Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Ariel Kahana, tradotto da Israel HaYom dal titolo "Israele propone di sostituire l’Unrwa con altre agenzie internazionali"
Uno dei gravi difetti che abbiamo noi ebrei è la tendenza a concentrarci sulle controversie interne, mentre fuori infuria una tempesta mortale. E’ accaduto nell’anno 2023. Potrebbe benissimo accadere di nuovo anche in questi giorni.
Dalla metà della scorsa settimana, uno dei capi degli assassini di Hamas, Ismail Haniyeh, ha preso parte a una serie di incontri a Teheran. È stato ricevuto, letteralmente su un tappeto rosso, al Ministero degli esteri e ha incontrato i funzionari di più alto rango, a cominciare dalla Guida Suprema Ali Khamenei, uno da cui non tutti riescono a farsi ricevere.
Haniyeh ha incontrato anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi, il capo di stato maggiore dell’esercito e altre personalità. Opportunamente, agli incontri ha partecipato anche il capo della Jihad Islamica Palestinese Ziyad al-Nakhalah.
In una dichiarazione pubblica durante la visita, Haniyeh ha espresso immensa soddisfazione per il fatto che Israele sia stato “abbandonato” dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza. Ha affermato che il “nemico sionista” è precipitato nell’isolamento diplomatico, aggiungendo che la guerra di Israele è in stallo.
Il suo impudente gongolare trasmetteva un messaggio molto diverso dalle interviste in preda al panico rilasciate da Haniyeh e dei suoi compari assassini all’inizio della guerra. Questa volta appariva pienamente soddisfatto e compiaciuto.
Alla luce di questi dati di fatto ben noti, possiamo supporre che i due gangster a capo delle organizzazioni jihadiste terroristiche non siano andati in Iran solo per mangiare baklava. Verosimilmente, una tale serie di incontri con i più alti funzionari nell’arco di quattro giorni indica che i capi dell’asse del male stanno cercando una seconda opportunità per ottenere ciò che non hanno ottenuto la prima volta. E cioè, sferrare un secondo colpo combinato contro Israele su più fronti, un colpo che, Dio non voglia, non ci permetterebbe di rimetterci in piedi.
Cosa stiano architettando esattamente è difficile da sapere. Forse le agenzie di intelligence lo sanno, o forse no. Ciò che è certo è che il popolo israeliano e i suoi leader devono prenderli in parola quando affermano che non hanno affatto abbandonato il progetto di distruggere Israele e che non si lasceranno scappare quella che considerano un’altra opportunità per realizzarlo.
Il 7 ottobre i loro piani non sono andati come volevano. I partecipanti al rave vicino al confine sono stati gli eroi inconsapevoli che hanno bloccato con i loro corpi l’avanzata dei mostri di Hamas, impedendo che il massiccio attacco entrasse in profondità dentro Israele (con l’ambizione di raggiungere grandi città o di congiungersi con altre forze che contavano si sollevassero nella vicina Cisgiordania, spezzando in due Israele ndr). Questo oggi è ormai chiaro. D’altra parte Hezbollah, l’Iran e le milizie filo-iraniane non erano pronti e sono stati presi alla sprovvista dalla tempistica segreta stabilita da Sinwar: disorientati, non si sono subito uniti alla campagna aspettando di vedere come si sviluppava. Per noi israeliani è stato un miracolo.
Ma i miracoli non sono una strategia. Se distogliamo nuovamente lo sguardo dal vero nemico esterno che sta ancora tramando, allora ciò che non è accaduto il 7 ottobre a Simchat Torah potrebbe accadere alla Pasqua ebraica, nel Giorno dell’Indipendenza o in qualsiasi altro giorno. Nessuno ci ha promesso che il peggio è alle spalle. Al contrario, abbiamo imparato che il nemico è molto più sofisticato e più forte di quanto pensassimo.
Purtroppo, al momento è impossibile dire che Hamas si è sgretolata sotto la pressione militare. Ed anzi, attualmente la guerra sembra in qualche modo ristagnare da parte israeliana. A ciò si aggiunge il messaggio di un ritorno alla routine, proiettato dalla leadership israeliana che appare incessantemente occupata in mediocri giochi politici e lotte intestine personali.
I malvagi che tramano la distruzione dello stato ebraico vedono e sentono queste voci e senza dubbio ne traggono incoraggiamento, mentre pianificano la fase successiva. Abbiamo imparato a nostre spese che le loro micidiali aspirazioni non sono pensate solo per i comizi in piazza, ma per il mondo reale.
Pertanto quello che devono fare il primo ministro, il ministro della difesa, il capo di stato maggiore, il gabinetto di guerra e tutti gli altri decisori israeliani è assicurarsi che questa volta siamo pienamente preparati, ed esaminare ogni angolazione da dove il nemico potrebbe sorprenderci in modo che il 7 ottobre non abbia a diventare il precursore di altro a venire.
(Da: Israel HaYom, 1.4.24)
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