Intervista a Magdi Allam
nel suo passaggio da Repubblica a Corriere della Sera
Testata:
Data: 23/07/2003
Pagina: 84
Autore: Daniele Scalise
Titolo: Preferisco la gente
Su Prima Comunicazione è uscita una interessante intervista a Magdi Allam di Daniele Scalise. Sul sito di Prima ne vengono pubblicati ampli stralci che riproduciamo. Magdi Allam è recentemente passato da Repubblica al Corriere della Sera quale vicedirettore "ad personam" di Stefano Folli.
Per chi volesse leggere integralmente il testo, rimnadiamo a Prima che si trova in tutte le edicole.

"Non mi interessa intercettare i potenti, parlare con i leader. Mi interessa la vita della gente", dice Magdi Allam, editorialista di Repubblica passato al Corriere della Sera. Un giornalista che dà molto fastidio ai musulmani: gli rimproverano di lavare i panni sporchi in pubblico invece che in casa.
"Glielo dico francamente: a me non interessa intercettare i potenti. Per una mia scelta professionale preferisco parlare della vita delle persone partendo dal basso. Non mi interessa intervistare e far parlare i leader. Preferisco i temi che riguardano la gente". Lo afferma Magdi Allam, nuovo vicedirettore del Corriere della Sera. Nato al Cairo nel 1952, Allam vive in Italia dal 1972 e per 25 anni ha lavorato a Repubblica ("Mi ci sono trovato benessimo - dice - in un quarto di secolo ho conosciuto decine e decine di colleghi"). Ha lasciato il quotidiano diretto da Ezio Mauro qualche giorno fa, quando il nuovo direttore del Corriere della Sera, Stefano Folli gli ha proposto l'incarico di vicedirettore del quotidiano dià via Solferino. Il difficile rapporto di Allam con i potenti riguarda anche e soprattutto il mondo arabo. "Fu proprioYoussef Ibrahim del New York Times a denunciare di trovare nei Paesi arabi maggiori difficoltà dei suoi colleghi non arabi per via del cosiddetto ‘complesso dello straniero’: qualsiasi cosa faccia uno straniero è sicuramente più interessante di quel che possa fare un concittadino o correligionario. Il fatto è che il giornalismo arabo è per lo più servo del potere ed è di conseguenza considerato dal potere stesso una sorta di razza inferiore. La mentalità sta un po’ cambiando grazie a nuove iniziative editoriali come, per esempio, la televisione Al Jazeera, ma resta molto da fare". Per queste sue convizioni Magdi Allam si è attirato molte critiche nel mondo arabo e l'ostilità dichiarata delle frange più estremiste. "Ho ricevuto minacce da Hamas per aver condannato i kamikaze islamici. Per non parlare di quel che è successo dopo aver scritto dell’imam della moschea di Roma che predicava contro gli infedeli e sosteneva la legittimità della loro eliminazione. Pochi giorni dopo ero a Piazza Indipendenza, sotto al giornale, e un giovane egiziano mi ha avvicinato e mi ha detto: 'Io non sono un fanatico, non sono un fondamentalista, ma se uno offende l’Islam io sono pronto a fare qualsiasi cosa in sua difesa'. E si è passato la mano dritta davanti alla gola in segno di sgozzamento. È la solita storia: secondo loro, i panni sporchi si devono lavare in famiglia. Se non lo fai, corri dei rischi". Minacce che non hanno impedito ad Allam di continuare a parlare liberamente di quel che succede. "A me interessa raccontare la crisi di identità dei giovani musulmani in Italia che presentano una chiara sindrome schizofrenica: da un lato hanno una personalità laica testimoniata dalla loro vita fatta di donne, di alcol, ecc. e dall’altro sono legati a un’ideologia radicale che vede l’Islam come riferimento identitario forte. Mi interessa mettere i lettori in condizioni di capire cosa sono davvero i musulmani nel loro vissuto, uomini e donne che ormai abitano vicino a loro, che mangiano vicino a loro, che lavorano vicino a loro. Non mi interessano le grandi ideologie, i sommi sistemi." Magdi Allam non crede insomma che stiamo assistendo a uno scontro di civiltà, da una parte quella occidentale e dall’altra quella musulmana: "Le nostre civiltà sono intrinsecamente contaminate e non esistono allo stato puro - afferma -. E di questo te ne accorgi quando affronti il vissuto delle persone. Sono realtà in movimento".
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