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Antonio Donno
Israele/USA
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Biden intende sganciarsi dal Medio Oriente 07/06/2021
Biden intende sganciarsi dal Medio Oriente
Analisi di Antonio Donno

A destra: Joe Biden

Benché l’Amministrazione Biden abbia affermato sin dall’inizio che la questione del Medio Oriente avrebbe occupato soltanto il quarto posto nell’agenda della politica estera degli Stati Uniti, più di un osservatore concorda sul fatto che, volente o nolente, il presidente americano dovrà privilegiare l’area mediorientale, in considerazione degli avvenimenti recentemente accaduti. La questione non è di lana caprina, perché, in effetti, il Medio Oriente e le sue dinamiche interne sono divenuti nel tempo un problema così spinoso e, nello stesso tempo, così fastidioso per la diplomazia americana da costringere a trascurare altri più importanti nodi che si sono venuti a determinare nello scenario internazionale. Così, la recente guerra Hamas-Israele è sopraggiunta a rompere le uova nel paniere per l’Amministrazione Biden, che si è trovata improvvisamente a essere coinvolta in una nuova crisi israelo-palestinese. Ne avrebbe fatto a meno molto volentieri, essendo il suo principale obiettivo quello di sistemare i rapporti con l’Iran.

Occorre procedere con ordine. Partendo da più lontano, da una regione fuori dal contesto mediorientale propriamente detto, l’Afghanistan, il ritiro americano (e quello della Nato), che si concluderà ai primi di settembre, sta comunque a dimostrare che l’Amministrazione democratica intende prendere le distanze da questioni che hanno visto gli Stati Uniti per molti anni impegnati senza ottenere alcun risultato. In un’altra area a forte intensità terroristica e di più pesante importanza geopolitica, lo Yemen, l’Amministrazione Biden ha cancellato le milizie degli Houti filo-iraniani, che lì combattono contro l’esercito regolare sostenuto con scarsa convinzione dall’Arabia Saudita, dall’elenco delle formazioni terroristiche: un bel regalo a Teheran, probabilmente per ottenere maggiore malleabilità da parte del regime degli ayatollah nei prossimi incontri per giungere ad un accordo sul nucleare iraniano. Insomma, sembra sempre più evidente che Biden voglia chiudere questa questione e dedicarsi a problemi diversi da quelli mediorientali: la Cina, la Russia e il consolidamento di una ripresa dei contatti con l’Unione Europea.

Le conseguenze della recente guerra Hamas-Israele sono nelle mani dell’Egitto di Al-Sisi, che sta conducendo le trattative tra le due parti. Washington non è estranea a tali esiti, ma volentieri ha lasciato al dittatore egiziano il pesante fardello. È molto difficile che le due parti si incontrino sul problema decisivo della sistemazione definitiva della “questione palestinese”. Tra l’altro, occorrerà vedere se la nuova compagine governativa israeliana avrà la maggioranza alla Knesset. In ogni caso, la parte più moderata dell’Amministrazione Biden, con il Segretario di Stato Antony Blinken in testa, è dell’avviso che la questione debba essere condotta direttamente dalle parti in causa e che Washington non sia più coinvolta direttamente nelle trattative. È probabile che tale posizione si scontrerà con quella degli oltranzisti dell’Amministrazione che premono perché il problema sia posto all’ordine del giorno.

Per quanto riguarda gli Accordi di Abramo, l’Amministrazione Biden ne ha dato un giudizio positivo, ma non intende entrare all’interno della logica di tali accordi, lasciandoli amministrare ai Paesi arabi e a Israele senza alcun intervento americano. È una posizione, questa, finalizzata a portare a termine positivamente la questione in sospeso con l’Iran, che a suo tempo aveva condannato gli Accordi di Abramo, giudicandoli un tradimento dell’Islam e del suo fine di distruggere Israele. Si tratta di un tassello importante nella logica americana volta ad allontanarsi, per quanto è possibile, dal coinvolgimento diretto nell’incontro politico ed economico tra Gerusalemme e le capitali arabe che hanno firmato gli Accordi di Abramo. Un’equidistanza intesa a creare un clima, secondo l’Amministrazione americana, utile a chiudere positivamente il contenzioso con Teheran.

Infine, la Turchia. Biden non ha alcuna intenzione di intromettersi nella politica espansiva di Erdogan nel Mediterraneo. I buoni rapporti con Ankara fanno parte della visione dell’Amministrazione americana di progressivo sganciamento dalle questioni mediorientali e la presenza della Turchia nella Nato un punto fermo dell’Alleanza nello scacchiere mediterraneo.

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Antonio Donno

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