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|        Israele: vogliamo vivere e vinceremo anche la guerra al virus 
Commento di Deborah Fait 
In Israele il virus maledetto era stato buttato fuori dalla porta  ma è riuscito a rientrare dalla finestra. Come è potuto accadere?  Semplice, secondo la sinistra, è tutta colpa di Netanyahu e gli stessi  che oggi lo accusano, ieri, durante i tre mesi verdi di Israele,  mentre  il resto del mondo sprofondava nella pandemia, si guardavano bene dal  lodarlo per le misure prese. Quando il virus ha colpito in modo  planetario e i governanti si dibattevano nella più grande confusione,  Bibi e il suo governo di transizione sono stati capaci di bloccare, in  poche ore,  Covid19. Hanno bloccato tutti i voli, hanno chiuso i  confini, hanno praticamente chiuso il paese ad ogni contatto esterno per  più di 6 settimane. Pesach è stato festeggiato in perfetta solitudine e  Zoom è stato l'unico mezzo che ha permesso alle famiglie di avere  l'illusione di stare insieme. I cittadini non potevano stare a meno di  100 metri l'uno dall'altro, sui mezzi pubblici non più di 20 persone,  vietato maneggiare denaro, solo carte di credito anche per i biglietti  dell'autobus. Naturalmente mascherine obbligatorie. La ferrovia bloccata  del tutto.  Israele era in stato di guerra e per il primo periodo della  pandemia l'ha vinta. Naturalmente tutto questo ci aveva salvati  dall'ammalarci ma aveva anche bloccato l'economia del paese. Prima del  coronavirus Israele aveva vissuto durante gli ultimi 15 anni un  eccezionale boom economico (diciamo tutti in coro: Grazie Bibi) che  l'aveva portato al livello della Germania persino con meno disoccupati  del paese della Merkel. Gli israeliani non sono un popolo paziente, sono  abituati a lavorare sodo e sono super abituati a vincere le guerre in  poco tempo.  
Perciò quando, ai primi di maggio, il primo ministro ha detto al  popolo "Israele ha combattuto contro il virus e ha vinto" , i cittadini,  che avevano collaborato con le direttive del governo in modo  eccezionale, hanno chiesto di essere liberati immediatamente dal blocco,  di poter tornare al lavoro, mandare i bambini a scuola, uscire al  ristorante, al bar. Netanyahu, per soddisfare le necessità umane,  sociali e lavorative del pubblico ha risposto" Uscite, bevete un caffè o  una birra e divertitevi". Era quello che Covid 19 aspettava e, nel  momento in cui si sono aperte le finestre, le scuole, e Israele tutto è  tornato a vivere, è entrato silenziosamente e subdolamente. Netanyahu e i  suoi ministri avevano voluto agevolare il popolo, ridargli speranza,  far ripartire l'economia, come forse, democraticamente, sarebbe giusto  fare. A questo punto sono nate due scuole di pensiero, la prima afferma  che in democrazia è il popolo che comanda e che Bibi aveva fatto bene  perché una chiusura totale più lunga avrebbe distrutto la vita del  paese. La seconda, in genere gli anti-Bibi, dice che un leader deve  farsi obbedire e, per il bene del paese, deve agire senza chiedere il  parere della gente, deve guidare non seguire i desideri altrui.  
Chi ha ragione? Io che vivo in Israele posso dire che la gente non  ne poteva più di 6 settimane di imposta solitudine, voleva agire, voleva  il lavoro, voleva la vita, i bambini chiusi in casa stavano male,  gli  israeliani sono affamati di vita, quindi sto dalla parte dei proBibi e  non mi dispiace dirlo. Ha fatto male ad aprire il paese? Forse ma non  aveva alternative se non aspettarsi una rivoluzione interna di cittadini  arrabbiati, senza lavoro , spesso divisi dalle famiglie.  Il pubblico  voleva avere la possibilità di agire, di andare a ristoranti, teatri,  sinagoghe, palestre, parrucchieri. Secondo me é stato giusto allentare  la presa pur affrontando il pericolo della pandemia. Oggi siamo tutti  più contenti, il traffico è inimmaginabile, tutti vanno, corrono, le  spiagge sono piene, i ristoranti anche. Inutile piagnucolare, inutile  avere paura, bisogna fare attenzione, mascherine e, dove serve, guanti,  purchè non si buttino per la strada, ma nessuno può impedirci di  continuare a vivere. Israele ha sopportato 7 guerre, 2 intifade, più di  13.000 missili da Gaza, decenni di terrorismo, ha sopportato il pericolo  di essere gasato dalle armi di Saddam Hussein, migliaia di vittime del  terrorismo, più di 23.000 soldati morti. Un virus cinese non ci  spezzerà, lo spirito israeliano è impaziente e questa caratteristica ci  aiuterà a vincere anche questa seconda ondata con cui ci sta attaccando  la bestia venuta da Wuhan. Come dice un professore dell'Istituto  Weitzman di Rehovot, che non è proprio l'ultimo arrivato:" Dobbiamo  abituarci a ballare il tango con il virus fino al momento in cui non  uscirà il vaccino".  
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