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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/03/2022, a pag. 6, con il titolo "Il fallimento dei corridoi umanitari: 'Bluff russo' ", l'analisi di Corrado Zunino.
Civili ucraini in fuga I corridoi umanitari invece di salvare i civili alimentano la guerra. Ci dobbiamo affidare alle parole di uno dei negoziatori ucraini, David Arakhamia, membro influente del Partito Servitore del popolo, riconoscibile ai negoziati per il cappello con la visiera sempre calzato. Ha detto Arakhamia, a sera: «L’Ucraina ha visto sfollare più di quarantamila persone nelle ultime 24 ore, ma ha faticato a evacuare i civili dalle zone di conflitto intorno alle città di Kiev, Kharkiv e Mariupol. Hanno provato in centomila, non ci sono riusciti». Difficile definire l’operazione di “uscita di vecchi, donne e bambini” dalle città bombardate — proposta dalla vicepremier Irina Vereschuk, accettata ieri all’alba dai russi e coordinata dalla Croce Rossa internazionale — un mezzo successo quando oltre alle tre città in ostaggio il resto delle cronache dice: alle 18 e 20 è stata interrotta l’evacuazione da Izyum, nella regione della massacrata Kharkiv, in salvo solo 250 persone, le hanno portate poco più sotto, a Sloviansk. A Bucha, sobborgo a nord di Kiev, le notizie di fallimenti arrivano già il primo pomeriggio: «I russi bloccano l’evacuazione dei civili», diffonde il Consiglio comunale: «Attualmente, cinquanta autobus sono bloccati dai militari russi nel parcheggio: non fanno passare la colonna». Il cessate il fuoco 9-21 è stato un’agonia crescente. A mezzogiorno di ieri lo stesso presidente Volodymyr Zelensky aveva fatto sapere: «Diciottomila persone stanno venendo via da Kiev». E cinquemila fortunati saranno presto evacuati da Sumy, nel Nord-Est del Paese, al confine russo. Ma a prima sera lo sfollamento di massa è diventato un disastro. Peggio del giorno prima, quando già le evacuazioni erano andate male e i russi avevano usato il corridoio di Mariupol per avvicinare le forze ucraine assestate all’interno: una cinica manovra militare. La sacca di Mariupol è quella che fa temere che la parola “genocidio”, già evocata con forza dagli ucraini, possa diventare un fatto di questa guerra fuori controllo. Ci sono 400mila persone in quell’imbuto: non tutte vogliono uscire, ma sono tutte senza elettricità e cibo. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che oggi andrà a fare le trattative in Turchia con il pari grado russo, scrive: «A Mariupol quasi tremila neonati sono senza latte e medicine. Invito il mondo a costringere la Russia a fermare la sua barbara guerra contro civili e bambini ». Zelensky è al solito esplicito: «Quello che sta accadendo ora a Mariupol è una catastrofe umanitaria. Colonne di aiuti sono state inviate da varie città del nostro Paese, ma i soldati russi sparano e non le lasciano passare». In questa città già simbolo si seppelliscono i morti tutti insieme, nelle fosse comuni. E anche la Brigata Azov, i neonazisti di supporto all’esercito ucraino, stanno contribuendo all’esplosione dei problemi. Ci sono diverse testimonianze sul fatto che Azov stia sparando ai civili ucraini che cercano di evacuare: li usano come scudi umani di fronte all’avanzare dei russi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dice: «È necessario creare corridoi umanitari più grandi. Non è tempo di equivocare, dobbiamo chiedere a entrambe le parti di consentire ai civili di partire in sicurezza. Le proposte del Cremlino di creare corridoi umanitari che portano in Russia sono assurde». La guerra carogna inizia a riconoscere i suoi peccati. Mosca ammette l’uso di armi termobariche, che non ha mai messo al bando (come d’altro canto non l’ha mai fatto l’Ucraina). Già utilizzate dai russi in Afghanistan e in Cecenia, aspirano ossigeno per generare un’esplosione ad alta temperatura. «L’impatto è devastante », spiegano i servizi inglesi. Kherson, sul Mar d’Azov, è perduta, da diversi giorni. Ma i residenti continuano a protestare contro l’occupazione e ieri più di quattrocento sono stati arrestati dalla guardia nazionale di Mosca. Il governo ucraino parla di «un regime amministrativo di polizia » e introduce una nuova questione. Nelle città occupate, dove non c’è più resistenza, i russi stanno inviando la Rosgvardia, la Guardia nazionale alle dirette dipendenze del Cremlino, per prelevare gli oppositori civili. In piazza usano lacrimogeni contro la folla e tre documenti hanno fatto emergere questo tipo di azioni individuali. Un video mostrava l’arresto di alcuni civili nelle strade di Melitopol da parte della Rosgvardia. Un secondo certificava un raid notturno contro un’automobile nella stessa area: a un check-point, i miliziani identificavano una targa e prelevavano gli occupanti. Il terzo documento sono fotogrammi scattati da una telecamera di sicurezza e indicano l’irruzione notturna di una squadra della Rosgvardia in una villetta per arrestare chi vi abita. Siamo a Novaya Kakhovka, non lontano da Kherson. Operazioni di polizia mirate su figure di influenza politica. Sempre a Kherson l’attivista ucraino Oleksandr Tarasov è stato rapito.
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