Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Antonio Donno
Israele/USA
<< torna all'indice della rubrica
Il coraggio di Nancy Pelosi 06/08/2022
Il coraggio di Nancy Pelosi
Analisi di Antonio Donno

A destra: Nancy Pelosi

La reazione militare della Cina nei confronti di Taiwan, dopo la visita di Pelosi a Taipei, è indubbiamente un fatto di dimensioni così grandi quali non si vedevano da molti anni. Tuttavia, Xi Jinping ha dimostrato, nel complesso, una certa moderazione, evitando di colpire obiettivi sensibili all’interno del territorio dell’isola, almeno fino a questo momento. La spiegazione è tutta dentro la situazione politica internazionale, che ha al suo centro la guerra russa-ucraina. Questa guerra ha dimostrato una compattezza nella reazione occidentale e, in particolare, degli Stati Uniti tale che, dopo il ritiro americano e della Nato dallo scenario afghano e le critiche molto aspre che sono piovute sull’Amministrazione Biden, quest’ultima ha deciso di rimettere piede in vari settori dello scacchiere internazionale, in particolare nel Medio Oriente. Si vedrà se tale decisione avrà un seguito nei prossimi mesi, soprattutto in vista delle elezioni americane di medio termine.

Cina-USA: il decoupling è davvero possibile? | ISPI

     In questo contesto di tensione internazionale, rispondere da parte di Pechino con un’azione militare in territorio taiwanese avrebbe provocato una crisi globale di straordinarie dimensioni, con il sicuro intervento militare americano a difesa dell’isola. Per questo motivo, Xi Jinping ha valutato con realismo che una guerra sino-taiwanese era improponibile: un realismo, quello del cinese, che in qualche modo lo obbligava a “limitarsi” ad azioni pesanti ma di livello dimostrativo nei confronti di Taipei. Per ora, dunque, Xi Jinping ha dovuto ingoiare l’amara pillola del viaggio di un personaggio di primo piano della politica americana in un avamposto dell’Occidente che rappresenta un’offesa per le mire annessionistiche di Pechino.

     Nonostante le critiche ricevute e le pesanti raccomandazioni piovute su Pelosi da ogni parte dell’Occidente, e in particolare dal suo Paese, di non provocare una reazione cinese contro Taiwan, la speaker della Camera dei Rappresentanti ha dimostrato un coraggio straordinario e, tutto sommato, una visione realistica della vicenda, perché ha saggiamente valutato che non era nell’interesse della Cina, in questo momento particolare degli eventi internazionali, rispondere con la violenza militare contro il territorio taiwanese. Così, la ottantaduenne Nancy Pelosi, con la sua visita in un punto cruciale dello scenario dell’Asia-Pacifico, ha aperto la strada a un’Amministrazione, quella di Biden, che aveva sempre dimostrato una certa reticenza a occuparsi di quella regione, a partire proprio dalle errate decisioni di Obama, suscitando la riprovazione dell’alleato giapponese.

     Il quadrante dell’Asia-Pacifico ha sempre avuto un ruolo centrale nelle relazioni internazionali. Oggi più che mai, con il rafforzamento dei rapporti nippo-americani e, soprattutto, con la questione di Taiwan al centro dei progetti cinesi, quest’immensa area è divenuta ancor più strategicamente fondamentale. È noto che, da qualche tempo a questa parte, il governo cinese dimostra un interesse crescente verso gli Stati insulari sparsi nel Pacifico. Infatti, vari diplomatici di Pechino hanno viaggiato in queste nazioni e incontrato i loro governanti al fine di stipulare accordi economici, e quindi politici, tra la Cina e piccoli e grandi Stati insulari del Pacifico. Si tratta di una rete fitta di rapporti intesi ad allontanare gli Stati Uniti dai suoi alleati della costa orientale dell’Asia, il Giappone e la Corea del Sud. Di conseguenza, Taiwan subirebbe un isolamento molto marcato.

     Gli Stati Uniti devono riassumere una posizione fondamentale nella scena globale. La politica di Obama e poi quella di Trump hanno prodotto un ridimensionamento sempre più evidente del ruolo americano nel mondo, a tutto vantaggio del duo russo-cinese, con le dovute differenze tra Mosca e Pechino in campo economico. L’Asia-Pacifico è un quadrante indispensabile per il futuro delle relazioni politiche americane; Corea del Sud, Giappone e Taiwan rappresentano punti strategici fondamentali per l’Occidente lungo le coste del Pacifico occidentale. La Cina sta tentando di scavalcare questa linea di difesa filo-americana, stipulando accordi con vari Stati insulari del Pacifico al fine di costituire una linea di accerchiamento degli Stati alleati di Washington.

Immagine correlata
Antonio Donno

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui