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Come il governo di Begin accolse la vittoria di Reagan alle elezioni presidenziali americane del novembre 1980 
Analisi di Antonio Donno 
![]() Ronald Reagan con Menachem Begin Il  4 novembre 1980 il repubblicano Donald Reagan vinse le elezioni  presidenziali degli Stati Uniti. Tra i numerosi punti all’ordine del  giorno relativamente agli impegni internazionali di Washington vi era la  “questione israelo-palestinese”, sulla quale Reagan, da Governatore  della California, aveva già espresso la sua posizione, affermando  ripetutamente che l’amicizia tra Stati Uniti e Israele era un dato  imprescindibile della politica americana nel Medio Oriente. Tuttavia,  alcuni giorni dopo la vittoria di Reagan, alla domanda se l’elezione del  nuovo presidente fosse un fatto positivo per Israele, il Primo Ministro  Menahem Begin disse: “Speriamo per il meglio”. Perché Begin fu così  asciutto nel valutare l’elezione di Reagan, il quale nel passato si era  espresso positivamente sulle relazioni israelo-americane?  
      Il Trattato di pace tra Egitto e Israele, firmato nel 1979, non  aveva soddisfatto pienamente Carter, il quale avrebbe voluto un trattato  più ampio che comprendesse anche la soluzione della “questione  palestinese”. Da quel momento, Carter ebbe un atteggiamento più  distaccato, se non proprio ostile, nei confronti di Israele, al quale  attribuì le maggiori responsabilità per una soluzione dai lui giudicata  incompleta. Per questo motivo, Begin assunse un atteggiamento molto  cauto verso la vittoria di Reagan e lo stesso Ministro degli Esteri  israeliano, Yitzhak Shamir, si limitò ad augurare “una cooperazione  molto fruttuosa” tra i due Paesi. Nulla di più. Solo qualche giorno  dopo, il 10 novembre, Shamir pubblicò su “Ha’Aretz” un articolo in cui  si augurava che il nuovo Presidente avrebbe adottato una posizione per  la quale Israele fosse ritenuto importante per gli Stati Uniti da un  punto di vista strategico, la punta avanzata degli interessi politici  americani nel Medio Oriente. Con queste affermazioni, Shamir si poneva  in una posizione di attesa: il governo di Israele si augurava che gli  Stati Uniti operassero una svolta chiara a favore di Tel Aviv. Dal canto  suo, il Vice Primo Ministro, Yigal’el Yadin, fece un passo leggermente  più lungo: affermò che le dichiarazioni di Reagan erano “più simili e  coerenti” con il “consenso nazionale” di Israele.  
      In sostanza, il governo di Begin restava sulle sue. L’ostilità di  Carter verso Israele – che aumenterà in modo esponenziale negli anni  successivi, dopo la fine della sua presidenza – aveva insospettito a tal  punto il governo israeliano da fargli temere la continuazione  dell’atteggiamento di Carter anche con Reagan, nonostante le  affermazioni di quest’ultimo a favore di Israele durante gli anni del  suo Governatorato in California. Alla prudenza del governo israeliano  s’aggiunse quella delle Forze Armate di Israele, che in un rapporto via  radio del 9 novembre sostenne che l’Amministrazione repubblicana avrebbe  potuto contrastare efficacemente la politica dell’Unione Sovietica nel  Medio Oriente facendo leva su un’alleanza con l’Egitto e con l’Arabia  Saudita, escludendo Israele. Inoltre, i giornali israeliani rincaravano  la dose, sostenendo che Washington fosse “favorevole a mettere in campo  l’opzione giordana”, cioè l’inserimento del regno di Hussein nel  processo di pace.  
     Il governo di  Israele attendeva il 20 gennaio 1981, giorno in cui Reagan avrebbe  assunto la presidenza degli Stati Uniti. Durante quell’intermezzo, con  Carter ancora presidente, Israele temeva qualche nuova uscita  anti-israeliana del presidente uscente. All’interno della compagine  governativa israeliana si confrontavano due posizioni: Begin sosteneva  che i negoziati dovessero continuare anche nel periodo che precedeva il  20 gennaio, mentre Shamir affermava che essi potevano interrompersi fino  a quel giorno. Shamir intendeva vagliare con estrema attenzione i  contenuti del discorso di Reagan in relazione alla questione  mediorientale e, in particolar modo, qualsiasi riferimento alle future  relazioni degli Stati Uniti con Israele. 
Antonio Donno  | 
  
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