Israele e Riad forse vicini alla pace
Analisi di Alberto Simoni
Testata: La Stampa
Data: 23/09/2023
Pagina: 25
Autore: Alberto Simoni
Titolo: Netanyahu ridisegna il Medio Oriente: 'Israele e Riad vicini a una pace storica'
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/09/2023, a pag.25 con il titolo "Netanyahu ridisegna il Medio Oriente: 'Israele e Riad vicini a una pace storica' " l'analisi di Alberto Simoni.
Alberto Simoni
Benjamin Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sceglie il podio dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per disegnare l'architettura del nuovo Medio Oriente in cui «possiamo raggiungere la pace con l'Arabia Saudita sotto la leadership di Joe Biden». E come accadde nel 2012, quando attirò l'attenzione del mondo sul programma nucleare iraniano mostrando il disegno di una bomba, anche quest'anno è ricorso alla grafica. L'intento è quello di dimostrare come Israele nel 1948 (prima mappa mostrata) era un piccolo Stato isolato nel Medio Oriente; mentre la seconda rubricata sotto la dicitura "Il nuovo Medio Oriente", evidenzia sette Stati nord africani e mediorientali in verde e Israele in blu. È la nuova architettura, un circolo della pace, scaturita dagli Accordi di Abramo facilitati dall'Amministrazione Trump e lungo le cui direttive si sta muovendo anche quella di Biden. Lo show di Netanyahu ha attirato qualche critica, le mappe infatti non mostrano i confini dei Territori palestinesi né tantomeno quello di un possibile e sempre ambito Stato. L'ambasciatore dell'Anp in Germania, Laith Arafeh, ha detto che si negano i diritti della Palestina e del suo popolo. La rotta verso la normalizzazione dei rapporti fra Gerusalemme e Riad, benché visibile, è ancora complicata. La scorsa settimana, alcune fonti diplomatiche hanno riferito che i sauditi avrebbero recapito ad Antony Blinken, segretario di Stato Usa, il messaggio che la pace con Israele non potrà avvenire prima della risoluzione della questione palestinese. Giovedì davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas aveva di fatto agganciato la posizione saudita sottolineando che «è un illuso chiunque pensi che in Medio Oriente si possa raggiungere la pace senza che il popolo palestinese veda riconosciuti i suoi diritti». Ventiquattr'ore dopo dallo stesso podio il premier israeliano ha replicato: «Non possiamo dare ai palestinesi il veto sui trattati di pace che Israele può fare con i Paesi arabi». Mentre Netanyahu parlava a New York immaginando scenari ampi, il cortile di casa si infiammava nuovamente. Un drone israeliano ha colpito degli avamposti nella Striscia di Gaza. Due membri di Hamas sono rimasti feriti. Al confine continuano le proteste, fra lanci di pietre e movimenti dell'esercito israeliano. L'ottimismo ostentato da Netanyahu era stato alimentato dalle frasi pronunciate da Mohammed bin Salman il quale ha spiegato che «giorno dopo giorno l'accordo è più vicino». Ed è la linea sulla quale si sta muovendo anche l'Amministrazione di Biden. Da tre anni i cargo israeliani possono sorvolare il territorio saudita; e il piano annunciato da Biden al G20 indiano di un corridoio commerciale e infrastrutturale lungo l'asse India-Mediterraneo che transita per Arabia e Israele è un segnale evidente di dove sono concentrati gli sforzi americani. La Casa Bianca tuttavia tiene Netanyahu sotto monitoraggio. Mercoledì a margine dei lavori dell'Onu c'è stato un bilaterale fra il presidente Usa e il premier del Likud nel quale Biden ha messo parzialmente in disparte le sue perplessità verso alcune posizioni – come la riforma della Giustizia e l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania – per concentrarsi sulle sfide regionali, Arabia Saudita e la minaccia iraniana. Biden ha ribadito la linea Usa: «Non consentiremo mai che l'Iran abbia l'atomica». E ieri Netanyahu ha detto che per dissuadere Teheran serve una «minaccia nucleare credibile». Il suo ufficio stampa è poi intervenuto per precisare che Netanyahu si è sbagliato e intendeva dire minaccia "militare" credibile.
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