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La 'diplomazia' digitale iraniana
Analisi di Giovanni Quer
Sayed Abbas Mousavi Il regime iraniano non solo minaccia con bombe atomiche, missili e droni, ma anche con messaggi su Twitter. L’Ambasciatore iraniano in Azerbaijan, Sayed Abbas Mousavi, ha scritto su Twitter un messaggio diretto all’Ambasciatore israeliano George Deek, il 20 luglio, in cui si legge: “il diavolo sionista sarà seppellito dagli zelanti abitanti di Tabriz”. Il messaggio è stato scritto in risposta a un post di George Deek in cui elogiava il libro “Təbrizin sehrli nağılları” (I racconti misteriosi di Tabriz), sulla storia azera della città di Tabriz che si trova in Iran.
Tabriz è la capitale della regione azera dell’Iran, dove per la maggior parte la popolazione parla azero, che è una lingua molto simile al turco. L’Azerbaigian era sotto sovranità iraniana fino alla seconda guerra russo persiana (1826-1828) e ancora in molti la considerano parte dell’Iran - come si legge anche in una risposta al post di George Deek, che invita l’Azerbaigian a “ritornare” sotto sovranità iraniana. Dagli anni ’90 i rapporti con l’Iran si sono deteriorati per la questione del Nagorno Karabakh (l’Iran sostiene l’Armenia) e per le posizioni azere vicine a Occidente e Israele. Teheran ha adottato una serie di politiche anti-azere, sia per quanto riguarda la marginalizzazione della regione di Tabriz, sia per quanto riguarda l’uso dell’azero. Si conta che quasi metà degli iraniani siano azeri, e in molti sono bilingui. Anche Reza Pahlavi Shah conosceva l’azero, che parlava correntemente permettendogli di comunicare con Atatürk senza intermediari linguistici. Innumerevoli sono gli iraniani azeri nella letteratura, musica e cinema, come la cantante e diva nazionale Googoosh, la cineasta Tahmineh Milani, lo scrittore Reza Baraheni. Non mancano nemmeno le figure azere nel mondo politico, tra cui anche la Guida Suprema l’Ayatollah Ali Khamenei.
George Deek Da quando il regime ha riaffermato l’identità persiana come fattore fondamentale nella definizione della nazione iraniana, oltre alla religione islamica sciita, ogni movimento culturale o politico azero è visto con sospetto di scissionismo indipendentista. Aver nominato Tabriz come regione azera e non iraniana ha fatto quindi infuriare il sentimento nazionalista iraniano, scatenando la minaccia di seppellire “diavolo sionista”. Non è il primo scambio di Tweet che i due ambasciatori hanno avuto. La settimana scorsa, George Deek ha pubblicato un video in cui esprime gioia per la possibilità del lottatore judo Saeid Mullaei, iraniano di origine azera, di battersi contro il judoka israeliano Sagi Muki. I due dovevano battersi in un torneo nel 2019, ma il regime iraniano gliel’ha impedito. Mollaei si era opposto è non più tornato in Iran per paura di persecuzioni politiche. Dopo un periodo in Mongolia, rappresenta da maggio la nazione azera. In un messaggio video pubblicato il 12 luglio, George Deek ha detto che il regime iraniano è troppo imbevuto di odio per permettere ad amicizia e tolleranza. L’Azerbaigian è anche una nazione islamica sciita, dove però l’Islam politico non si è radicato e dove non c’è quel sentimento anti-israeliano comune a molte società islamiche. Anche a quel Tweet l’ambasciatore iraniano aveva risposto in maniera sprezzante, dando dello “zero assoluto”, a cui George Deek ha ironicamente risposto: “Ottime capacità matematiche. Speriamo che un giorno il regime iraniano rimuova il blocco a Twitter così che anche gli iraniani possano vederle.”
![]() Giovanni Quer, ricercatore al Moshe Dayan Center for Middle Eastern and African Studies all'Università di Tel Aviv |
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