Washington contro Teheran 27/12/2023
Analisi di Antonio Donno
Autore: Antonio Donno

Washington contro Teheran

Analisi di Antonio Donno

Biden
Il presidente USA Biden

Hamas ha dichiarato che non retrocederà dal suo impegno contro Israele e continuerà a combattere. Il capo di Stato Maggiore di Israele, Herzl Halevi, ha affermato che ci vorranno molti mesi per estirpare definitivamente Hamas da Gaza. Queste due posizione vanno lette contestualmente. Indubbiamente il lungo periodo di combattimenti che impegnerà Gerusalemme nella Striscia di Gaza favorisce Hamas non certo dal punto di vista militare, ma da quello politico generale. Le Nazioni Unite hanno assunto un atteggiamento negativo nei confronti di Israele e nulla fa pensare che potrà verificarsi un mutamento sul problema dell’invasione di Gaza da parte dell’esercito di Israele. Così, i mesi prossimi possono giocare a favore di Hamas, soprattutto se l’Iran darà il via ad una guerra sistematica di Hezbollah a nord e di Fatah dalla West Bank contro Israele. In questo caso, Israele dovrà affrontare i suoi nemici su tre fronti, il che comporterà un impegno strenuo sul piano militare e su quello umano. A tutto ciò non si deve escludere il possibile mutamento in sfavore di Israele sul piano dell’atteggiamento politico della comunità internazionale.  A questo scenario occorre aggiungere gli attacchi terroristici degli Houthi nel Mar Rosso contro navi che sono ritenute portatrici di aiuti militari e civili a Israele. Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno iniziato a eliminare queste posizioni degli Houthi sui confini marittimi occidentali dello Yemen che si affacciano sul Mar Rosso. Ma questo è solo un aspetto dell’intera vicenda che si va svolgendo in quella regione. La questione centrale è l’atteggiamento che gli Stati Uniti assumeranno nel corso dei prossimi mesi, in considerazione del fatto che si avvicinano le date delle elezioni parziali americane e soprattutto di quelle presidenziali.  Negli ultimi tempi la diplomazia americana ha oscillato tra un sostegno solido e stabile nei confronti di Israele e una richiesta di abbreviare l’operazione di Gerusalemme a Gaza, invocando le perdite umane tra la popolazione civile e le condizione sempre più disastrose di quella comunità. Un’oscillazione che potrebbe consolidarsi nel tempo e indebolire l’azione politica e militare di Israele. Negli ultimi sondaggi negli Stati Uniti appare chiaro che il gradimento dell’elettorato americano verso Biden è in calata; benché le questioni di politica internazionale abbiano un effetto non paragonabile a quello relativo alla situazione interna, non si può escludere, comunque, che possano avere una qualche incidenza sugli esiti elettorali, considerata la non ininfluente posizione degli arabo-americani. Fin dagli inizi dell’ingresso dell’esercito israeliano a Gaza, gli Stati Uniti hanno iniziato a valutare quali possano essere le future soluzioni politiche per Gaza, dopo l’eliminazione di Hamas. In sostanza, dunque, La Casa Bianca si è impegnata in questo aspetto di fondamentale importanza, ma includendo nel piano di riabilitazione politica di Gaza l’estirpazione di Hamas dalla Striscia. È più che evidente, dunque, che la rinascita di Gaza non possa che svilupparsi senza Hamas: di conseguenza, poiché l’eliminazione di Hamas non può che avvenire nel necessario periodo di tempo, Washington deve prendere in considerazione un impegno nei confronti di Israele commisurato alla fine della guerra di Gaza.  In questo periodo di tempo, l’Amministrazione Biden non può esimersi dal valutare le posizioni che Teheran potrà assumere durante il conflitto. Se attualmente Washington continua a impegnarsi a mettere sull’avviso l’Iran dal non prendere iniziative dirette nella guerra di Gaza, è ancora più evidente che il perdurare della guerra non può che stabilizzare la propria posizione nei confronti dell’Iran, almeno sino alla fine dell’impegno israeliano contro Hamas. Lo farà? È un interrogativo di cruciale importanza non solo per la faccenda di Gaza, ma per l’intera stabilità del Medio Oriente. Gli Stati Uniti devono tenere l’Iran sotto un controllo politico e militare costante se non vogliono che la regione cada sotto le grinfie di Teheran.

Antonio Donno
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