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Antonio Donno
Israele/USA
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Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele ha scosso la diplomazia mondiale 16/12/2017

Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele ha scosso la diplomazia mondiale
Analisi di Antonio Donno

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Com’era prevedibile, la risposta violenta da parte palestinese nella West Bank e dei militanti di Hamas a Gaza è stata immediata dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele compiuto da Trump. 
È stata, però, una fiammata che va spegnendosi abbastanza rapidamente. 
I palestinesi si sono resi conto che la loro causa ora occupa un posto di secondo piano rispetto alla questione ben più importante che si sta giocando in Siria, dove l’Iran e la Russia battono le carte e il regime di Assad è divenuto ostaggio di Teheran.
La mossa di Trump ha avuto il valore di rimettere in moto la presenza degli Stati Uniti nell’area e la risposta del mondo islamico ha confermato la bontà dell’azione del presidente americano. Forse potrebbe avere lo scopo di rimettere in moto il processo di pace, mentre i leader europei si attardano a ripetere stancamente che l’atto di Trump ha bloccato questo processo. Essi sanno bene, però, che il processo di pace è ormai in stallo da diversi anni e non si vede come possa riprendere. 
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La verità è che l’Autorità Palestinese e la dirigenza di Hamas sono screditati presso i loro stessi militanti; più il tempo passa, più il loro obiettivo si allontana: la distruzione dello Stato di Israele. Questo è stato sempre il loro vero scopo finale, non la creazione di due Stati, come noiosamente si ripete in tutte le sedi internazionali. Trump si è reso conto di questa situazione di stallo, della stanca ripetizione da parte palestinese di motivi di recriminazione che non hanno più alcuna attenzione a livello generale. 
Alan Dershowitz, in un articolo pubblicato dal Gatestone Institute, sottolinea giustamente che coloro i quali condannano la mossa di Trump lo accusano di aver scatenato una nuova fiammata di violenza. “Ma la violenza non deve mai influenzare la politica americana”, scrive Dershowitz. Del resto, la violenza palestinese è ormai endemica nell’area e la reazione attuale non aggiunge nulla di nuovo alla realtà della situazione. 
Così, quando i capi di Hamas e dei gruppi palestinesi invitano i loro militanti a rispondere con la violenza, sanno bene che non otterranno nulla, se non un sempre meno partecipato riconoscimento della loro leadership. Di conseguenza, il richiamo ripetuto alla violenza da parte dei leaders palestinesi sta ottenendo una sempre più flebile risposta da parte dei loro stessi adepti. 
Insomma, si stanno congiungendo due fattori negativi per la causa palestinese: l’assenza di risultati concreti e, di conseguenza, l’indebolimento della mobilitazione violenta. 
A differenza di ciò che i leaders mondiali sostengono, e cioè che l’atto di Trump è stato un errore politico gravissimo, foriero di conseguenze imprevedibili, il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele ha scosso la diplomazia mondiale. Non è azzardato dire che la situazione di stallo faceva comodo a tutti, sia all’interno delle Nazioni Unite, sia nell’Unione Europea, perché ciò significava una gatta in meno da pelare. 
Altroché blocco del processo di pace! Il processo di pace era fermo già da molto tempo e questa situazione era ben accettata dalla diplomazia internazionale, al di là delle risoluzioni di condanna di Israele che non sono altro che un contentino per i nemici di Israele. Che la mossa di Trump sia un nuovo motivo per i palestinesi “di rifiutarsi di sedere al tavolo delle trattative e di negoziare”, scrive Dershowitz, era perfettamente prevedibile, ma ciò non fa altro che peggiorare le capacità palestinese di ottenere qualsiasi risultato positivo; ed anzi, complica sempre di più il rapporto tra la leadership e la base popolare.
La decisione di Trump non solo ha cancellato quella di Obama, così negativa per Israele, ma ha posto la diplomazia internazionale e la dirigenza palestinese di fronte al fatto compiuto, un fatto che è imprescindibile per ogni soluzione futura. 
Con il suo atto Trump ha reso inutile e anzi controproducente ogni ricorso alla violenza. 
È probabile che il riconoscimento compiuto dal presidente Trump apra un nuovo spiraglio per un processo di pace vero, a meno che i palestinesi non intendano proseguire in una politica autodistruttiva.

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Antonio Donno


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