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Deborah Fait
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Riflessione sul Natale e la verità storica mistificata 29/12/2022
Riflessione sul Natale e la verità storica mistificata
Commento di Deborah Fait

Papa Francesco, dure accuse dal cardinale Becciu:
Papa Francesco

Natale è passato da pochi giorni. Quelli che lo hanno festeggiato cercano ora di digerire le grandi cene e pranzi in famiglia e si godono i regali ricevuti. Altri, come me, cercano invece di digerire, come ogni anno, una quantità di falsità su Gesù, la sua Famiglia e soprattutto i luoghi della sua nascita e della sua intera vita. Ogni anno è la stessa storia, ogni anno le stesse fantasie, a volte comiche, a volte deprimenti nel constatare l’ignoranza della gente o, nella maggior parte dei casi, l’ipocrisia di quel fenomeno che si può chiamare “religiosamente corretto”. Posso sforzarmi di capire il Papa che, per mestiere, deve far passare un messaggio colmo di retorica per far sì che il popolo si commuova. Ma il popolo non è più quello del Medio Evo, oggi il Papa parla a gente che ha studiato, che sa di storia, di scienza, eppure sembra credere a quella figura bianca che, dalla finestra di San Pietro, racconta con voce commossa di un bambinello povero costretto ad emigrare. Ma dove, dove, dove? Basta leggere i Vangeli con un po’ di sale in zucca, per rendersi conto che Gesù non era povero perché suo padre, Josef, era un artigiano ( oggi si chiamerebbe imprenditore) che aveva l’unica falegnameria di Nazareth e sua madre Miriam, era addirittura nipote del Sommo Sacerdote del Gran Tempo di Gerusalemme dove era stata educata fino all’età di 14 anni, lei, una femmina di più di 2000 anni fa! Gesù non era un migrante, Papa Francesco! Era nato a Betlemme, in Giudea, dove i suoi genitori si erano recati per obbedire al decreto dell’imperatore Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutto l’impero. Anche Betlemme all’epoca era un villaggio, Miriam e Josef trovarono posto nel caravanserraglio come usava ai tempi. Là Miriam partorì, secondo i testi, con l’aiuto di una donna di nome Salomè. In seguito la Famiglia si recò in Egitto per scappare dalla strage degli innocenti ordinata da re Erode che, sotto dominio romano, governava la Giudea. A pericolo passato, tornò a Nazareth, al suo villaggio in Galilea. Non restò in Egitto, quindi di che migranti parla Francesco? Gesù non era palestinese perché non esisteva un popolo con tale nome come non esisteva una nazione chiamata Palestina. Nazareth era un villaggio abitato solo da ebrei fino al tempo di Costantino (IV secolo, era volgare) quando si popolò anche di ebrei credenti in Cristo che, secondo alcune scritture, si vantavano di essere discendenti di Gesù. Vuoi che il Papa non conosca la storia? Vuoi che un gesuita non abbia studiato la storia di Gesù e della sua Famiglia? Eppure da quella finestra ogni anno piombano su quelli che, col naso all’insù, pendono dalle sue labbra, le solite storielle da catechismo spicciolo. La sera del 24 dicembre, la vigilia, da Gerusalemme hanno trasmesso il concerto del Volo, il trio dei tenorini, come vengono chiamati. Bene, a parte la noia immensa della trasmissione condita da battute che non facevano ridere nessuno, i tre giovanotti non hanno perso occasione per dire di essere tanto felici di trovarsi in un paese che non è mappato da nessuna parte, che non esiste, che anche loro, come il Papa, chiamano terra santa. Ma non basta! A metà trasmissione è arrivato Pierbattista Pizzaballa, “sua Beatitudine” patriarca di Gerusalemme, che oltre a dirsi felice di ascoltare tanta bella musica in “terra santa” ha anche accennato alla violenza che purtroppo si vive “nel paese” guardandosi bene dallo specificare quale. Nessuno, il 24 dicembre, durante quella trasmissione , la vigilia della nascita di un Ebreo così importante nella storia del mondo, è riuscito a pronunciare la parola ISRAELE! E dire che avevano avuto l’onore di cantare nella Migdal David, la Torre di Davide, un monumento antico quasi 3000 anni, una cittadella nel cuore di Gerusalemme, capitale di Israele, l’innominabile. Quest’anno quelli che si impegnano a mistificare la storia si sono superati, non avendo una tradizione di popolo si impossessano di quella di un altro. Vendono magliette con la scritta “Jesus was a Palestinian”. Un ministro di Abu Mazen ha dichiarato “Tutto il mondo sa che Gesù era palestinese”. Peccato che ai tempi di Gesù non ci fosse ombra di Palestina ma soltanto Israele con le sue province di Giudea, Samaria e Galilea. Per finire, con una risata che dovrebbe seppellirli, cosa che, purtroppo non accade mai, segnalo un settimanale dal nome Film/Tv di critica cinematografica che presenta in questo modo il film trasmesso in Tv “Un bambino di nome Gesù”, regia di Franco Rossi: ”Maria, Giuseppe e Gesù vivono in un villaggio prossimo alla Palestina, quando il sicario mandato da Erode, li raggiunge per uccidere il bambino. Giuseppe viene ferito. Maria e Gesù sono catturati…” trasmesso dal canale 2000 del Vaticano. Naturalmente scrivere “in un villaggio della Galilea” era troppo per chi strombazza al mondo le palle più enormi sulla nascita di Gesù. Sembra esista un ordine mondiale per modificare la realtà storica. Per snaturare la figura di Gesù ebreo, ebreo fino alla morte, crocifisso dai Romani. Per continuare a cancellare la verità inventando un Gesù palestinese mai esistito.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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