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Dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/05/2024, riprendiamo, a pag. 15, con il titolo "Mattarella: «Tregua subito, poi soluzione a due Stati»", il commento di Marzio Breda.
Bisogna far tacere le armi in Medio Oriente. Ma subito. Senza altre interdizioni. Sergio Mattarella non ha mai usato toni tanto perentori, dunque più che accorati, stavolta, rivolgendosi alle autorità di Tel Aviv. Lo ha fatto ieri in un messaggio al collega Isaac Herzog, con il quale ha un rapporto di stima consolidata, in occasione dello Yom Ha’atzmaut, la festa dell’indipendenza d’Israele. Una comunicazione a doppio livello di lettura, che va oltre il ricordo del «legame profondo» che unisce i due Paesi (e che è ovviamente cosa diversa dalla condivisione delle politiche del suo governo). Così, da un lato rinnova la condanna «per l’atroce atto terroristico del 7 ottobre 2023», il cordoglio dell’Italia e la speranza che gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas siano presto «restituiti alla libertà». Dall’altro lato definisce «indispensabile giungere a un’immediata cessazione delle ostilità sulla Striscia di Gaza», per consentire l’accesso umanitario alla popolazione civile, «stremata e bisognosa di sostegno». E qui aggiunge l’auspicio che «il ciclo della violenza possa essere interrotto, che si riducano le tensioni e si apra la strada a un dialogo che porti a una soluzione a due Stati». Sbocco che definisce «giusto, necessario, sostenibile, in linea con il diritto internazionale, nell’interesse di tutti». È ciò in cui confida la Ue e lo stesso governo italiano, in nome del quale il presidente parla. Evidentemente teme che le opinioni pubbliche europee, distratte dal vicino voto, non valutino fino in fondo i rischi di un’ulteriore escalation sulla Striscia. Che sarebbe catastrofica dopo l’enorme sproporzione tra le 1.200 vittime fatte da Hamas il 7 ottobre e i 35 mila morti (la metà civili) fatti dalle truppe di Israele a Gaza e dintorni. Una dismisura destinata ad accrescersi se Tel Aviv non interromperà l’avanzata su Rafah. Qui sta il punto politico dell’iniziativa presa da Mattarella. Alla quale è inevitabile associare la convocazione del Consiglio supremo di difesa, il 21 maggio, la cui agenda è dettata appunto dalla «evoluzione dei conflitti in corso». Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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