Il doppio gioco di Putin
Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 12/12/2023
Pagina: 15
Autore: Mirko Molteni
Titolo: Putin: «Liberate gli ostaggi» Hamas però non ci sente

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/12/2023, a pag. 15 con il titolo "Putin: «Liberate gli ostaggi» Hamas però non ci sente" il commento di Mirko Molteni.

Mirko Molteni
Mirko Molteni
L'esercito israeliano procede casa per casa
L'esercito israeliano procede casa per casa

Sgarro di Hamas alla Russia, che finora ha appoggiato il movimento palestinese. Ieri l'inviato speciale russo per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, ha esortato Hamas e i movimenti alleati, come la Jihad Islamica, a rilasciare i 137 ostaggi israeliani ancora prigionieri nella Striscia di Gaza, oltre a porre fine alle ostilità.
Dicono da Mosca: «La parte russa ha confermato la sua posizione sulla necessità di una cessazione delle ostilità e di una soluzione immediata di tutti i problemi umanitari, compreso il rilascio degli ostaggi». Ma gli irriducibili non ci stanno. Dopo che il portavoce dell'ala militare di Hamas, Abu Obaida, ha ricordato «gli ostaggi verranno rilasciati solo dopo un accordo e alle nostre condizioni», l'ex ministro degli interni di Hamas Fathi Hammad ha dichiarato alla tv Al Aqsa che, addirittura, si punta a un califfato: «Voglio dirlo chiaro: ci prepariamo a costituire un Califfato. Gerusalemme sarà la capitale non solo della Palestina e di un Stato indipendente, ma di un Califfato islamico».
Parole d'ordine simili a quelle dell'ISIS, contro cui la Russia stessa era scesa in campo nel 2015. Non si sa se al Cremlino stiano pensando eventualmente di rifare i loro calcoli.
Certo è che la guerra prosegue col suo carico di disgrazie. Mentre si stringe l'assedio di Khan Yunis, dove si nasconderebbe il capo di Hamas Yahya Sinwar, il gruppo ebraico di destra gruppo “Torat Lehimà” (alias “le regole di combattimento”) ha diffuso volantini in cui offrono ai palestinesi una taglia di 100 mila shekel, cioè 25 mila euro per consegnare Sinwar. Frattanto, riservisti della 6° Brigata sono stati preavvertiti dall'intelligence, probabilmente il servizio militare Aman, dell'imminenza di un attacco a sorpresa di terroristi sbucati da un tunnel, ma i soldato hanno reagito subito e distrutto la galleria.


COMBATTIMENTI

La Jihad islamica, alleata di Hamas, sostiene di aver fatto esplodere una casa a Gaza City in cui si trovavano soldati israeliani che cercavano l'imbocco di un tunnel. Israele rammenta che «in vari quartieri di Gaza City uomini di Hamas sono emersi dai tunnel con lanciarazzi ed esplosivi». I raid aerei hanno ucciso il nuovo comandante del battaglione Shejaiya di Hamas, Emad Qariqa, che aveva da pochi giorni rimpiazzato il predecessore Wissam Farhat ucciso il 2 dicembre e che era tra le menti dell'attacco del 7 ottobre. Qariqa era già vicecomandante del battaglione Shejaiya dal 2019.
L'operazione di terra a Gaza è costata ieri altri soldati a Israele e il numero dei caduti è salito a 104, ma contando anche i militari che hanno combattuto il 7-8 ottobre all'interno della frontiera contro i terroristi di Hamas, il totale sale a 433 morti in uniforme, circa un terzo dei morti totali israeliani. Sono perdite relativamente basse, considerata l'estensione della lotta e la pericolosità degli scacchieri urbani. Ciò perché Israele assegna grande importanza al risparmiare le vite dei propri riservisti. Il carro armato Merkava mette al primo posto la protezione dell'equipaggio e l'incessante appoggio di aerei, elicotteri e droni, fa da apripista ai soldati.


ALTRE VIOLENZE SESSUALI

L'incubo dei rapiti è rinnovato da una ex ostaggio, Chen Goldstein-Almog, che ha raccontato alla tv ebraica Kan, citata dai media, di aver incontrato, quando era a Gaza, altre 3 donne rapite che le hanno narrato di essere state molestate sessualmente. Nel Nord, otto razzi di Hezbollah sono stati lanciati dal Libano, di essi 6 sono stati intercettati e 2 sono caduti senza far danni. Israele, a sua volta, ha attaccato ancora postazioni filoiraniane in Siria, la cui antiaerea avrebbe abbattuto alcuni dei missili ebraici. Ma proprio sul fronte del Libano, il Wall Street Journal accusa Israele di aver utilizzato granate al fosforo, da 155 mm, generalmente d'artiglieria. Sono ordigni incendiari che sviluppano alte temperature, ma sarebbero consentite se utilizzate solo a scopo tracciante.

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