Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/09/2023, a pag. 1, con il titolo 'Il posto dell’Ucraina in Europa', l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Milano. “L’alleanza con la Polonia è molto più ampia della questione commerciale sul grano”, dice al Foglio Olga Stefanishyna, vicepremier ucraina con delega sull’integrazione europea ed euroatlantica dell’Ucraina: “Ci sono state da parte ucraina molte reazioni emotive negative, naturalmente, ma non trattiamo il commercio del grano e le nostre esportazioni come una questione politica”, c’è un quadro di riferimento “basato sulle regole” e ognuno fa la sua parte: la commissione europea per salvaguardare il funzionamento del mercato interno e i ministeri coinvolti a Kyiv e nei paesi confinanti per arrivare a una soluzione “in modo costruttivo”. Mentre tutto il mondo parla di freddezza e di fratture tra l’Ucraina e uno dei paesi che più l’hanno sostenuta nella difesa dall’aggressione russa, il governo ucraino “è fiducioso”, dice Stefanishyna, con la sua parlata rapida e sicura: “Non dimenticheremo mai che è stata la Polonia ad aprire le porte a tutti gli ucraini che scappavano dalla guerra e che è stata la Polonia a garantire il sostegno militare e umanitario all’Ucraina. Questo non cambierà, siamo alleati della Polonia e la Polonia è nostra alleata, facciamo parte di un’ampia coalizione democratica in cui ci sono molte altre dimensioni che non devono certamente subire qualche impatto” negativo. Ogni giorno è un giorno di sopravvivenza per l’Ucraina che fin dal primo giorno è rimasta “completamente operativa” nonostante gli attacchi russi, ed è normale secondo Stefanishyna che nelle campagne elettorali dei vari paesi alleati la guerra e il sostegno a Kyiv entrino nel dibattito: succede in Europa, succede in America, succederà sempre di più. Ma la vicepremier ha gli occhi luminosi quando dice che l’alleanza democratica è ampia e solida e fa grandi progetti. Tra i più importanti c’è l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea, l’obiettivo principale è aprire entro la fine dell’anno i negoziati per l’ingresso. Per raggiungerlo, serve un rapporto positivo da parte della Commissione europea – che dovrebbe arrivare nella seconda metà di ottobre – sull’avanzamento delle riforme in Ucraina, i sette punti che delineano le condizioni da rispettare per poter iniziare il negoziato. Stefanishyna dice che l’incontro al consiglio Affari generali dell’Ue all’inizio della settimana è stato rassicurante e istruttivo: “C’erano i delegati di tutti gli stati membri dell’Ue – racconta – Ho avuto modo di capire quali sono le preoccupazioni di tutti e anche le cose su cui sono convinti” e questo è prezioso per poter risolvere eventuali attriti prima che deflagrino. Intanto l’Ucraina va veloce, sulla riforma del sistema mediatico e di quello giudiziario le condizioni sono ormai soddisfatte, le chiedo della controversa questione della lotta alla corruzione – controversa perché è utilizzata da chi vuole mettere un limite al sostegno a Kyiv dicendo: sono soldi che non si sa dove andranno a finire – e Stefanishyna sorride. “Abbiamo fatto moltissimo in termini di lotta alla corruzione, siamo saliti nell’indice che registra i livelli di trasparenza in tutto il mondo come mai era accaduto prima dell’invasione, il Parlamento ha adottato le riforme per prevenire la corruzione, per aumentare la trasparenza, per restaurare tutti i registri e il pubblico accesso ai dati, soddisfacendo le richieste e gli standard internazionali”, dice e continua l’elenco delle pietre fondative messe dall’Ucraina per costruire il suo ingresso nell’Ue, ricordando anche quel che è stato fatto “ed è una cosa su cui molti paesi membri hanno insistito”, per la difesa delle minoranze etniche: “Siamo un paese multiculturale”, ricorda. E’ un processo questo, un cammino che si decide di fare insieme, quindi questi sono soltanto i primi passi: Stefanyshina non ha affatto l’aria di una che ha finito di fare i compiti. Ha un che di straordinario il fatto che l’Ucraina riesca a mettere insieme tutto questo lavoro di riforme e riorganizzazione rispettando standard alti (che forse molti altri paesi già dentro l’Ue non rispettano) mentre si difende dall’aggressione dell’esercito di Vladimir Putin. Chiedo a Stefanyshina come si fa. Lei dice: “Prima di tutto siamo estremamente grati all’Ue, perché quando l’Ucraina ha sottoscritto la richiesta di adesione, il 28 febbraio del 2022, non era nemmeno chiaro se Kyiv sarebbe rimasta indipendente, se gli alleati si sarebbero schierati a sostegno dell’Ucraina”. “L’Ue ha messo una pietra miliare, lo ha fatto formalmente il 23 giugno del 2022, ed è stato un messaggio non tanto per il nostro governo, ma per il popolo ucraino: staremo con voi finché ce ne sarà bisogno”. Questa risposta di sostegno ha cambiato tutto per gli ucraini, dice Stefanishyna, il progetto europeo è uscito dalla sua dimensione burocratica o anche ideale, ma comunque astratta, ed è diventato una prospettiva comune, l’occasione per una trasformazione. “Vinceremo la guerra e poi l’Ucraina entrerà in Europa: gli ucraini non avevano mai sentito questa cosa in trent’anni di indipendenza – dice Stefanishyna – E l’hanno sentito dai rifugi antibombe, dai territori occupati: è stata una motivazione enorme. Così tutti quelli che non stanno combattendo nell’esercito si sono sentiti parte del progetto e contribuiscono a portare l’Ucraina più vicina all’Europa”. La vicepremier dice che è un enorme privilegio per lei lavorare con queste persone, non capisco se i suoi occhi luminosi si stanno commuovendo, ma capisco che quando hai una missione così, una determinazione così, una voglia di trasformare il tuo paese così, gli sgarbi di un premier polacco o di uno speaker del Congresso americano ti sembrano niente.
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