Netanyahu isola gli estremisti religiosi
Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 18/06/2024
Pagina: 15
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: Netanyahu isola gli estremisti religiosi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/06/2024, a pag. 15, con il titolo "Netanyahu isola gli estremisti religiosi", la cronaca di Amedeo Ardenza 

Netanyahu e suoi alleati nazional-religiosi Ben Gvir e Smotrich. Bibi non ci sta a mediare con loro su come condurre la guerra, quindi trova sempre nuovi sistemi per escluderli dalle decisioni.

La guerra al sud con Hamas, quella a nord con Hezbollah e quella politica con le opposizioni. Sono giorni intensi per il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu. Il sei volte capo del governo ha da poco sciolto definitivamente il gabinetto di guerra al quale aveva dato vita lo scorso 11 ottobre accogliendo al suo interno Benny Gantz e Gadi Eisenkot, entrambi ex capi di stato maggiore ed entrambi membri del partito centrista Unità Nazionale.
La loro partecipazione aveva inizialmente contribuito ad allargare la simpatia nei confronti del governo da parte delle cancellerie internazionali: una simpatia presto sfumata quando l’intero arco costituzionale ha fatto proprio il progetto di eliminare Hamas per garantire un futuro allo Stato ebraico. All’invito a entrare nel gabinetto di guerra aveva invece risposto “no grazie” il leader dell’opposizione Yair Lapid del partito di centrosinistra Yesh Hatid (C’è futuro) lamentando sia la presenza al suo interno di quegli stessi alti gradi delle Israel Defense Forces (Idf) ritenuti responsabili del disastro del 7 ottobre sia la presenza in seno alla maggioranza di esponenti dei partiti radicali nazional-religiosi.
Uno di questi, Itamar Ben-Gvir, è stato creato da Netanyahu ministro della Sicurezza nazionale non senza scandalo delle opposizioni: da ragazzo Ben-Gvir era stato scartato dalle Idf per estremismo politico. Dal momento in cui, giorni fa Gantz ed Eisenkot sono tornati sui banchi dell’opposizione lasciando il gabinetto di guerra, Ben-Gvir ha tentato di forzare la mano di Bibi affinché lo lasciasse entrare nel più importante livello del potere esecutivo.

ASTUZIA
Ma Netanyahu è un animale politico troppo astuto per commettere un passo falso del genere: perché far entrare in quel gabinetto una personalità divisiva come Ben-Gvir, disprezzato anche dai militari? Meglio dunque sciogliere lo stesso gabinetto annunciando che, d’ora in poi, sarà il gabinetto di sicurezza a prendere le decisioni più importanti per quanto riguarda Gaza.
Gaza ma anche il nord perché nelle stesse ore in cui Bibi mandava in pensione il gabinetto di guerra, alla porta del suo ufficio bussava Amos Hochstein, già assistente del presidente americano Joe Biden per le questioni energetiche ma soprattutto estensore dell’accordo con cui Israele da una parte e il governo del Libano con il consenso di Hezbollah dall’altra hanno concordato nell’ottobre del 2022 la delimitazione dei propri confini marittimi, un risultato per niente scontato da parte di due stati formalmente in guerra. Adesso che la tensione fra lo stato ebraico e la milizia sciita sostenuta dall’Iran è tornata su livelli insostenibili, la Casa Bianca spera che Hochstein possa ripetere il miracolo della pace. Difficile che l’inviato riesca: Hezbollah non attaccava Israele con tanta veemenza da anni mentre solo ieri le Idf hanno confermato l’eliminazione di un altro alto papavero di Hezbollah, giorni dopo aver ucciso il comandante Talen Abdullah, ritenuto vicino al segretario generale della milizia, Hassan Nasrallah. Il ritorno di Hochstein in Israele per la quarta volta in otto mesi rivela l’allarme a Washington per la possibile esplosione di una nuova guerra aperta fra Israele e il più micidiale fra gli alleato dell’Iran.
Secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 1701 del 2006, Hezbollah dovrebbe attestarsi a nord del fiume Litani ma il gruppo terrorista insiste sui confini d’Israele invocando la solidarietà con Hamas a Gaza. «La chiave è la restituzione degli ostaggi», ha detto ieri il capo dello stato d’Israele Isaac Herzog ricevendo Hochstein a Gerusalemme. Per strada migliaia di israeliani si sono una volta ancora riuniti per chiedere le dimissioni di Netanyahu, elezioni anticipate e il ritorno dei rapiti da Gaza.

IL GIOCO DEI JIHADISTI
Le prime due richieste sono legittime, la terza non dipende però solo dal governo israeliano. Hamas, che ieri ha subito una pesante sconfitta a Rafah secondo quanto riferito dalle Idf, non appare né politicamente intenzionata ad accettare la tregua proposta da Joe Biden né, per ammissione dello stesso gruppo terrorista palestinese, neppure capace di sapere quanti ostaggi israeliani ci siano a Gaza. Da oggi invece lo scontro politico toccherà un altro tema che divide la società israeliana: la riforma dell’esenzione dal servizio militare per gli studenti delle scuole religiose.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it