stati “emancipati” dopo tanti secoli di emarginazione dalla società civile. Secondo Battini, la matrice principale del nuovo antisemitismo è da rintracciare nella reazione di gran parte del mondo cristiano alla nascita dello stato di diritto, che individua negli ebrei coloro che, usando le nuove libertà, sono divenuti padroni del capitalismo finanziario e attori di un complotto di cui la principale vittima è il mondo cristiano. Egli esplora il trasferimento di questa tematica nel movimento operaio europeo, in particolare nella componente socialista. Viene in mente ancora una frase di Koyré che ogni storico dovrebbe appendere davanti alla propria scrivania: “E’ impossibile in storia svuotare il fatto e spiegare tutto”. Ciò è particolarmente vero per l’antisemitismo, un fenomeno bimillenario che ha attraversato un così gran numero di popoli, culture e religioni diversi, da resistere a ogni spiegazione semplice e unitaria. Certo, uno storico che non tenti di spiegare non è uno storico. Ma, in un caso del genere la via maestra è non trascurare alcuna delle componenti che hanno congiurato a rendere tanto persistente un fenomeno di intolleranza che – per dirla con André Neher – ha saputo dotarsi di un “guardaroba inesauribile”, trovandovi sempre “la maschera appropriata all’hic et nunc del suo folle ruolo”. E’ indiscutibile che l’antisemitismo cristiano sia stato il primo protagonista di questa storia e il principale fornitore del “guardaroba”. Ma sarebbe unilaterale non considerare anche l’apporto del nuovo razzismo nella cui costituzione, paradossalmente, ebbe una parte importante proprio quel mondo illuminista che aveva emancipato gli ebrei. Così, sarebbe unilaterale concentrare l’attenzione sul ruolo del socialismo in questa vicenda quasi assolvendo la componente marxista del movimento operaio. Non si può essere indulgenti di fronte al modo singolare con cui Marx propose l’emancipazione dell’ebreo come “emancipazione della società dall’ebraismo”, per giunta presentandolo come la religione il cui unico Dio geloso è il denaro; e il suo spargere frasi razziste, come quella concernente il cranio del socialista Lassalle, “il più barbaro degli ebrei di Polonia”. L’antisemitismo in ambito marxista e comunista è un capitolo che non può essere derubricato a politica assimilazionista delle nazionalità. Del resto, è sotto gli occhi di tutti quale eredità antisemita abbia lasciato il comunismo in Russia e in tanti paesi dell’est europeo. “Il socialismo degli imbecilli” fu una formula usata per decenni nel movimento comunista sia per minimizzare l’antisemitismo come un fenomeno di semplice “imbecillità”, sia per scaricarne le colpe sul socialismo. Anche questo fu un contributo a quel meccanismo di oscuramento del principio di realtà, così efficacemente analizzato in questo libro. Giulio Meotti - " Israele è una feccia. Così parlano ad Amnesty, bibbia dei diritti umani "
Hanno firmato l’appello il giurista di Harvard Alan Dershowitz, la nota studiosa di cultura yiddish Ruth Wisse, il proprietario di New Republic Marty Peretz, l’ex advisor della Casa Bianca Elliott Abrams e il padre di Daniel Pearl, Judea Pearl. L’affermazione di Johansson getta discredito su un’organizzazione già accusata da molti di “bancarotta morale” (la frase è di Salman Rushdie). La Finlandia non è un luogo qualunque per l’umanitarismo. Da sempre il paese è in prima linea nell’attività internazionale in difesa dei diritti umani (il presidente Martti Ahtisaari ha anche vinto un Nobel). Il nome stesso della capitale, Helsinki, è associato nella mente di numerose persone allo “spirito dei diritti umani”. Johansson però non è un caso isolato. Amnesty è arrivata persino a chiedere all’Amministrazione Obama di “sospendere immediatamente gli aiuti militari a Israele”. Ma non ha trovato il tempo di chiedere, en passant, anche un embargo verso Hamas, rendendosi incapace di distinguere fra Israele e i suoi aggressori, fra una democrazia quantunque imperfetta e un movimento terrorista che inculca nei propri figli l’amore per la morte. Nel 2002, quando le forze di difesa israeliane, dopo due anni di attentati suicidi, andarono a stanare i terroristi dentro i Territori palestinesi, l’accusa – poi rivelatasi completamente falsa – che avessero compiuto un “massacro” a Jenin fu alimentata proprio da Amnesty, scatenando giornali e tv in tutto il mondo. In Inghilterra l’ufficio di Amnesty ha sposato le tesi più estreme dell’antisionismo. Nata per difendere i prigionieri politici, l’organizzazione non ha mai richiesto la liberazione dei soldati israeliani rapiti da Hezbollah e Hamas. E mentre a Helsinki i nipotini delle benemerite lotte umanitarie erano intenti a definire “spazzatura” l’unico membro delle Nazioni Unite condannato a morte, Gilad Shalit languiva (da quattro anni) in un tugurio dei fondamentalisti islamici a Gaza e i suoi sequestratori diffondevano video in cui giustiziano il giovane caporale ebreo. Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante lettere@ilfoglio.it |
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