Am Israel Chai. Il popolo di Israele vive
Diario di guerra di Deborah Fait

Questa mattina appena sveglia avevo già il cuore gonfio ed ero  stanca. Qui si dorme poco ormai, sempre pronti a saltare dal letto al  primo suono della sirena. Mentre mi stavo preparando il caffè, ho  sentito una voce cantare una preghiera, sono andata alla finestra, ero  emozionata perché mi sembrava un messaggio di speranza. Ho visto il mio  vicino, uno di quelli che incontro sempre in rifugio, dondolarsi in  giardino recitando le benedizioni. Non sono religiosa ma quella  cantilena ripetuta e quel corpo che dondolava per seguire le parole, mi  hanno dato un po’ di pace. Non appena ho aperto i giornali e ho letto le  notizie quella breve e bella sensazione è scomparsa di colpo.  L’ambasciatore russo ha dichiarato: “Israele non ha il diritto di difendersi”,  l’ONU ha in programma di condannare Israele per crimini di guerra, la  stessa schifosa ONU che non aveva voluto dire una sola parola contro i  massacri di Hamas del 7 ottobre. E poi via via, colpo dopo colpo, le  Stelle di David mescolate alle svastiche che coprono i muri delle case  di ebrei, a Vienna, Parigi, Roma, i cimiteri ebraici violati e il  tentativo di incolpare Israele per questa guerra dimenticando quel  ritorno alla Shoah che è stato il Sabato Nero, l’inizio di tutto.  L’ambasciatore russo ha ragione di dire, brutalmente e cinicamente, che  Israele non avrebbe il diritto di difendersi perché la sua reazione al  massacro ha fatto cadere le maschere di buonismo e il mondo si è  ritrovato in piazza a urlare il suo odio contro il paese degli ebrei. A  morte, a morte! Israele non deve difendersi, Israele avrebbe dovuto  seppellire i suoi 1400 morti e tacere. Allora tutto sarebbe andato bene  perché gli ebrei morti piacciono sempre, sono i vivi che il mondo non  sopporta. “Mai più” è diventato un vuoto slogan ma non per Israele. Qui  il “Mai più” è un obbligo sentito da tutti, mai più un ebreo sarà  ammazzato impunemente. Hamas ha voluto che la guerra scoppiasse per un  chiaro cinico obiettivo, ottenere una reazione e poi esporre davanti al  mondo i morti palestinesi. Dicono che siano, ad oggi, 9000. Ebbene,  facciamo qualche sottrazione, dei 9000 quanti saranno morti a causa dei  missili palestinesi che per il 10% ricadono sulla Striscia ammazzando la  popolazione del luogo. Sono stati sparati contro Israele 8000 razzi,  significa che sono ricaduti sulle loro teste circa 800 ammazzando tutti  coloro che non potevano usufruire dei rifugi e dei tunnel, destinati  soltanto ai membri di Hamas. È sempre stato un vizio dei dirigenti  palestinesi attribuire a Israele i morti eliminati da loro stessi.  Ricordiamo che anni fa a Jenin, i 500 morti di cui ci accusavano si  erano poi ridotti a 50, di cui 25 erano soldati israeliani e il resto  terroristi palestinesi di Hamas. Dobbiamo anche prendere in  considerazione l’uccisione da parte di Hamas dei civili che tentano di  scappare verso sud. Lo hanno detto apertamente dal Qatar: “Abbiamo  bisogno di più sangue di donne, vecchi e bambini”. Ricordiamo anche la  bufala dell’ospedale di Gaza attribuito a Israele secondo le veline  dell’ufficio stampa di Hamas e creduta, senza ombra di dubbi, dalle  agenzie straniere. Il mio cuore è gonfio perché so che dall’8 ottobre,  dimenticato l’orrore dei massacri  del giorno prima, a chissà quando,  per anni sicuramente, Israele sarà sul banco degli imputati e l’odio  antico non si placherà. Non si placherà nemmeno lo strazio delle  famiglie dei soldati caduti, delle famiglie dei bambini rapiti di cui  non si sa nulla. Non si placheranno mai dolore, rabbia, ci tormenta  l’impotenza di aiutare i 242 ostaggi e riportarli a casa. Alla Knesset  hanno fatto vedere i video girati dagli stessi tagliagole il 7 ottobre e  si sono avute scene strazianti. Uomini adulti singhiozzavano,  i parlamentari si sono sentiti male, molti hanno dovuto ricorrere a  prestazioni sanitarie. Questa sera, mentre scrivo, Hezbollah sta  bombardando la Galilea. Siamo attaccati su due fronti, più missili che  arrivano anche dallo Yemen. Andiamo avanti, kadima! Non ci hanno  distrutto ieri e non lo faranno oggi. Questa sera a Gerusalemme è  proiettata sulle case la millenaria frase Am Israel Chai . Il Popolo di Israele Vive.

Deborah Fait