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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/07/2022, a pag.14, con il titolo "La rivelazione di Kasatkina nella Russia che bandisce i gay", il commento di Marco Imarisio.
Contro l'omofobia in Russia «Dateci un avversario normale e mascolino, non questi esseri strani e colorati che sul campo di battaglia camminano sui tacchi a spillo tenendo in mano la borsetta di Louis Vuitton». Con questo concentrato di omofobia, Ramzan Kadyrov, che ama definirsi come «il miglior interprete del pensiero di Vladimir Putin», ben riassume lo spirito di questo tempo russo. Il rude capo della Repubblica cecena ha sentito il bisogno di accodarsi al comune sentire del Cremlino, pubblicando sul suo account Telegram la foto di alcuni soldati americani transgender, accompagnate dalle parole di cui sopra. Ma il suo intervento è solo l’ultimo di una lunga serie. Da qualche settimana, per i talk show della propaganda di Stato, l’Ucraina non è più un covo di nazisti, ma di «invertiti» senza dignità. Lo hanno detto gli ospiti del noto Vladimir Solovyov, lo ha detto Apti Alaudinov, il capo del battaglione Akhmat ceceno su Russia-1, precisando di combattere una «guerra santa» contro il mondo Lgbt e l’Anticristo dei pervertiti. Tutto questo non succede per caso. Lunedì scorso è stato depositato alla Duma un progetto di legge che proibisce «qualunque informazione che nega i valori familiari e promuove le relazioni sessuali non tradizionali». Anche il solo nominare l’omosessualità diventa un reato punibile con il carcere. La nuova norma intende vietare qualunque riferimento all’omosessualità su Internet, nel cinema e su qualunque genere di mass media.
«Pubblicizzare i rapporti sessuali non comuni» scrivono i deputati che hanno presentato la proposta «rappresenta un pericolo per lo sviluppo della società russa». L’omofobia non è una novità, dalle parti del Cremlino. Fino ad oggi la legislazione russa prevedeva il divieto di «propaganda gay» solo tra i minorenni, secondo una legge che nel 2017 è stata riconosciuta come discriminatoria dalla Corte europea dei diritti umani. Adesso si va ben oltre. L’8 luglio, Giornata della famiglia, dell’amore e della fedeltà, proprio il presiden-te della Duma Vyacheslav Volodin ha dichia-rato che l’addio russo al mondo occidentale ha posto fine alle richieste di legalizzare i matri-moni gay. «I tentativi di imporre valori estra-nei alla nostra società sono falliti. Ora è giusto introdurre il divieto della propaganda di valori non tradizionali». Siccome questa è l’aria che tira, le uniche parole per commentare il gesto di Daria Kasatkina sono quelle usate dai social della dissidenza. «Che coraggio». La prima tennista di Russia ha fatto coming out durante un’intervista con il blogger Vitya Kravchenko dal valore simbolico molto importante. All’improvviso, una ragazza nata nell’ex Togliattigrad, figlia di due olimpionici di atletica e di hockey sul ghiaccio, cresciuta nelle strutture federali, lancia una sfida mai vista. «Pensi che sarà possibile essere riconosciuta per quello che sei?» le chiede l’intervistatore. «Mai. Per come stanno andando le cose in Russia, mai, purtroppo» è la sua risposta. Kasatkina, che si allena in Spagna, ha anche definito «un vero incubo» l’Operazione militare speciale, augurandosi che «finisca al più presto». Quando le è stato chiesto se teme di non tornare più in patria dopo quel che ha detto, si è commossa. Poco dopo, ha postato su Instagram una foto in cui abbraccia la pattinatrice medaglia d’argento olimpica Natalia Zabiiako, con un’emoji a forma di cuore. Ci vuole tanto coraggio, davvero.
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